L’obiettivo è passare in 5 anni dal 20 al 40% di penetrazione dei mercati esteri. Per farlo giovedì scorso 5 dicembre Camera di commercio di Rimini, Confindustria Rimini e Banca Carim hanno sottoscritto un Protocollo per favorire l’internazionalizzazione delle imprese del territorio. Un “percorso comune, fra enti pubblici e privati, per la creazione di maggiori sinergie operative e la realizzazione congiunta di un programma di attività in materia di commercio con l’estero che consenta alle imprese del territorio riminese di sviluppare il proprio livello di internazionalizzazione”. In sintesi: mettere nelle condizione le imprese di ‘osare’ oltre i ristretti confini dell’area euro.
I tre sottoscrittori hanno quindi deciso di avviare un percorso comune per la creazione di maggiori sinergie operative e la realizzazione congiunta di un Programma di attività in materia di internazionalizzazione. Le parti – spiega una nota – s’impegnano nel coordinamento e nell’integrazione delle iniziative e delle risorse su progetti per l’internazionalizzazione delle imprese, nella programmazione e realizzazione di un piano comune di attività per lo sviluppo dell’export, nell’erogazione alle imprese dell’assistenza e del supporto necessari alle loro attività di internazionalizzazione, evitando duplicazioni e sovrapposizioni, fermo restando l’autonomia di ciascuno.
Tra le attività, previsiti incontri informativi sul commercio estero, un progetto “RUSSIA” plurisettoriale per la ricerca partner e incontri di business, un progetto “SUDAFRICA” nell’anno del Design in Sudafrica dedicato al sistema casa e alla filiera abitare e costruire, e attività di assistenza creditizia da parte di Banca Carim con un plafond di 500 mila euro per l’erogazione di prestiti chirografi e uno di 10 milioni per la concessione di linee di credito. “Per un’impresa è sempre fondamentale il rapporto con il mercato estero, e non importa se sia una piccola o media azienda – ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio Manlio Maggioli. – Soprattutto in un momento di crisi come quello attuale”. Pone l’accento su un fatto culturale il presidente di Banca Carim Sido Bonfatti (FOTO). “Internazionalizzare è sinonimo di modernità, quindi promuovere la proiezione dei nostri imprenditori sui mercati esteri significa fare ‘cultura’, oltre che banca. I finanziamenti che Carim eroga per lo sviluppo all’estero delle nostre imprese superano i 60 milioni di euro, crescono quotidianamente e hanno modalità in evoluzione. Abbiamo funzionari preparati e aggiornati in rapporto costante con gli imprenditori, utili ad un processo di continua formazione, necessario alle imprese perché siano in grado di cogliere le opportunità e di affrontare i rischi dei mercati finanziari internazionali”. Fondamentale il rapporto di collaborazine. “Le iniziative presentate oggi – ha invece dichiarato Paolo Maggioli neo leader degli industriali – segnano un passo importante verso un’attività di collaborazione indirizzato all’affiancamento delle imprese. Questa prima azione vede al centro l’export e l’internazionalizzazione e proseguirà con altre importanti azioni nell’ambito della ricerca e dell’innovazione. Il prossimo anno partiremo da una indagine sullo stato della “Ricerca & Innovazione” delle imprese della Provincia di Rimini realizzata in collaborazione con l’Università di Rimini “Scuola di Economia, Management e Statistica”.
Oltre alla firma del Protocollo, Confindustria Rimini ad ottobre scorso ha condotto un’indagine per individuare le principali ragioni che hanno sostenuto il processo verso l’estero e gli ostacoli che si sono frapposti maggiormente al raggiungimento degli obiettivi. All’indagine hanno partecipato 180 imprese, di queste 144 (84 in più rispetto all’indagine del 2003) hanno dichiarato di avere contatti con l’estero.
I RISULTATI. Le aziende con meno di 50 dipendenti hanno mediamente un fatturato derivante dall’export pari al 21%, mentre le medio-grandi (ne sono un esempio le 19 imprese che hanno partecipato alla redazione del Bilancio Sociale Aggregato di Confindustria Rimini) hanno una quota di fatturato estero sul totale di oltre il 60%. Salgono (+7,9%) le aziende che svolgono simultaneamente attività di Import/Export; scendono (-5,9%) le aziende solo esportatrici e che quelle solo importatrici (-3%). Più della metà del campione (56,9%) dichiara di svolgere parallelamente attività di Import/Export; le aziende esclusivamente esportatrici corrispondono al 33,3 % del campione, mentre si attestano al 9,7 % del totale le aziende solo importatrici. Le principali aree geografiche sono sostanzialmente invariate rispetto al 2012: sale di una posizione il nord America (nel 2012 era 5° ora è 4°) e scende l’Asia (ora è 5° mentre nel 2012 era al 4° posto). Per l’import sono confermate le due prime posizioni di UE e Asia (Russia in primis), mentre per l’export sui primi 12 Paesi di destinazione, 6 sono UE e occupano le prime 3 posizioni (Germania, Francia e Spagna). Il principale ostacolo all’internazionalizzazione è di carattere conoscitivo (per la maggioranza del campione è l’individuazione di partner stranieri), seguono quelli di tipo finanziario (soprattutto inadeguatezza di finanziamenti e risorse finanziarie), strutturale (complessità delle operazioni burocratiche) e dimensionale (scarsità di personale adeguato). In ultima posizione quello di tipo socio-economico e politico (per la maggior parte del campione differenze linguistiche, culturali e religiose). I servizi ritenuti prioritari dalle imprese sono: informazioni commerciali e di mercato, legislazione doganale; ricerca di partners stranieri; formazione, orientamento ed Assistenza in materia di commercio. 90 imprese rispetto alle 76 del 2012 hanno sperimentato nuove forme di collaborazione all’estero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA