Per le prime visioni bisognava andare a Rimini.
I film famosi richiamavano tanta gente che a volte, sopra la cassa, una indicazione luminosa segnalava il “tutto esaurito” o “posti in piedi”. Alla fine si passeggiava per le vie del centro. In via Bucci c´era sempre “Piron” (al secolo Quinto Ciotti, anche factotum della banda di Morciano) con i suoi lupini. “Piron dla fusaia” poneva il secchio pieno di lupini su uno sgabello. Il grembiule bianco aveva ampie tasche per contenere fogli di carta paglia che le sue abili mani trasformavano in un perfetto cono, pronto ad essere riempito della sua famosa “fusaia”. “Piron” era anche factotum della banda di Morciano; nelle processioni si metteva in spalla la grancassa e Cenni il calzolaio di via Ronci, dalla grande pancia, la suonava.
“Piron, 10 frenc ad fusaia”. Lui prendeva il suo misurino, lo affondava nel secchio e tirava su i lupini che travasava nei coni già preparati. Quando sembrava aver finito ci guardava con un sorriso, poi ne aggiungeva qualche altro per accontentare le nostre insistenze. “Piron” era di animo buono, il volto solcato di rughe e dalla durezza della vita. La sua “fusaia”, un sapore che non ho più ritrovato.
Roberto Ghigi