“L’ho visto, mi piaceva. L’ho recuperato per restituirlo al territorio”. Si sta parlando del castello di Granarola di Gradara (PU). La riflessione è del cattolichino Marco Morosini ( nella foto), progettista uscito dall’Isia di Urbino, fotografo, il creatore degli oggetti Brandina. I 700 metri quadrati si trovano su uno dei poggi più belli del mondo, afferma il suo amico Roberto Gerboni, una laurea in lingue straniere e dj per passione. Al largo, il blu dell’Adriatico interrotto da un balcone un po’ più alto, Gradara. Sulle colline lo sfregio al creato figlio delle cementificazioni degli ultimi 25 anni.
Grafico di successo (da giovane anche in Fabrica di Benetton), Morosini acquista il rudere nel 2007: mura pericolanti invasi da rovi, con attorno piante nobili che richiedono decenni di accorta pazienza: lecci, allori, olmi, querce… In piedi brandelli di mattoni scalcinati ed un’elegante torre civica in pericolo di crollo. A vendere un costruttore che pensava a villette a schiera. I lavori partono nel Natale del 2008. Durano quattro anni e mezzo. Morosini ci ricava 9 residenze di sobria bellezza: angolo cottura nel soggiorno, camere da letto, bagno e uno spazio comune con una caterva di libri. Di varie metrature, ognuna è caratterizzata da un nome che sanno narrare storie: “Sopra il cielo”, “Magiche bottiglie”, “Granaio”, “Mare”, “Colombaia”, “Meridiana”, “Torre dell’artista”, “Bianca maiolica”, “Tana della volpe”.
Morosini ha curato spazi, ambienti, gli esterni e progettato ogni componente interno: tavoli, sedie, letti, lampade, vetrine… Racconta: “Abbiamo usato solo materiali naturali; e ogni cosa è stata costruita su misura da artigiani delle province di Rimini e Pesaro. Unica eccezione i letti fatti a Città di Castello. Durante i lavori con i sassi recuperati abbiamo fatto i selciati”. Un risultato degno dell’ordine dei Servi di Maria: “Dio si raggiunge anche attraverso la bellezza”. Uno degli universali.
Le nove residenze del “Castello di Ganarola” si rivolgono ad una clientela straniera. Morosini: “Le abbiamo messe in vendita sui mezzi on line, sia direttamente, sia indirettamente. Ci piacerebbe che possiamo diventare il punto dal quale visitare il Centro Italia. Già molte le prenotazioni”. “La qualità e le cose belle – continua nella riflessione Morosini – contagiano. In questa crisi economica e in questo disastro nessuno parla di cultura e di turismo. Questa dovrebbe essere la risorsa dell’Italia. Ho comprato da un costruttore che ci voleva fare la solita speculazione selvaggia che ha rovinato il Belpaese”.
Grafico e fotografo affermato con studio a Pesaro. Tra i suoi clienti il Museo Ferrari. In questo momento ci sono quattro mostre tutte allestite dal cattolichino. Marco Morosini è salito con i colori delle borse Brandina sulle sacre tavole della ribalta. Le sue borse sono indistruttibili. Fatte con i fili delle brandine, cucite, sono rifinite in pelle. La sua lampadina nasce per puro caso nel 2007. La Provincia di Rimini nelle persone dell’assessore al Turismo cattolichino Massimo Gottifredi e del dirigente di settore, il riccionese Massimo Masini, gli commissionano un libro fotografico che racconta l’universo dei bagnini da Cattolica a Bellaria. La pubblicazione si intitola “Divi di Rimini”. Già autore di due libri con Electa-Mondadori (“Kosovars” e “No copyright”), Morosini ritorna dalla prestigiosa Electa “Il libro è bello – ricorda -, ma gli mancava un ‘che’. Non so come, penso di metterci una sovracoperta: le tele delle brandine con i caratteristici colori. Poi penso che sarebbe stato bello fare delle opere d’arte con questo materiale. Esporle a New York e abbinarci qualche oggettino dello stesso materiale nel book shop”. “Progetto la prima borsa – rievoca Morosini -. Ne faccio 500 esemplari. Le vado a vendere. Vanno a ruba”.
Da allora è un crescendo degno del miglior Rossini. Nel 2009, apre il primo negozio monomarca a Cattolica, nella centralissima via Bovio. Oggi, le Botteghe Brandina (come ama chiamarle) sono 12 di cui 4 di proprietà e 8 affiliate (“è meglio usare le parole in italiano” dice orgoglioso Morosini). Il 18 giugno, Morosini è andato a Capri, per cercare di aprire nel salotto dei salotti del mondo dai tempi dei Romani. Si porta con sé anche uno scatolone con le borse che esprimono gioia, spensieratezza e allegria. Se trova l’angolo giusto, quello che gli garba, imbraccia il cavalletto e via una foto da utilizzare come promozione. Morosini: “Per far andare bene un’azienda si inizia dal non sciupare le risorse. Poi bisogna essere veloci, snelli ed efficaci. Le idee bisogna avere il coraggio di concretizzarle. Avere una direzione e menare lì. E fare tante ore, dalla mattina presto”. Oggi, Brandina significa una cinquantina di prodotti, una ventina di addetti. Con la produzione fatta da abili artigiani tra Rimini e Riccione. Puro made in Italy.
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