LA RIFLESSIONE
di Astorre (Pepe) Mancini
– L’ultimo numero della rivista di sociologia Communitas – ormai una delle più prestigiose in Italia – ospita uno studio scientifico veramente pregevole di Sergio Segio, sugli effetti sociali della crisi economica.
Offre spunti interessanti anche per un amministratore locale, evidenziando che la crisi ha consolidato come prassi due principi fino ad oggi sviluppati solo dalla teoria economica : il principio del “troppo grandi per essere lasciati fallire” (con riferimento alle banche ed alle multinazionali) ed il principio del “troppo piccoli per essere aiutati” (con riferimento alla piccola impresa). Se pensiamo alle macro e micro politiche economiche della nostra Italia tutto ciò è vero, considerato che dal 2008 non ci sono stati provvedimenti significativi per la salvaguardia della piccola impresa, esclusa anche dagli ammortizzatori sociali; nel frattempo grandi imprese come Alitalia (e prima Parmalat, ecc…) sono state salvate grazie a leggi e provvedimenti eccezionali. L’analisi offre lo spunto per ribadire che gli amministratori locali, Comuni, Province, Regioni, hanno una responsabilità enorme nel mettere in campo iniziative per sostenere la piccola impresa, in mancanza di politiche governative che non possiamo attendere per l’impossibilità di incidere in modo significativo in questo segmento di imprese, che rappresentano il 98 % delle imprese italiane. Altrimenti, ci si deve arrendere all’eterno gioco della privatizzazione dei profitti e della socializzazione delle perdite. Il contributo analizza poi gli effetti sociali di queste politiche sulla capacità di impresa dei piccoli e medi imprenditori, soprattutto giovani. Conclude con una interessante analisi sulla “bulimia delle merci e l’anoressia dei diritti”, osservando come in tempo di crisi vengono incentivati i consumi nello stesso momento in cui si comprimono, per mantenere i livelli di competitività (Marchionne docet), i diritti.
Mi ha fatto un certo effetto la profondità dell’analisi di Segio, per certi versi non nuova ed originale, ma certamente meritevole di riflessione.
E’ il Sergio Segio ex terrorista di Prima Linea che ha ucciso più volte, sparando anche in testa a quel grande servitore dello Stato che è stato il Giudice Emilio Alessandrini, il cui figlio, oggi avvocato, gira le scuole per ricordarne la grande testimonianza.
Segio ha scontato 23 anni di carcere, è uscito nel 2004, e in questi vent’anni si è distinto per innumerevoli iniziative sociali (ricordo che fondò il Gruppo Abele assieme a don Ciotti).
Oggi indubbiamente è un’altra persona.