L’INTERVENTO
– Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini, ha fatto una dichiarazione di forte coraggio. Fuori dai canoni del politico di professione. Che non blandisce l’elettorato. La riportiamo integralmente.
– Le questioni, serie, cominciano dai numeri. E a Rimini continua a essere molto seria la questione dell’evasione fiscale. Lo dicono i numeri, appunto. Anche oggi. Provo a metterne in fila alcuni: i 205 controlli effettuati tra giugno e agosto in strutture ricettive dalla Guardia di Finanza che hanno in rilievo 178 mancate emissioni di ricevute fiscali; le 150 mancate emissioni di scontrini fiscali da parte di alberghi, pubblici esercizi e ristoranti nel week end ferragostano; ‘l’esercito’ delle 1.122 persone fisiche che nella nostra realtà dovrebbero versare il contributo di solidarietà, avendo un reddito superiore ai 90 mila euro lordi all’anno. Qualche anno fa fu pubblicato un simpatico specchietto, relativo al Comune di Rimini, da cui emergeva (dichiarazioni 2005) che il 50,01% dei 101.983 contribuenti stava nella fascia di reddito ‘0-12 mila euro’, il 35,3% in quella ’12 mila- 25 mila euro’ mentre lo 0,21% nella fascia ’90-100 mila euro’, lo 0,11% ‘200-500 mila euro’ e lo 0,01 in quella ‘oltre 500 mila euro’. Gli stessi numeri che ogni anno ci proiettano ai vertici della statistiche italiane sulla povertà (?) e numeri che, soprattutto in un momento in cui a tutto il Paese vengono chiesti sacrifici enormi sia in termini economici che di cambiamenti sociali, diventano moralmente e eticamente non più sostenibili per un territorio come il nostro, non più giustificabili. Dico questo perché ai numeri solitamente seguono le parole e ciò che ho letto stamattina sui giornali locali non può non lasciare indifferenti. C’è un giustificazionismo di fondo rispetto al problema dell’evasione fiscale che stride in modo drammatico con l’evidenza. La tesi delle ‘poche mele marce’ o della ‘distrazione’ o ‘delle imprese che non ce la fanno più’ diventa una zavorra proprio per lo stesso tessuto economico che avrebbe solo vantaggi da un’equa e civile ripartizione fiscale che lascerebbe in tasca più soldi per cittadini, famiglie, turisti. Lo squilibrio pazzesco tipicamente italiano, e quindi anche riminese, deve essere emendato con urgenza inoculando etica e non invece relativizzando il problema come si faceva un tempo o peggio affermando quasi che ‘ le imprese sono costrette a farlo per sopravvivere’, quasi che un lavoratore dipendente sia un privilegiato e dunque per sopravvivere esso possa fare e dare ancora di più. Certo, il sistema fiscale italiano è bizantino e obsoleto ma per cambiarlo in meglio occorre che da parte di tutta la classe dirigente- politica, economia, cultura- concordi sul principio dell’equità. L’evasione fiscale non ha giustificazione e anche a Rimini sta mostrando la corda la ‘spiegazione’ dell’evoluzione storica del sistema. Ripeto, oggi- a fronte di chiari di luna che nei prossimi mesi potrebbero innescare crisi e reazioni mai viste anche in territori ricchi- occorre grande responsabilità perfino nelle parole. Ci vuole molto a dire ‘evadere è un reato ingiustificabile a prescindere dall’entità della cifra?’; ci vuole tanto a evitare la sensazione di procedere sempre e comunque a una fiacca difesa corporativa?; ci vuole tanto ad affermare che se ‘così fan tutti’ allora ‘tutti stanno facendo qualcosa di sbagliato?’. “Cosa fa la politica?” ci si chiederà a questo punto. Gli Enti locali fanno quello che dispongono leggi centraliste e ‘anti federaliste’ che non danno reali competenze sulle verifiche fiscali: protocolli d’intesa con la Finanza, recupero evasione su alcuni tributi. Forse potrebbero spingersi a assumere iniziative simboliche, come ad esempio determinare un minus amministrativo per le persone fisiche o le società sanzionate per evasione fiscale in caso di richiesta di contributi pubblici o partecipazione a bandi pubblici. Molto di più può fare lo Stato, semplificando il regime fiscale e potenziando i controlli. Ma è la cultura soprattutto a dover cambiare. Quella cultura che sostiene, oramai anche senza più timori, che ‘evadere è lecito o quantomeno giustificabile’. E che alla fine produce numeri e una pagella che porta a una clamorosa bocciatura.
