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Home Località Cattolica

Il Patto di stabilità che stoppa i Comuni

Redazione di Redazione
22 Luglio 2013
in Cattolica, Finanza pubblica, In primo piano, Misano, Riccione, Saludecio, San Giovanni, Valconca
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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A Riccione si parla di una capacità di contrarre mutui di 10 milioni di euro, però il Patto di stabilità lo vieta. Il Comune di Cattolica potrebbe fare investimenti per alcuni milioni di euro, ma il Patto di stabilità glielo impedisce. Il Comune di Saludecio è nella stessa situazione. Addirittura avrebbe le potenzialità per accendere mutui tra i 2-4 milioni di euro, ma il benedetto Patto di stabilità dice che non è possibile. San Giovanni in Marignano, nonostante il fardello dei mutui (circa 20 milioni di euro) potrebbe aprire il rubinetto e far uscire un milione in opere pubbliche. Invece, impossibilitato, ha dovuto rinunciare ad un contributo dagli enti superiori per la nuova scuola elementare. Quasi un’assurdità.

Nelle stesse situazioni si trovano anche Rimini, Riccione, Misano, la Provincia di Rimini e i restanti comuni del territorio. Insomma, se tutti gli enti locali potessero usufruire del disco verde un aiuto all’economia, quella che tutti chiamano crescita, potrebbe arrivare. Metterebbero in moto un circolo virtuoso in poco tempo. “Svalicata la crisi – afferma Giuseppe (Pino) Sanchini, sindaco di Saludecio (una sciocchezza di debito di 1,4 milioni) -, a piccoli passi, comuni, province, regioni e Stato hanno il dovere di abbattere il debito pubblico”. “Con il nostro bilancio in ordine – continua Sanchini – potremmo fare mutui per 2-4 milioni. Il diktat romano è assurdo; chiudere i rubinetti così, significa chiudere la democrazia. A rimetterci sono soprattutto i piccoli comuni; di certo più virtuosi dei grandi. Sembra che a Roma non sappiano le conseguenze dei loro atti, eppure noi abbiamo spiegato la nostra situazione. C’è un assurdo gioco di forza. Io ente superiore decido, anche se è ingiusto. I grandi spesso solo per studi e consulenze spendono milioni di euro. Con i 5 milioni di concorsi e progettazione del teatro Galli di Rimini, io rifaccio il mio comune, ad esempio”.

“Il debito di Cattolica – rimarca il sindaco Piero Cecchini – è stato contratto per le opere pubbliche; non avremmo l’ospedale, non avremmo una città accogliete, non ci sarebbe un patrimonio immobiliare privato di valore. E’ vero negli anni addietro sono state fatte patacate come gli swap. Se comuni e province sono sotto la tagliola dello spending review, lo Stato centrale di sobrietà ne ha fatta poca. Anche col nostro debito/investimenti (32 milioni nel 2012, erano 35,7 nel 2010), senza il patto potremmo, almeno potenzialmente, fare mutui per 3-4 milioni. Fossimo nell’eventualità, opterei solo per un milione. Ci vuole prudenza e visione del futuro, come per un’azienda e una famiglia [ndr, Cecchini è innovativo e accorto titolare dell’Umpi, tele-controllo delle reti elettriche]. Però è questione di scelte; più mutui significano meno spese correnti. Cioè si fa il grosso investimento per un’infrastruttura, però poi devi tagliare le spese dei servizi”.

Con mutui apri a 13 milioni (1.070 euro per famiglia), Misano ha uno delle migliori situazioni finanziarie della provincia di Rimini. Il sindaco Stefano Giannini: “Impossibilitati a contrarre mutui, grazie al patto non di stabilità ma di stupidità negli ultimi tre anni, perché costretti, abbiamo tagliato il debito di oltre 3 milioni di euro (da 16,5 a 13 milioni), invece con gli investimenti potevamo dare una mano a far ripartire l’economia. Le spese dei comuni entrano subito nel circolo. Questo patto tra Stato, regioni, province e comuni, solo sullo Stato non pesa, che dal 2008 al 2011 ha fatto balzare il debito dal 103 del Pil al 121%”.

San Giovanni è uno dei comuni con più mutui, circa 20 milioni, ma la cittadina è stata rivoltata come un calzino. Si potrebbe quasi dire che basterebbe cambiare i gerani nelle fioriere. Il sindaco Domenico Bianchi: “Un milione in opere pubbliche noi le potremmo fare. Fermi al palo. Nel nostro piccolo qualcosa però contro la crisi è stata fatta: saldate tutte le fatture emesse entro lo scorso 31 dicembre. Siamo nel mezzo di un’assurdità; se lo Stato tagliasse i suoi costi (è lì che si annidano gli sprechi) e desse la possibilità di spendere ai comuni, un aiuto alla ripresa ci sarebbe. Auspico un allentamento della cintura nel 2013”. Riccione. Il sindaco Massimo Pironi: “Riccione avrebbe la forza per sostenere investimenti per 3-4 milioni l’anno. La spesa darebbe da una parte sviluppo, dall’altra riqualificherebbe la città, le scuole; si investirebbe sulle fonti rinnovabili. Il vincolo lo pone lo Stato e questo i cittadini lo devono sapere. Come dice Visco di Bankitalia siamo un paese indietro di 25 anni. Non è possibile che Roma aumenti il suo debito, tagli i trasferimenti ai comuni e vieta loro anche le spese sostenibili nel nome del patto di stabilità”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: debitoinfrastuttureinvestimentipatto di stabilitàscuolesindaci
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