di ECCI
L’Italia è il Paese dove c’è abbondanza di leggi, regolamenti, ecc. pertanto dovrebbe filare tutto liscio come l’olio ed essere una nazione virtuosa. Ma non è così. Purtroppo. La cultura della furbizia ha prodotto gravi danni economici e sociali. Tanto che siamo uno dei Paesi a più alta tassazione, perché abbiamo l’evasione fiscale più alta e la più diffusa illegalità. Cose che ci fanno scivolare nelle ultime posizione nella classifica dei paesi civili. Tante leggi che si sovrappongono capaci di creare solo farraginosa burocrazia. E poi grande carenza di controlli.
I comuni devono fare salti mortali per mantenere i servizi ai cittadini, schiacciati dai tagli di governo, la crisi e l’evasione. E allora per fare sopravvivere quei servizi, che sono le fondamenta della coesione di una comunità, sono costretti ad inasprire la tassazione locale. Tassazione forzata dalle manovre di tagli dei vari governi centrali, e addirittura costretti pure a fare da gabellieri per lo Stato come ad esempio avviene con l’Imu e la Tares.
Ci sono altre strade da percorrere per gli amministratori locali per fare quadrare i conti di bilancio? Forse sì. Lo si può fare iniettando anche un poco di quel bisogno di giustizia sociale e fiscale e riducendo quella scellerata cultura della illegalità diffusa, che spesso diventa anche brodo di coltura per la criminalità organizzata.
Pensiamo che in tanti provano rabbia, poi sconforto e alla fine rassegnazione, quando i loro comportamenti virtuosi e onesti vengono vanificati dall’abuso arrogante di tanti altri. Un esempio eclatante: chi paga tutte le tasse ed è costretto a pagarne un supplemento per chi non le paga. Questo vuol dire che l’onesto è più povero, e il furbo beneficia dei servizi della collettività a sbafo. Altro esempio banale: la raccolta differenziata dei rifiuti. Il virtuoso separa tutto e non butta una carta in terra. Questo comportamento arricchisce la società col recupero di materie prime e difende l’ambiente. Poi vai ai cassonetti e dentro, ma anche fuori, trovi di tutto alla rinfusa. Ciò vanifica il lavoro paziente di separazione di tanti altri, e crea degrado e sporcizia nella propria città. Ma si potrebbero fare tanti altri esempi. La frustrazione e l’umiliazione per ogni cittadino onesto e virtuoso è notevole. Il suo “fare comunità” non paga, anzi, è il furbo e il disonesto che vince sempre (o quasi). Perché? Pochi o nessun controllo, poche o nessuna sanzione. Poi magari sono proprio i furbi che alimentano lo “sbuffamento” da bar: la città è sporca – dicono -, manca questo e manca quello, e via lamentando. Ma fai qualcosa anche tu, cazzo!
Dunque l’idea è quella di colpire veramente e duramente i comportamenti trasgressivi dei furbi e sanzionarli senza pietà. Questo avrebbe due conseguenze positive: 1) aumenterebbero le entrate dei comuni; 2) migliorerebbe la cultura della legalità e del comportamento civile. Mostrare i denti con una saggia repressione a volte aiuta ad educare. Citiamo due esempi per fare ricredere quei pochi che pensano che in Italia non sia possibile: l’uso delle cinture di sicurezza e il fumo nei locali pubblici. Nonostante, come dice disinvoltamente qualcuno, che “siamo italiani”, ebbene quei comportamenti volenti o nolenti sono stati acquisiti col vantaggio di tutti.
