LA RIFLESSIONE
– Le mafie investono enormi proventi di attività illecita e influenzano lo sviluppo minando i diritti civili e mettendo in pericolo la democrazia ad ogni latitudine. Per comprendere gli affari di una delle più potenti “multinazionali” al mondo, in grado di condizionare non più solo i territori tradizionali che ne sono la culla, ma l’economia a livello europeo, nasce Est, un progetto europeo firmato dall’Associazione Ilaria Alpi, da FLARE Network (braccio europeo di Libera, l’associazione contro le mafie di Don Luigi Ciotti) e da Crji (Romanian Centre for investigative Journalism).
Grazie allo strumento dell’inchiesta televisiva e alle denunce dei cittadini europei, Est propone un itinerario informativo tra l’Italia e la Romania, portando poi i quesiti a Bruxelles per far crescere la consapevolezza dei rischi a livello europeo.
Il progetto Est segue tre filoni principali: il riciclaggio nel settore chiave dell’edilizia, il rischio di infiltrazioni nel fiorente mercato dell’eolico oltre ad una riflessione allargata sugli strumenti giuridici di contrasto specifici della realtà italiana ed estendibili a livello europeo. Nove video inchieste dunque tra Italia Romania e Bruxelles che saranno visibili su internet (www.estprocjet.eu), in tv su RaiNews.
Inchieste giornalistiche che saranno il punto di partenza della due giorni di workshop che si terrà a Riccione durante le giornate del Premio Ilaria Alpi il 16 e il 17 giugno 2011. Ad aprire la serie di documentari è “Anticorpi”, un inchiesta a tutto campo sulle infiltrazioni mafiose al nord. “Non ci sono luoghi al riparo dalle infiltrazioni mafiose. Pensare il contrario induce inevitabilmente a “tragici risvegli”.
Come avvenuto in Emilia Romagna, la ricca regione del nord Italia convinta per la sua storia di avere gli anticorpi per opporsi al radicamento delle mafie. La culla della Resistenza italiana è costretta ora a fare i conti con gli effetti della presenza criminale, come avvenuto nella provincia di Reggio Emilia. Secondo un imprenditore edile il boom dell’edilizia che ha interessato negli anni duemila il territorio è stato alimentato per il 50% da denaro illecito. Una denuncia clamorosa smentita in modo netto e sdegnato dalle autorità. Eppure gli elementi per non considerarla sono troppi ed emergono sempre più ora che la crisi sta colpendo duramente il settore. Ma sul riciclaggio non ci sono dati, le banche non hanno lanciato allarmi, le forze dell’ordine nemmeno. Nel silenzio generale sulle illegalità commesse dai palazzinari, diecimila metri cubi di cemento hanno eroso a tempo di record la campagna e spopolato i centri storici”.