In Emilia Romagna rimangono Bologna, Parma, Modena e Ferrara; l’accorpamento riguarda Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Piacenza. Nelle Marche, salve Ancona, Pesaro e Urbino. Stop a Ascoli Piceno, Macerata e Fermo. Lo ha stabilito oggi il Consiglio dei Ministri.
Immediata la replica-dichiarazione congiunta di Stefano Vitali, presidente della provincia di Rimini e del sindaco del capoluogo Andrea Gnassi. “Il Governo ha emanato i criteri per la razionalizzazione delle Province e, nella sostanza, non c’è scostamento rispetto a quanto annunciato una decina di giorni fa. Quindi ora la palla passa ai comitati regionali affinché questi criteri vengono tradotti nella pratica nel giro di un anno e mezzo, superando gli enormi problemi amministrativi e territoriali che questa razionalizzazione comporta.
Mi spiego con qualche esempio: i centri per l’impiego, le scuole superiori, la formazione, il trasporto per l’handicap, i piani sovraordinati di urbanistica, l’agricoltura, che fine faranno? Passeranno ai Comuni e se sì con quale personale? Non solo: le partecipazioni negli asset strategici dello sviluppo del territorio riminese (Fiera, palas, aeroporto, Università) a chi verranno trasferiti con tutto il carico, anche economico, di tale partecipazione azionaria? Non sono questioni secondarie, anzi sono a tutti gli effetti questioni su cui il nostro territorio si gioca una fetta vera di futuro e il suo ruolo in una scala più ampia di quella provinciale. Non a caso, vedi le partecipate, le risorse sono quelle della nostra comunità. Io mi auguro che questi problemi vengano affrontati con meno superficialità e improvvisazione di quanto fatto finora dal Governo, altrimenti il rischio è quello di creare danni talmente seri al nostro territorio da squilibrare anche il patto sociale che sinora è stato la chiave della nostra fortuna.
Con senso di responsabilità, collaboreremo lealmente con il Governo italiano in questa fase molto difficile e delicata ma tenendo ben saldo il principio della tutela di un territorio che dovrebbe essere importante anche per il Paese. Ogni discussione su future architetture oggi è prematura visto che primariamente vengono le decisioni sui contenuti, vale a dire le funzioni, le risorse e il fondamento popolare. Certo è che, al di là di tutto questo, non è certo un buon viatico registrare come il Governo abbia addirittura già stabilito per decreto il capoluogo di una eventuale, nuova provincia accorpata. Alla faccia di ogni federalismo e di ogni coinvolgimento territoriale. Per questo non possiamo non confermare il nostro giudizio critico su almeno due questioni: la prima è quella della scelta di parametri statici (popolazione-territorio) che non leggono il dinamismo del territorio che nel nostro caso 16 milioni di presenze, un altissimo rapporto tra cittadini e imprese e altro di cui abbiamo parlato in questi giorni.”