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Il difficile compito del professor Monti

Redazione di Redazione
19 Gennaio 2012
in L'opinione
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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IL PUNTO DI VISTA

di Alessandro Roveri*

– E’ perfettamente inutile che l’estrema destra e l’estrema sinistra accusino il governo Monti di non essere stato eletto dai cittadini. Sono stati eletti dai cittadini i parlamentari di Pdl, Pd e Terzo Polo che lo sostengono con i loro voti.
Il Pd avrebbe avuto tutto l’interesse a lavorare per elezioni anticipate, perché le avrebbe vinte. Gli elettori, un giorno, giudicheranno se ha fatto bene ad assecondare la volontà del capo dello Stato, che ha voluto salvare l’Italia dal fare la fine della Grecia.
Giacché di questo si è trattato. Berlusconiani e Lega Nord, con la loro predicazione dell’Italia messa meglio delle altre nazioni, e con l’ottimismo dell’incoraggiamento a consumare di più (i ristoranti pieni!), hanno condotto l’Italia sull’orlo del baratro, della rovina generale che minacciava i salari e le pensioni. Lo Stato, a causa del debito pubblico, non sarebbe più stato in grado di corrispondere stipendi e pensioni, e le banche avrebbero dovuto colpire i risparmi dei loro clienti. Abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, a spese delle generazioni più giovani, rimaste disoccupate. Abbiamo tollerato la corruzione, costata settanta miliardi all’anno. Abbiamo evaso il fisco, impoverendo i conti pubblici, e siamo andati in vacanza nei mari lontani. Lo hanno fatto milioni di commercianti, di albergatori, di professionisti, di idraulici. Oggi i nodi sono venuti al pettine.
Berlusconi l’ha capito, e quando ha visto che stava per crollare l’ impero Mediaset, si è rassegnato ed ha compiuto il passo indietro. Oggi sta tentando di tenere un piede dentro e un piede fuori del governo Monti, sperando che di qui al 2013 gli italiani dimentichino quelle sue enormi responsabilità che l’Europa ha denunciato. Accetta il ritorno all’Ici sulla prima casa, e al tempo stesso lamenta l’iniquità di Monti. Troppo comodo.
La Lega Nord, dal canto suo, i piedi li tiene del tutto fuori, sperando che i suoi elettori ammirino le sue deplorevoli sceneggiate alla Camera e al Senato, con tanto di fischietti e di striscioni, ed approvino il ritorno alla libertà della Padania, alla secessione. Ma fino a ieri i ministri leghisti hanno tenuto bordone a tutte le porcherie di Berlusconi e delle sue cricche.
Il proposito di Bossi e dei suoi fedelissimi è evidente: far entrare il Nord nella nuova area dell’“Euro 1”, quella del marco tedesco, e lasciare nell’area “Euro 2” la parte rimanente dell’Italia. Che si arrangi. La Lega Nord (non tutta, perché i Maroni e i Tosi sono di tutt’altro avviso), quindi, lavora per far fallire il debito pubblico e far cadere il governo Monti. Il fallimento del debito pubblico comporterebbe tassi di interesse attorno all”attuale 7% e forse più, e si allargherebbe all’intero sistema dei tassi: banche che non fanno credito a famiglie e imprese, ostacolando la crescita di cui l’Italia ha bisogno, e imprese e famiglie che non possono prendere a prestito per investire.
Diverso il discorso riguardante Di Pietro, che si prepara ad intercettare i voti che potrebbe perdere il Pd, coinvolto nella scarsa equità dei provvedimenti del governo. Dalla sua parte, oggi, stanno i sindacati, che lamentano la ricaduta dei sacrifici sull’80 % degli italiani. Oggi: ma Monti vuole capovolgere la statistica dei sacrifici, e tutto sta a vedere se ci riuscirà, a partire delle liberalizzazioni, che devono liberare l’economia italiana dai residui medievali delle corporazioni privilegiate e delle lobby. In gioco c’è il rilancio dell’economia italiana, bisognosa più che mai di crescere e di evitare la recessione, già cominciata. Un giorno Bersani tentò di cominciare la partita delle liberalizzazioni, ma aveva alle spalle una maggioranza tanto instabile da costringerlo ad arrendersi di fonte all’opposizione della lobby dei taxisti. Apriti cielo. Fu così che Alemanno divenne sindaco di Roma.
La crisi economica ha intanto dimostrato il fallimento del cosiddetto bipolarismo, onde poi c’è oggi un solo schieramento che si riconosce senza riserve nella politica di Monti: il Terzo Polo di Casini e Fini. E’ anche giusto che sia così, perché il declino del governo Berlusconi – il peggiore governo italiano dal 1861 – è cominciato il 22 aprile 2010, quando Fini ruppe con il padre-padrone del Pdl. Se la Corte costituzionale convaliderà il referendum sulla legge elettorale, il famoso porcellum del leghista Calderoli, l’attuale bipolarismo subirà un altro durissimo colpo. Non sappiamo ancora con quale legge elettorale andremo al voto nel 2013. Tutto è rimesso in discussione. Ma è possibile che nel 2013 l’ago della bilancia diventi il Terzo Polo di Fini e Casini. Può anche accadere che si realizzi l’alleanza tra Terzo Polo e centro–sinistra, sicuramente vincente. Nichi Vendola l’ha già capito, e si muove di conseguenza.

*Libero docente all’Università di Roma

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