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Fusione Poggio Berni e Torriana: Lombardi: “Decidano i cittadini tramite referendum”

Redazione di Redazione
11 Marzo 2013
in Politica, Valmarecchia
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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lombardimarco1

L’intervento. Nello stigmatizzare il comportamento delle amministrazioni comunali di Poggio Berni e Torriana (nella foto i due sindaci, a sinistra quello di Torriana Franco Antonini a destra quello di Poggio Berni Daniele Amati) che su un processo così importante come una fusione di Comuni solo all’ultimo secondo hanno informato le minoranze delle loro intenzioni – scrive Marco Lombardi – vorrei intervenire nel dibattito precisando alcune questioni di fondo. La fusione tra due o più Comuni deve sempre essere una questione lasciata alla libera scelta dei cittadini interessati, perché riguarda tradizioni, identità e servizi che li coinvolgono direttamente e proprio per questo tutta la procedura è soggetta ad un referendum popolare.

La Legge Regionale in tema di fusioni – afferma ancora Lombardi – prevede o l’iniziativa popolare o la richiesta alla Giunta regionale proveniente dai Consigli Comunali per predisporre il progetto di legge di fusione. Sbaglierebbe quindi chi pensasse che la Regione spinge o peggio impone una fusione e quindi va immediatamente chiarito che ogni fusione può avvenire solo per iniziativa diretta dei cittadini o dei Consigli Comunali. Visto che in Commissione abbiamo già affrontato due fusioni – prosegue Lombardi – senza entrare nel merito della opportunità o meno della fusione, vorrei dare alcune indicazioni utili soprattutto ai cittadini per valutare con cognizione di causa il processo. In primo luogo va chiarito che, al di la delle pur valide ragioni identitarie e di campanile, non secondarie in questi casi, i cittadini non dovranno subire alcun danno dalla fusione nel senso che, rimanendo il presidio dei municipi dei Comuni soggetti a fusioni, questi rimarranno i terminali ultimi a cui i cittadini dovranno rivolgersi. È tutto ciò che sta dietro lo “sportello” che dovrà essere razionalizzato centralizzato e reso più economico dal punto di vista della spesa pubblica.

La legge regionale – conclude Lombardi – prevede inoltre anche la possibilità di mantenere organismi elettivi periferici ovviamente a titolo onorifico e gratuito per mantenere un legame con il territorio. Infine sono previsti cospicui finanziamenti per oltre dieci anni al nuovo comune nato dalla fusione. Ecco quindi che i cittadini e le forze di opposizione, dovranno attentamente vigilare che dette somme non siano sprecate per sostenere apparati burocratici e clientelari, ma per migliorare ed aumentare la qualità dei sevizi a i cittadini.

Quanto agli aspetti procedurali e tecnici, la fusione viene disposta con una apposita legge regionale. Cosa succese: i comuni devono essere contigui e nella stessa provincia. L’iniziativa legislativa per proporre un progetto di legge di fusione spetta ad ogni singolo Consigliere, alla Giunta regionale, ai cittadini ( almeno 5.000 firme autenticate), ai Consigli Comunali (se da soli o insieme rappresentano 50.000 cittadini). Qualora – spiega Lombardi – un comune o più comuni non rappresentino 50.000 persone possono rivolgere istanza alla Giunta Regionale perché sia lei a proporre il progetto di legge di fusione.

L’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale una volta ricevuto il progetto di legge entro 8 giorni lo trasmette alla Provincia competente per un parere che deve essere rilasciato entro 60 giorni. Ricevuto il parere, gli atti passano alla I°Commissione (Bilancio, Affari Istituzionali, Europa) che entro 15 giorni esamina il progetto di legge e lo trasmette all’Aula con una proposta di risoluzione per indire il Referendum. L’Aula, se ritiene che ricorrano i requisiti previsti dalla legge, approva tutti gli articoli del progetto di legge di fusione (in modo che sia chiaro ai cittadini su cosa si svolge il referendum) ma non approva il progetto nel suo complesso, rimettendo la valutazione finale all’esito del referendum. Nel referendum votano anche i residenti non cittadini italiani ma cittadini di un Paese UE.

Entro 10 giorni dalla delibera del Consiglio Regionale il presidente della Regione, con proprio decreto, indice il referendum. Il referendum si deve svolgere in una domenica compresa tra il 60° ed il 90° giorno successivo alla emanazione del decreto del Presidente della Regione. Qualora il decreto sia emesso dopo il 1° aprile il periodo utile decorre dal successivo 15 settembre. Le spese per il referendum sono a carico della Regione, ma vengono anticipate dai comuni interessati. Una volta espletato il referendum, il Consiglio Regionale ne valuta l’esito e delibera definitivamente in merito al progetto di legge di fusione.

 

 

Tags: commissionecomuniemilia romagnafusionemarco lombardi
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