ALLEGRO MA NON TROPPO
I redditi: dai notai (327.000 euro) ai barbieri (11.400 euro)
– Un popolo di santi, poeti, navigatori. Alle tre storiche virtù affibiate al genio italico ne vanno aggiunte altre due: l’essere corteggiatori e l’essere i più raffinati evasori dell’occidente. Senza vergogna e ancor meno pudore, ma con compiaciuta leggerezza. E’ passato anche la giustificazione comune che se non si evade, chiude la bottega. Una scusa buona per la coscienza, naturalmente. La provincia di Rimini per ricchezza pro-capite balla attorno alla decima posizione in Italia. Come denuncia Irpef è vicina al centesimo posto. Va ricordato che uno studente universitario costa alla comunità 100mila euro l’anno; la degenza in ospedale 1.000 al giorno. Due elementi che da soli dovrebbero dissuadere. Ma così non è. Dunque, ci vorrebbe un provvedimento tecnico da parte dello Stato.
Ecco la denuncia media lorda in Italia per categorie economiche.
Notali: 327.000 euro
Farmacisti: 112.4000
Dirigenti di azienda: 105.000
Medici e chirurghi: 63.300
Fiscalisti: 50.800
Dentisti: 46.200
Avvocati: 46.000
Tabaccai: 44.300
Consulenti finanziari: 44.200
Ingegneri: 42.200
Periti industriali: 39.400
Designer: 37.200
Pompe funebri: 32.800
Assucuratori: 33.000
Consulenti informatici: 31.700
Architetti: 29.500
Geologi: 28.600
Geometri: 27.100
Periti agrari: 26.300
Agronomi: 25.500
Psicologi: 20.200
Concessionari auto: 17.700
Giornalai: 18.000
Veterinari: 16.800
Fruttivendoli: 16.600
Proprietari bar: 16.300
Tassisti: 14.500
Ristoratori: 14.500
Gioiellieri: 14.300
Benzinai: 14.000
Barbieri: 11.400
Media contribuente: 18.900 euro
TIPOLOGIA DI REDDITO
Fino a 20.000 euro: il 65,5 per cento delle denunce
Da 20.000 a 40.000 euro: il 27,4 per cento
Da 40.000 a 60.000 euro: il 4,1 per cento
Da 60.000 a 80.000: l’1,5 per cento
Da 80.000 a 100mila: lo 0,7 per cento
Oltre 100mila: lo 0,9 per cento
IL FATTO
Fossati: ‘Basta chiacchiere sull’evasione fiscale’
– “Basta chiacchiere sull’evasione fiscale”. Secco Massimo Fossati, segretario generale della Ust Cisl.
“L’evasione – continua Fossati – ha raggiunto livelli davvero imbarazzanti per un territorio serio e intraprendente quale è Rimini. Sempre che si voglia rimanere la capitale del turismo e non diventare quella della evasione e del lavoro sommerso”. “Se alcuni imprenditori/albergatori, pur di fare profitti – rimarca Fossati – cercano scorciatoie (che poi danneggiano tutto il sistema) affidandosi alla loro furbizia fiscale piuttosto che alla loro capacità di intrapresa, è giusto che, verso di loro, tutto il sistema si responsabilizzi con atti conseguenti.
Certo non è una strada facile, ma forse renderebbe più giustizia ai tanti albergatori e non, che al pari dei lavoratori dipendenti pagano quanto dovuto al fisco. A nessuno piace pagare le tasse, ma sono necessarie a sostenere i servizi attivati in molti settori e a beneficio della nostra società.
Vogliamo auspicare che la vera svolta si possa avere con il ripristino della tracciabilità dei pagamenti, che significa mettere in relazione ciò che il cittadino denuncia e ciò che spende durante l’anno. Se questo non si farà, rischieremo che a pagare continueranno a essere solo i soliti noti”.
