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Uno, cento, mille: tanti ne vorremmo di Adriano Olivetti

Redazione di Redazione
28 Ottobre 2014
in In primo piano, L'altra pagina
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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adrianoolivetti_copertinaautobiografiadi ALBERTO BIONDI

Se Adriano Olivetti fosse ancora vivo, definirlo semplicemente un imprenditore andrebbe incontro al suo disappunto. É sbagliato, oltre che ingiusto, circoscrivere la sua personalità al successo industriale della sua azienda, perché di uomini con un simile talento il mondo trabocca, mentre Adriano è un caso unico nel suo genere. Molto più che un “businessman”: promosse assieme alle innovative macchine da scrivere una rivoluzione intellettuale che lasciò un segno profondo, colmando per la prima volta il divario tra capitalismo e comunismo, due concezioni opposte della fabbrica. Adriano prese il meglio da entrambe rigettando sia il materialismo che la logica del profitto, e il risultato è la Olivetti, il “miracolo di Ivrea”, l’azienda che pose al centro dell’attenzione il lavoratore e la sua tutela .

Per chi non si fosse accontentato della fiction targata Rai andata in onda la settimana scorsa, è possibile conoscere più a fondo l’Olivetti Pensiero leggendo Il Mondo che Nasce (Edizioni di Comunità, pagg. 137, 12€), dieci scritti per la cultura, la politica e la società. Leggerli è un toccasana per lo spirito, un lume di speranza su questo presente così incerto e smarrito. Ogni paragrafo una verità: “Rendere umano il lavoro può apparire un’espressione retorica se letta o ripetuta distrattamente nel corso di un elzeviro o di una conferenza: lo è molto di meno, e si colma invece di una palpitante, severa verità, per coloro ai quali sia toccato il destino di poter intervenire e modificare il destino di migliaia di altre persone, ognuna con una sua dignità, una sua luce, una sua vocazione”. Olivetti si scaglia contro la disumana ripetitività del lavoro, è consapevole che senza un fine elevato l’opera umana è destinata a fallire. Non sembra rivolgersi solamente agli operai dei suoi stabilimenti, ma le sue riflessioni raggiungono tutti, sono ecumeniche, come le parole di un santo o di un filosofo in giacca e cravatta. E ancora: “Noi tutti crediamo nel potere illimitato delle forze spirituali e crediamo che la sola soluzione alla presente crisi politica e sociale del mondo occidentale consista nel dare alle forze spirituali la possibilità di sviluppare il loro genio creativo. […] Verità, Giustizia, Bellezza e, soprattutto, Amore. Non si può parlare di civiltà se uno solo di questi elementi è assente”.

Adriano non risparmia nemmeno il sistema politico del nostro Paese, apparentemente rimasto immutato: “Un parlamento e un governo, secondo l’ordine e il metodo della scienza, dovrebbero essere composti da educatori, economisti, urbanisti, igienisti, giuristi e via dicendo, cioè da veri studiosi, nella teoria e nella pratica, delle funzioni sociali, e invece vediamo nel parlamento e nel governo nove decimi di uomini impreparati che non riconoscono seriamente i valori scientifici. […] Senza questa comprensione dei valori scientifici e spirituali vediamo l’attività dello Stato disperdersi, disintegrarsi, sconnettersi in mille provvedimenti caotici, dispersivi, che non conducono ad alcun fine organizzato e consapevole, se non quello fraudolento di ingrandire la potenza del proprio partito, favorendo clientele e interessi particolari”.

É interessante scoprire come Olivetti descrive il cammino evolutivo della sua azienda, narrandone le tappe dalla fondazione, lo sviluppo, fino ai successi internazionali. Non si perde mai di vista quel contatto umano, a tu per tu, tra Adriano e i suoi lavoratori, tanto che nelle sue parole le etichette “padrone” e “operaio” arrivano a perdere di significato. Olivetti affronta temi che i nostri moderni imprenditori stentano ad accennare: la disoccupazione come piaga da combattere ad ogni costo; la condizione femminile e della maternità come un qualcosa di sacro da tutelare, contro ogni discriminazione; ma anche proposte per un nuovo ordinamento sociale basato sulla Comunità, “né troppo grande né troppo piccola”, che permetta agli uomini di riconoscersi in gruppi identitari saldi, autosufficienti, in armonia con il paesaggio; il primato dell’educazione e della cultura come strumento di levatura sociale e morale (ricordiamo la grande biblioteca dello stabilimento di Ivrea aperta a tutti i dipendenti, poi replicata e divenuta cifra caratterizzante di ogni azienda Olivetti). Dentro al “Mondo che Nasce” c’è tutto, un prontuario di vita da leggere e rileggere scritto da un uomo visionario, illuminato. Che sul cammino che ci aspetta dice: “Il mondo che nasce sarà fondato su valori spirituali e l’aiuto non ci verrà né dall’Occidente né dall’Oriente. Attraverso le tenebre che ancora lo avvolgono, il mondo si avvia verso una nuova spiritualità, verso un nuovo ordine. Questa nuova spiritualità non potrà mai nascere da un uniforme livellamento della vita e del mondo, ma cominciando con un rifiuto motivato e cosciente del potere centralizzato, la molteplicità e l’individualità dell’uomo finalmente libere saranno proiettate nel futuro”. Altro che imprenditore, qui siamo di fronte a un Maestro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Tags: adriano olivetticomunitàdistributoreedizionindArecensione
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