– I dioscuri misanesi sono due pini. Non si chiamano Castore e Polluce, gli eroi gemelli della mitologia greca, ma recano con sé l’anima della famiglia Marcheggiani. Oggi, dopo i lavori, si trovano su via del Carro, in mezzo alla rotonda dalla quale, svoltando a destra, direzione mare-monte, si accede percorrendo via Kato ai box dell’autodromo Santamonica.
Le due bellissime piante vennero messe giù nel 1937 dai fratelli Enrico e Pasquale Marcheggiani, figli di Gaspare e Filomena Fraternali. Soprannome “I Bis”, la famiglia era a mezzadria di un possidente marignanese, Brigi. La cascina si trovava più o meno dove oggi ci sono i box. Le due piante nelle intenzioni dei giovani doveva caratterizzare la stradina che da via Del Carro portava alla casa colonica dei Marcheggiani. Dopo 70 anni, i pini caratterizzano tutta Santamonica. E quel gesto naturale, a pensarlo emoziona. Sarebbe bello se l’amministrazione comunale ci mettesse un cartiglio con una breve storia: 1937, piante messe a dimora dai fratelli Enrico e Pasquale Marcheggiani… Anche così si racconta la piccola grande memoria di una comunità. Anche questo fa coesione sociale.
Tornando ai fratelli, Enrico ha avuto tre figli: Bruno, Gisella e Maria. Pasquale un solo erede: Fernando (il compianto vigile morto giovane).
Enrico e Pasquale avevano tre fratelli: Giuseppe (Peppo), morto prima del tempo in Russia durante la Seconda guerra mondiale, dopo essersi anche fatto la campagna greca, Quinto e Antonio, trasferitosi a Rimini. L’unico sopravvissuto è Quinto. Nel podere dei Marcheggiani, più o meno dove c’è la curva della Quercia, nel 1942-1943, gli abitanti delle case coloniche della zona costruirono un rifugio dove ripararsi dalla furia dei bombardamenti. Furono, oltre ai Marcheggiani: i Tonini (Luigett), i Muccioli (Baldisera), i Barogi (Canclir). Famiglie molte in vista a Misano Adriatico.