Ieri – scrive il Consigliere comunale Eraldo Giudici (Pdl) – ho avuto l’occasione, quale componente della 4° Commissione Consiliare, di visitare il carcere di Rimini. Fa sempre un certo effetto solcare le mura e le sbarre, che restringono la libertà di un uomo, e vien da pensare – e se toccasse a me- , se no c’è il rischio di restare indifferenti in una prigione di perbenismo, che pensa piuttosto a scansare, come a dire fatti più in là. Invece abbiamo incontrato dei volti, quelli dei carcerati, che ci hanno parlato dei loro drammi e dei loro bisogni , abbiamo incontrato delle persone e non siamo rimasti semplici “telelespettatori” .
I ristretti nel carcere riminese hanno bisogno di cose semplici: di carta, di penne, di sigarette…. ma, ancor più, di sentirsi utili, di stringere rapporti che, in prospettiva, possano dare loro la speranza di rifarsi una vita. Per questo credo occorra ripristinare quelle esperienze lavorative che, un tempo, erano proposte ai carcerati riminesi: lavori socialmente utili, da parte delle amministrazioni pubbliche, esternalizzazione di fasi produttive, coinvolgimento diretto in attività economiche da parte in aziende dei più diversi settori . Di casi esemplari ce ne sono, in diverse parti d’Italia, come quello di Padova, che abbiamo conosciuto al Meeting di Rimini, che ormai ha rinomanza ultranazionale. Col Presidente della Commissione Avv. Vincenzo Gallo abbiamo proposto ai colleghi la destinazione dei gettoni di presenza (circa 1500 euro) ad opere ed iniziative a sostegno delle attività di riscatto sociale dei detenuti riminesi.
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