In questo periodo di crisi economica, di disoccupazione, di perdita di futuro, di malessere dei giovani studenti, molti uomini politici, molti intellettuali e qualche ministro hanno riscoperto, come possibile soluzione per tentare di uscire dal tunnel, la leva della Formazione. Il termine Formazione contiene aspetti filosofici, storici, culturali e didattici che toccano tutti i tasti dell’educare e dell’educarci.
Chi fa il mestiere di formatore, non si limita ad addestrare, ma, lavorando sul binomio educazione-istruzione, cerca di far raggiungere ai propri allievi la professionalità necessaria per un dignitoso inserimento nel mondo del lavoro. Oggi molti invocano la formazione come risposta alla crisi complessiva in cui ristagna il nostro paese e sicuramente questo è corretto, ma nella realtà chi oggi può decidere come fare perchè una strategia diventi concreta? Oggi in Italia chi prepara tecnici e operatori qualificati nei diversi settori produttivi?
Credo che solo la Formazione Professionale possa positivamente svolgere questo compito, ma, per poterlo fare, oltre alle risorse economiche , è necessario un cambio di mentalità, di cultura che sappia orientare con scienza e coscienza i nostri giovani: tutto questo avverrà quando tutti i lavori avranno la stessa dignità.
Questa nostra cultura ritiene ancora , e fa credere ai giovani, che il lavoro manuale sia qualcosa di residuale, riservato a chi non ha capacità intellettuali, questo è il frutto di una mentalità che impedisce di riconoscere e valorizzare le attitudini e le capacità che ogni giovane ha in sé e preclude al nostro sistema produttivo la formazione di professionalità indispensabili per lo sviluppo di un Paese. Si sancisce così la rottura del rapporto tra formazione professionale e sistema produttivo.
La crisi economica può rappresentare l’occasione per un ripensamento, per un cambio di mentalità e, forse, per una rivincita di quella che viene considerata la cenerentola del percorso formativo. Con umiltà e consapevolezza vorremmo solo riflettere sul senso e sul significato che può avere oggi la formazione professionale per il giovane adolescente, che non trova la sua strada per il futuro. Gli interventi formativi, che l’Enaip orga¬nizza, sono rivolti ad un’utenza differenziata, anche se la matrice culturale, che li sostiene, privilegia i giovani che vogliono immettersi nel tessuto produttivo. Per questi giovani, per dare risposte ai loro problemi non solo occupazionali, spesso esistenziali, l’EnAIP da oltre un quinquennio è alla ricerca di nuovi strumenti didattici e tecnologici, capaci di rispondere ai bisogni dei giovani e contestualmente alle necessità sem¬pre in evoluzione del mondo produttivo.
La Fondazione EnAIP S. Zavatta ha “smontato” nel corso degli anni il proprio modello metodologico, non ritenendolo più valido pedagogicamente e capace di agevolare gli apprendimenti dei propri allievi, e ha ricostruito, attraverso un lavoro didattico, che ha coinvolto tutti i suoi operatori, un nuovo modello metodologico capace di personalizzare gli interventi sui tempi e predisposizioni personali degli allievi.
Con quanto detto non vorremmo dare l’impressione che siamo contrari all’opportunità che tutti i giovani proseguano l’iter degli studi superiori: magari avvenisse questo! La nostra preoccupazione è un’altra, purtroppo supportata dalle statistiche: diversi iscritti dei primi anni degli istituti superiori non conseguono il titolo di studio. Che fine fanno questi giovani? Verso quale disagio sociale stanno correndo? Domande che ci poniamo e a cui razionalmente diamo l’unica risposta logica, anche se spereremmo di sbagliare. La formazione professionale non è un’isola felice, può essere però un’opportunità concreta per inserirsi dignitosamente nel mondo del lavoro e, contestualmente, far crescere lo spessore culturale degli allievi. Il nostro essere “senza scopi di lucro” ci dispone a cogliere i bisogni e i problemi dell’allievo.
Ci dichiariamo al di sopra delle parti, perché perseguiamo con una nostra strategia didattica-pedago-gica lo sviluppo della persona nell’intreccio con il bene comune. La cultura della globalità e della solidarietà ci induce a elaborare una filosofia di vita capace di rispondere ai molteplici bisogni della persona. In sostanza riteniamo che la formazione professionale possa essere un’esperienza significativa e forse determinante, sia per sollecitare i giovani ad uscire da forme reali di disagio esistenziali, sia per dar loro la possibilità di trovare punti di riferimento, che la società dà sempre meno, sia per rispondere al loro desiderio di autonomia, sia per dar loro una soluzione economica.
*Presidente Enaip Rimini