GIARDINI
– Oltre cinquemila rose di tutti i colori, nell’esplosione di maggio. A maggioranza antiche, cioè fioriscono una volta solo. Rispetto alle ibride sono più profumate e più carnose (tipo quella dello stemma del Comune di Pesaro). E’ uno dei roseti più belli d’Italia. Si trova a Misano Monte in una cascina sotto vento con vista mare; grazie alla sua collocazione, c’è anche l’eco. Dietro c’è la passione dell’insegnante Anna Maria Marcolini (il marito Atanasio è appassionato commerciante di strumenti musicali).
Famiglia ospitale, in tanti la contattano per una visita dai ricordi assoluti. Un collezionista di iris e calle è giunto due volte dall’Emilia. I suoi “avventori” le regalano dolci, piccoli pensieri, pesce da cucinare.
La signora Marcolini ha costruito un gioiellino che cura personalmente dalla a alla zeta: dalla preparazione del concime (fa il compost) alla potatura, che effettua solo lei. La vangatura è l’unica incombenza lasciata agli uomini. Ci ha impiegato una ventina d’anni di appassionate ricerche per costruire la sua idea di bellezza.
La particolarità del roseto è che la maggioranza delle varietà è composto da rose antiche, rinvenute in vecchi conventi, vecchi cimiteri di campagna, case coloniche, antiche ville. In alcuni casi per appropriarsi dei preziosi “getti” ha anche rischiato di rompersi l’osso del collo.
In questi anni di attenta osservazione, tenendo conto della particolarità del nostro clima, si è costruito un piccolo manuale personale. Ad esempio, pota tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio. Mai in ottobre/novembre, perché le eventuali giornate calde potrebbero incidere negativamente sulle piante causa il freddo improvviso. La sforbiciatura, inoltre, l’effettua in base alla singola pianta. Per le rose rifiorenti, taglia la spampinatura scendendo fino ad incontrare il rametto con cinque foglioline. Perché dall’attaccatura col tronco nasce il nuovo ramo che significa una nuova fioritura.
La lotta contro i pulcioni (“pidocchi” neri che avvolgono i rami) avviene in modo naturale. Usa ogni 15 giorni il preparato di rame (al 20 per cento) e zolfo come disinfettante; mentre la lotta vera la fa con le coccinelle (ghiottissime di pulcioni) e l’aglio. La signora Marcolini va a caccia delle coccinelle che deposita sulle rose. Invece, l’aglio viene piantato tra le rose.
In un angolo di giardino, anche le arnie con le api; ghiotte della melata, una resina appiccicosa prodotta dai pulcioni.
Nella signora Marcolini, c’è la passione del roseto, non meno che quello del regalo. Rose, naturalmente. Per talea, riproduce centinaia di piantine che distribuisce con piacere. E delle sue rose si sta costruendo anche delle schede. Ecco che cosa ha scritto dell’ametista: “Profumatissima. Il colore da verde-lilla, passa a tonalità più chiare all’interno dei petali, che restano orlate di scuro. Ottimo vigore e resistenza alle malattie”.
Il cerchio si chiude con un giardino ben disegnato, con il giusto equilibrio dei pieni e dei vuoti, con alberi da frutta, un piccolo filare con viti di moscato. Il prato è bastardo; non annaffiato nella stagione secca, è disseminato dal profumato timo.