Storia di un comunista che vota Pd e che non ha mai rubato
(Libera elaborazione di “Qualcuno era un comunista” di Gaber)
– No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire… non mi sembra di aver detto delle cose gravi: solo cose evidenti. Chi sono? Un’ elettore normale che ha votato per quelli lì: per il Pd. Io non ho mai rubato, neanche in casa da piccolo, non ho ammazzato nessuno, non so inciuciare e dico quel che penso… figuriamoci!…
Lavoro, ho una famiglia, pago le tasse anche per quelli che non le pagano. Non mi sembra di avere delle colpe… non vado neanche a caccia! Come mi vesto? Mi vesto come un tempo, mi vesto come adesso… diciamo comodo: comodo? Io vi dico “possibile”! Economicamente possibile! Una volta cantavo! Sì una volta cantavo. Ma sì certo, anche canzoni popolari, sì… “Ciao bella ciao”. Sì, “Ciao bella ciao” l’ho cantata, d’accordo, e anche l’“Internazionale”, però eravamo un grande coro!
Adesso invece si vergognano, e poi che cazzo c’è da cantare!!! No, in camera non ho più manifesti… Forse uno, piccolo piccolo proprio piccolo… Che Guevara… no, non è una marca di jeans! Oh… sì che l’ho fatto io il pugno, e con orgoglio! Vicino avevo tute blu e non fighetti in cravatta. Vicino avevo la speranza e non l’arroganza.
Come? Se ero comunista? Sì, certo. Però italiano, eh! ‘Sta storia della Russia neanche ci pensavamo noi: dicano che cazzo vogliono i fighetti in cravatta, io ero lì e loro l’hanno imparata da Belpietro… Bel… ma non possono cambiargli il cognome a quello?…
Quella volta qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Io lo ero di più perché ero nato in Romagna… e la Romagna era rossa… adesso no… adesso… boh!!! Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no: c’è sempre una mamma democristiana dietro a un buon figlio comunista: anche la mia.
Sapete: ultimamente abbiamo votato la stessa cosa! Chi cazzo ha sbagliato? Qualcuno era comunista perché era incazzato con la Russia, la Cina non la sopportava, e non sapeva che da lì sarebbe nato il Pd. Che errore compagni! Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica. Anche io… sapete… la mamma, la nonna! Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… o …io un po’ di letteratura del resto non c’ho mai capito un cazzo!
Qualcuno era comunista perché “La Storia è dalla nostra parte!”. Adesso questi la vogliono cambiare. Non parlo degli altri… parlo dei Veltroni associati. Qualcuno era comunista perché non glielo avevano detto che dopo sarebbero diventati quella roba là: quelli che la politica è solo potere, solo la sedia! Qualcuno era comunista perché non sapeva ancora che per un intellettualotto di quasi sinistra “comunista è un po’ come fascista”: in casa mia i secondi hanno ucciso… i primi no!
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona. Siamo arrivati qui perché dopo di lui il diluvio!!! Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona. Ma con quello che gira adesso ci tocca anche rimpiangerlo! Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo. Anche adesso chi è ricco ama il popolo… evasore! Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari. Adesso non ci sono più feste popolari. Perché?… come perché? Troppo popolari… troppo “antiche”!
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio. Adesso son ateo anche io… ho perso prima un Dio e poi anche l’altro. Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro. Due diplomi, una quasi laurea, un paio di lingue… ma sono uno di loro e son contento: chiamala se vuoi… meritocrazia!
Qualcuno era comunista e adesso è sindacalista perché non ha più voglia di fare l’operaio. Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio. Adesso che culo averlo lo stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia il proletariato la lotta di classe. Facile no? Adesso invece la borghesia non ha più educazione… solo i soldi E i proletari non esistono più: i figli sono un lusso!!! Qualcuno era comunista perché guardava sempre Rai Tre. Adesso devi fare l’abbonamento a Sky e sperare nella sette. Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini. Adesso sta nel Pd e ha una gran voglia di essere uno di loro! Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia. Adesso sta nel Pd perché non serve più la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa. Non aveva ancora conosciuto la sua evoluzione purtroppo.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi è solo l’Uganda. Questo prima di questi, tra un po’ sapremo quanto abbiamo peggiorato! Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani. E adesso?
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera. Questi invece si sono scordati ed hanno cancellato anche gli eccetera. Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
E quanto è sporca una democrazia in cui un 35% vuol fare che cazzo vuole sulle spalle dell’ altro 65%? Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana. Adesso se la sogna e muore d’invidia per una società come quella americana. Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Adesso invece… chi se ne frega degli altri.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici. E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo.
Scusami Gaber… e grazie…
Fausto Nottiberti