Vediamo su quali settori si potrebbe agire. Prendiamo ad esempio i regolamenti del Comune di Cattolica. Smaltimento rifiuti. Il Regolamento comunale prevede sanzioni pecuniarie che vanno da 25 a 516 euro. Un squadra che almeno un paio di volte alla settimana gira per la città e apre i cassonetti, verifica i sacchetti smaltiti furbescamente e anche quelli buttati fuori. Cinquanta volte su cento, sicuramente è possibile arrivare al trasgressore. Se in un anno si scovano 500 maleducati (cosa molto facile) per una media di 50 euro di sanzione, arrivano 25mila euro. Affissioni e pubblicità abusive. 16 euro ad ogni pezzo abusivo, più 51 su base sezione. Con i conti della serva facciamo 200 trasgressori per una media di 50 euro e arriviamo ad incassare altri 10mila euro. Deiezioni canine. Il Regolamento comunale prevede una sanzione minima di 25 euro fino alla massima di 516. Stesse sanzioni per la tenuta dei cani: museruole, guinzagli e detenzione all’interno di cortili privati. Con un controllo accurato negli orari giusti (della passeggiatina-cagata del proprio cane), arriveremmo a dimezzare la brutta situazione di fare slalom sui marciapiedi. In più 300 maleducati sanzionati per una media di 50 euro, ed entrano altri 15mila euro. Abuso suolo pubblico. Sanzione di 168 euro, più quella prevista dal Codice della strada. Per i lavori sono 841 euro. In modo particolare d’estate abbiamo attività (bar, ristoranti, negozi…) che hanno piazze espositive che si dilatano a uso e comodo proprio. Anche per tutelare chi si comporta onestamente, un centinaio di sanzioni per una media di 250 euro fa 25mila euro. Poi una ventina di occupazioni abusive per lavori e aggiungiamo altri 20mila euro nel nostro bilancio. Contravvenzioni Codice stradale. Da 24 a 1.000 euro. Di multe ne vengono elevate già troppe. Questo sicuramente è il pensiero diffuso. Anche perché si colpisce prevalentemente la sosta nelle strisce blu. Ma ci sono anche: la sosta con disco orario che non viene rispettata, lo scorrazzamento, a volte pericoloso, di auto e motorini, ecc. Aggiungeremo 1.000 infrazioni varie per una media di 100 euro e incameriamo altri 100mila euro. Evasione Ici-Imu-Tarsu. Sulla base degli accertamenti degli anni passati, forse è possibile raggranellare ancora qualche centinaia di migliaia euro. Gli uffici preposti ci stanno lavorando, ma andrebbero potenziati. Pensiamo alla situazione di tante residenze fittizie dove figli e parenti stretti ci abitano solo virtualmente. Lo scopo? Pagare l’aliquota Imu più bassa. Evasione Irpef. La nuova legge consegna il 100% delle tasse evase recuperate, ai comuni che segnalano. Qui è una prateria. Fare 200 segnalazioni ben documentate ogni anno alla Guardia di finanza potrebbe portare nel giro di qualche anno un gruzzolo di diverse centinaia di migliaia di euro. Pensiamo anche al settore turistico, eclatante sono gli affittacamere. Centinaia di appartamenti che vengono affittati nel periodo estivo: molti non denunciano le presenze (con danni statistici sui flussi turistici) e non pagano un centesimo di tasse.
Senza fare i ragionieri, prendendo ad esempio Cattolica, si potrebbe arrivare complessivamente ad una milionata di euro. Una bella boccata di ossigeno. Negli altri comuni si potrebbe arrivare a cifre ancora più corpose, perché a Cattolica, anche se insufficiente, un minimo di controllo viene fatto. Fatto il sogno del “pataca” sulle ipotetiche nuove entrate comunali, bisogna ritornare al sistema dei controlli. Ovviamente i vigili, ma non solo. Si pone un problema organizzativo e culturale che dovrebbe coinvolgere tutte le macchine amministrative dei comuni e amministratori. Restando con i piedi per terra ci troviamo di fronte a problemi seri: carenze di personale, a volte anche di scarsa preparazione e motivazione, e pochi soldi. Però gli amministratori locali, se vogliono avere una visione più aziendale, dovrebbero capire che sono i settori che fanno entrata che andrebbero potenziati.
E allora i vigili (oltre alle classiche multe, le residenze sospette, deiezioni canine, smaltimento rifiuti, occupazione suolo pubblico, maggiore controllo del territorio, ecc.), i servizi tributari (recupero evasione), la vigilanza urbanistica (contro gli abusi edilizi), i servizi attività economiche, dove si smistano licenze, passaggi di proprietà che dovrebbero essere segnalati alle forze di polizia per evitare prestanomi, magari in odore di mafia, ecc.
Insomma macchine comunali che dovrebbero ristrutturarsi e adeguarsi a nuove e vecchie necessità. Certamente è più facile alzare qualche tassa e più difficile battagliare e organizzare i propri dipendenti (a partire dalle dirigenze) per rafforzare il lavoro dei controlli. Forse potrà servire qualche dipendente in più, ma qualcuno di quelli che ci sono potrebbero essere impiegati nei settori utili per incrementare quelle risorse economiche che oggi non ci sono più. Più organizzazione e dialogo tra i settori per lo scambio di informazioni e utilizzo programmato delle banche dati, qualificare il personale e dotarlo di nuovi strumenti necessari. Sono costi sostenibili di poche decina di migliaia di euro, ma che ne possono fruttare svariate centinaia di migliaia . Potenziare i servizi di controllo vuol dire più entrate e meno tasse per i cittadini, vuol dire maggiore e più qualificata occupazione, vuol dire giustizia fiscale e giustizia sociale. Dopo un anno o due di serrata caccia a furbi, maleducati, e trasgressori paraculati, anche l’andazzo dell’illegalità diffusa diminuirebbe. Comportamenti più civili, bilanci con maggiori entrate, meno carico fiscale sui cittadini.
Importante: l’inasprimento dei controlli sarebbe giustificabile e accettabile anche dall’opinione pubblica, perché le nuove entrate non sarebbero nuove tasse, ma sanzioni pecuniarie contro chi trasgredisce leggi e regolamenti offendendo il senso civico della comunità. Anche i cosiddetti “pataca” ovvero gli onesti e virtuosi, potrebbero avere il loro riscatto. E vissero tutti più felici e contenti…
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