Sono tornate tutte blu le bandierine sulla nostra Riviera. Rimane il divieto solo alla foce del Marecchia. Insomma, si può tornare anche a fare il bagno. Non era così nei giorni scorsi quando invece erano scattati tutti i divieti di balneazione (per il monitoraggio in tempo reale QUI). Singolare protesta per il Balnea Museum , il museo virtuale del turismo balneare fondato nel 1997, che il prossimo 1° luglio chiuderà i battenti. Non un giorno qualsiasi. Ma in quello del centosettantesimo compleanno della Riviera di Rimini. Lo farà, come scrivono nella loro laconica nota i diretti interessati “in segno di solidarietà con il mare e la spiaggia feriti dallo scarico in mare delle fogne dei giorni 24 giugno scorso” (giorno del nubifragio, ndr).
E così farà nel futuro per ogni apertura di scarichi che si ripeterà. Chiuderà i battenti anche ad ogni prossimo convegno di quei “chiacchieroni che continuano a radunarsi per parlare di turismo senza produrre né soluzioni né decisioni. Venditori di parole che continuano a nascondere polvere sotto il tappeto, cospargendo la costa di qualche effimero belletto che dura al massimo una stagione. I riminesi, presi dalle loro apprensioni stagionali, di certo non si accorgeranno della serrata di Balnea, ma tra le migliaia di visitatori d’ogni continente che giornalmente visitano le centoventi sale del museo virtuale riminese, qualcuno forse sì. Serrata Turisticaly uncorrect? Certo. Comunque non quanto il continuare a raccontarsi bugie e accettare sorridendo, senza nulla fare, il degrado che sta pervadendo questa nostra bella riviera. Che merita più intelligenza, più coraggio e più qualità.”
Un problema enorme quello del sottosuolo riminese inteso come sistema fognario. La questione, letteralmente recentemente riesplosa. “Il nubifragio – scrive il consigliere di opposizione Eraldo Giudici (Pdl) – ripropone l a “doppia questione” sottesa al sistema fognario riminese. Da una parte il problema degli sversamenti a mare , dall’altra il problema della salvaguardia idraulica della zona urbana. Purtroppo nonostante gli appelli autorevoli di “all’erta idraulica”, proposti da organismi deputati alla tutela idrogeologica del territorio, e da esperti ingegneri, sembra che Rimini preferisca far girare “la ruota della fortuna” piuttosto che affidarsi ai lumi della ragione. Per questo – scrive Giudici rivolgendosi al Sindaco – Le ripropongo la necessità di completare la deviazione delle acque piovane provenienti dal forese verso le aste fluviali principali , per alleggerire la pressione idraulica sulla zona urbanizzata, e di ripristinare, nel tratto urbano, le sezioni delle fosse consortili pregiudicate da un’espansione urbana inconsulta. Le segnalo altresì, per l’ennesima volta, l’urgenza di dotare i sottopassi riminesi di sistemi semaforici automatici di blocco della circolazione in caso di allagamento. Infine per entrambe le questioni “sversamenti a mare” e “salvaguardia idraulica” la sollecito, come ha fatto nel 2012 il Comune di Milano, ad adottare un (PUGSS) Piano Urbano Generale dei Servizi nel Sottosuolo di utilità più generale, ma che comporta l’analisi razionale della situazione attraverso una ricognizione quali-quantitativa delle infrastrutture sotterranee, esperibile anche con indagini georadar. In tal modo si potrebbe sopperire a quel che pare un difetto di conoscenza del sottosuolo riminese che, per il reiterarsi periodico di allagamenti, sembrerebbe privo di una adeguata rete fognaria dotata di scolmatori delle portate idrauliche, dai tratti più carichi a quelli meno carichi, per prevenire dal rischio di allagamenti le zone urbane ed evitare sversamenti intempestivi a mare.”
La rabbia e la protesta è scattata anche sulla rete e sui social network. “Mi sono letto tutti i quotidiani locali di oggi 26 giugno 2013 – ha scritto Sergio Giordano presidente di Basta Merda in Mare. – Dal momento che non ci sono stati interventi fognari ancora risolutori della merda in mare il diluvio che c’è stato su Rimini aveva quindi i medesimi sfoghi a mare degli anni precedenti. Quindi il mare si stava trovando ad accogliere merda come ha sempre fatto e che abbiamo sempre segnalato in questi 30 anni. Vale quindi forse il discorso ad esempio dell’ imbuto strapieno con il collo bottiglia (scarichi a mare) troppo stretti per la massa d’acqua che arrivava? L’unica cosa che non mi convince in questo disastro è l’apertura alle 17,35 dello scarico Ausa (dove arriva lo sfogo del centro storico) e il fatto che l’effetto risucchio lavandino nella zona del Club Nautico sia arrivato, sembra, solo verso le 20. Bisognerebbe (perché non ero sugli scarichi, dal momento che stavo tutelando contro la piena la mia casa questa volta e ci sono riuscito perché ho le dotazioni di emergenza da 25 anni) che qualcuno ci dicesse se le paratie a mare degli scarichi, già prima della pioggia prevista, erano libere dalla sabbia che preme sulle paratie (i Salvataggi in loco lo potrebbero sapere ) mentre Hera ci deve spiegare bene e tecnicamente, con una conferenza stampa e in presenza di tecnici esterni, se l’apertura è stata tempestiva su tutti gli scarichi oppure no! Solo così si potrà essere sereni nel dividere il sacro dal profano.” Un tema complesso, certo, ma che va affrontato. Tutti i riminesi si sono fatti un nodo al dito. La questione non è più rinviabile.
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