di BERNADETTA RANIERI
Lavoro, ancora tempi bui. I dati elaborati dal Sole24Ore sui numeri dell’indagine Excelsior-Unioncamere delineano un bilancio in rosso per quanto riguarda le assunzioni del 2014 rispetto al 2013 nella provincia di Rimini. Si parla di un 17% in meno (480 i posti di lavoro sfumati), senza contare le assunzioni dei lavoratori stagionali. Insomma, quella del lavoro sta diventando un’emergenza senza precedenti se si considera anche il fatto che Rimini è la peggiore tra tutte le province dell’Emilia Romagna. A confermare questo trend è anche l’aumento al ricorso degli ammortizzatori sociali. Mentre in tutta Italia cala, a Rimini la richiesta aumenta. I sindacati non nascondono la loro preoccupazione e in una nota firmata dalla CGIL di Rimini si evidenzia come nel periodo gennaio-luglio 2014 ci sia stato un calo di Cassa Integrazione Ordinaria ( -146.289 ore in provincia di Rimini pari a -27,5%) ma un notevole incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Straordinaria (+722.231 ore +38,4%) e un forte incremento del ricorso alla Cassa Integrazione in Deroga ( +1.002.459 ore pari a + 188%).
IL PUNTO DI VISTA. “La diminuzione della cassa ordinaria e l’incremento della straordinaria e della cassa in deroga – spiega la CGIL – significano l’esaurimento del primo strumento e la strutturalità della crisi. Il dato della deroga è inoltre sottostimato perché molti accordi non sono ancora stati conteggiati a causa della mancata copertura finanziaria”. Ma è di questi giorni la notizia dell’avvenuta firma dell’accordo in Regione che assicura gli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre 2014 e lo stanziamento di ulteriori risorse economiche per fronteggiare questa situazione di emergenza. Sul territorio riminese, fanno sapere dalla Cgil, i settori maggiormente colpiti sono l’edilizia e la metalmeccanica. Per comprendere l’entità della crisi nel settore del mattone, un dato per tutti: tra il 31 luglio e l’8 agosto sono fallite quattro aziende e i dipendenti coinvolti sono 95. Dieci aziende dello stesso settore sono in concordato e tre sono in crisi. I dipendenti coinvolti circa 500.
Per ciò che riguarda la metalmeccanica, su un campione di 32 aziende della zona Valconca, tre aziende sono fallite e 26 stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali e i contratti di solidarietà. Si registra anche un segnale positivo: tre aziende dichiarano di non avere difficoltà o sono in espansione. Rispetto all’industria, anche l’artigianato non se la passa bene. Nell’artigianato si fa ricorso all’Eber (Ente Bilaterale dell’Artigianato) e non alla Cig in deroga e gli accordi firmati dalla Provincia sono in numero di 500. Resta il dato allarmante che in un anno 750 imprese hanno chiuso le porte portando con sé la scia di 750 famiglie sull’orlo della crisi.
Dal canto suo l’assessore alle Politiche del Lavoro Nadia Rossi (nella foto) conferma la “dicotomia del mercato del lavoro riminese: in difficoltà sul fronte del lavoro non stagionale (segno di una crisi che, da quattro anni a questa parte, non accenna ad allentare il morso), in crescita invece su quello stagionale. Un’anomalia per certi versi storica, il cui progressivo assorbimento, al di là del processo di destagionalizzazione in ambito turistico che va completato, chiama all’appello anche una serie di politiche nazionali, ormai non più rinviabili, e relative al rapporto tra scuola e lavoro”. La ricetta, secondo la stessa Rossi, potrebbe essere quella di incrementare i tirocini e gli stage scolastici soprattutto per i neolureati, un boccone che l’imprenditoria riminese stenta ancora a ingoiare, e dunque creare un “sistema Rimini” che possa costantemente lavorare dodici mesi all’anno. Resta il fatto che per il 2015 nessuno ha il coraggio di sbilanciarsi e fare previsioni, ma la speranza è quella di una variazione positiva della domanda-offerta di lavoro.
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