In occasione della 10^ Giornata dell’Economia, che si è svolta questa mattina, il presidente della Camera di Commercio, Manlio Maggioli, ha stilato l’agenda. Impegni, secondo Maggioli, non più differibili. 8 i punti chiave proposti dal numero uno di via Sigismondo per uscire dalla crisi e dare nuova forza alla nostra economia. Primo: accesso al credito e pagamenti della P.A. Il denaro messo a disposizione delle imprese dal sistema creditizio è diventato sempre meno e sempre più costoso. Anche i Consorzi fidi hanno difficoltà ad ottenere i finanziamenti da parte delle banche. E’ necessario ribadire con forza che il rapporto di collaborazione tra banche e impresa è fondamentale per garantire la prosecuzione delle attività economiche e che, pertanto, regole che rendono eccessivamente complessa e selettiva la concessione del credito, rischiano di soffocare quel sistema economico e produttivo che, nelle pubbliche dichiarazioni, si afferma di volere salvaguardare e sostenere. Inoltre, le imprese hanno problemi anche a riscuotere i crediti che vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni locali soggette al “patto di stabilità”: nel 2011 ammonta a più di 40 milioni di euro il totale dei crediti vantati da imprese locali. Occorre pertanto riformulare il “Patto di Stabilità”, come non è più accettabile il ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Secondo, il Mercato del lavoro. Ci sono, a livello locale, preoccupazioni sulla recente riforma del mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta “flessibilità in entrata”. Le associazioni d’impresa temono che l’aggravio dei costi e la stretta rispetto alle attuali forme contrattuali penalizzino fortemente alcune attività e in particolare le piccole imprese che operano nel settore del turismo, del terziario e dei servizi in genere, oltre che dell’artigianato. Alcune forme di contratti “flessibili” sono fondamentali per l’organizzazione del lavoro che caratterizza una parte importante della nostra economia locale. La loro riduzione può trasformarsi, in realtà come la nostra, in un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile. Terzo: snellimento della burocrazia. Si tratta di un problema che non è conseguenza diretta della crisi economica ma che aggrava sensibilmente le difficoltà che le imprese devono affrontare per restare sul mercato. Regole spesso poco chiare, procedure eccessivamente complesse e periodi di attesa troppo lunghi per ottenere autorizzazioni, sono lamentati da tutte le categorie economiche e soprattutto dalle imprese che operano nell’edilizia, un grande motore per lo sviluppo economico provinciale nell’ultimo decennio e che ora versa in uno stato preoccupante di crisi. Occorre quindi, per esempio, che siano sbloccate le aree previste dai Piani strutturali dei Comuni. Accanto a questo, ci vuole una politica che favorisca il riuso dell’esistente residenziale e turistico. Quarto: salvaguardia della legalità e di una corretta competizione di mercato. Naturalmente, come diverse associazioni hanno segnalato, lo snellimento burocratico deve procedere di pari passo con la salvaguardia della legalità e di una corretta competizione di mercato, soprattutto nelle procedure di appalto e di gara pubblica, in contrasto con ogni forma di abuso del diritto e di elusione delle norme a presidio del benessere dell’economia, della salute del mercato e del migliore rapporto qualità/prezzo a favore degli enti pubblici. Quindo: riduzione della pressione fiscale, taglio degli sprechi. Le imprese necessitano di una riduzione della pressione fiscale. L’ulteriore eventuale incremento dell’IVA si trasformerebbe in un’altra riduzione dei consumi. Il commercio e il turismo, settori fondamentali dell’economia riminese, ne uscirebbero fortemente penalizzati, aggravando una crisi dei fatturati già largamente conclamata. L’incremento della pressione fiscale su imprese e famiglie non può più, in nessun modo, costituire un’alternativa praticabile ad interventi di riduzione degli sprechi e della spesa corrente, oltre che al recupero dell’evasione, a beneficio dell’impiego di risorse destinate agli investimenti e alla crescita. L’imposta di soggiorno: le associazioni di rappresentanza degli operatori turistici sono fortemente contrarie perché la considerano un aggravio di spesa in grado di scoraggiare i turisti e rendere meno competitive le nostre destinazioni. Più in generale, il turismo sente il bisogno di un progetto di rilancio che interessi sia la riqualificazione dell’offerta che la qualità urbana. Sesto: dotazione di infrastrutture e Gestione unica Palazzi dei Congressi. L’accessibilità al nostro territorio è inadeguata rispetto ai molti motivi di attrazione esercitati dalle diverse forme di turismo e ospitalità che abbiamo saputo creare nel tempo. Siamo carenti per quanto riguarda tutte le principali via tradizionali di comunicazione: strade, linee aeree e ferroviarie. E lo siamo anche dal punto di vista della diffusione delle nuove vie di comunicazione, quelle cosiddette immateriali, come la presenza della banda larga. È necessaria, infine, nell’ottica di una riorganizzazione territoriale, per una perfetta integrazione del Sistema Congressuale Riminese, una gestione comune dei due Palazzi dei Congressi. Altre soluzioni non faranno il bene della nostra economia. Settimo: tutela della qualità delle acque di balneazione. Parlando di questi temi che attengono alle condizioni generali necessarie per offrire adeguate opportunità di sviluppo alle imprese, non si può non ricomprendere anche il tema della qualità delle acque di balneazione che per Rimini, e il suo territorio, rappresentano un fattore primario di identità storica e sociale ancor prima che di prosperità economica. Ottavo ed ultimo punto: tutela del territorio e del reddito agricolo. Altro tema, che le associazioni agricole segnalano, è quello della tutela del territorio e del reddito agricolo. Preoccupante il forte consumo di territorio che si è verificato negli anni trascorsi e che ha ridotto notevolmente le potenzialità produttive dell’agricoltura, soprattutto nelle aree di pianura. D’altra parte, molto più incisive dovrebbero essere le azioni per far incontrare l’offerta assai qualificata di prodotti tipici con la domanda proveniente dagli alberghi e dai ristoranti della zona costiera.