IL FATTO
– C’era una volta un paese agricolo che con tensione morale e qualità del lavoro diventa una ridente cittadina turistica. Si chiamava Misano Adriatico. Per allietare i turisti il Comune costruisce quattro campi da tennis: due si trovano in via Monti (di fianco al campo di calcio) e due dall’altra parte della cittadina, in via Rossini.
Li concede in gestione ad un’associazione, dando loro anche un piccolo contributo nella difficile gestione. Passano gli anni e i due impianti iniziano un lento declino. Sono sempre tenuti peggio; con gli spogliatoi che richiedono una buona dose di coraggio per mettersi il calzoncino corto. Addirittura, i campi di via Monti vengono abbandonati; la natura fa il proprio corso: si riappropria dello spazio. Un gruppo di appassionati misanesi vuole fondare un circolo tennis e chiede i campi che poi saranno abbandonati. Gli viene risposto di no.
Pochi mesi prima della scadenza della cosiddetta convenzione tra associazione sportiva gestrice e Comune proprietario, nasce in quella ridente cittadina, sempre più dedita all’ospitalità, un’altra associazione sportiva, che per darsi toni di nobiltà organizza pure un torneo di tennis.
Il Comune fa un bando per la gestione dei poveri campi di via Rossini. Rispondono la vecchia e nuova società. La vecchia offre di continuare la gestione con la sua stanca filosofia. La nuova, invece, mette sul piatto 150mila euro di investimenti e la gestione per 20 anni. Quest’ultima, vince la gara e firma la convenzione col Comune. Costo finale del centro (due campi da tennis, uno di calcetto) e quattro di beach tennis: 270mila euro.
Nel rinato centro tennistico (dove si può fare anche calcetto e beach tennis), della ridente cittadina turistica, viene invitato per l’inaugurazione un certo Marco Materazzi, campione di uno sport chiamato calcio (si gioca in 22 con i piedi, roba volgare rispetto al tennis, nato a Firenze nel ‘500, come documentano i quadri di quel periodo).
Lasciata la favola, torniamo ai fatti nella loro essenzialità. Inaugurato ai primi di settembre, il nuovo centro per il tennis, il beach tennis e il calcetto, è al centro di due aspri punti di vista. Il primo, il suo abbandono da parte dei vecchi gestori.
Il secondo, la piccola riflessione politica misanese (quella grande è su istruzione, urbanistica e sociale) si chiede se è giusto perché uno dei tre soci che ha vinto il bando, si chiama Michele Cotelli. Un bravo ragazzo, con un suocero ingombrante: Stefano Giannini, sindaco di Misano Adriatico. E su questa partita, al di là dei fatti, qual è la chiave di lettura?
La prima. Chi aveva in gestione l’impiantistica costata alcuni centinaia di migliaia di euro alla comunità non li doveva lasciare andare in malora.
La seconda. Visto dalla legge, dalla Costituzione, Michele Cotelli ha tutti i diritti per partecipare a bandi e gare pubbliche. Da un punto di vista politico qualche punta di conflitto di interesse è palese. Uno è portato a pensare male. Tuttavia se il bando segue i dettami della correttezza e della trasparenza, si può non condividere l’opportunità, ma nessun problema.