Sergio Facondini per i misanesi con più di 60 anni è stato un mito. Moro, mediterraneo, prima bagnino, poi cutterista, infine proprietario delle motonavi Leon d’Oro e Palma di Majorca. Insieme, ai coetanei, Sergio, frequentava il bar-pizzeria-ristorante-albergo “da Siro”, altro mito misanese. Sergio muore prima del tempo nell’88; il testimone di amore per il mare lo ha raccolto il figlio Graziano. Forse ha passato più tempo nei mari del mondo che sulla terra ferma.
Sposato con una signora di Cremona (la madre di Graziano è originaria di Brescia), un figlio di cinque anni, Elia, più uno in arrivo, da un decennio è uno dei cento comandanti dei Grimaldi, il gruppo napoletano leader mondiale nel trasporto di mezzi su gomme. La nave del misanese si chiama “Grande Portogallo”; 25 uomini di equipaggio (7 italiani), è lunga quasi 200 metri, ed è capace di trasportare circa 3.500 automobili. Dopo sei mesi di navigazione tra il Mediterraneo ed i mari del nord (dal Mar Nero fino alla Danimarca) lo scorso 27 ottobre è sbarcato a Valencia; ora, aspettando il bebè, lo aspetta un lungo riposo, fino al prossimo febbraio. Del suo lavoro racconta: “La mia è una storia di un lavoratore come tante. Se sei nell’Oceano, è rilassante: niente manovre ma soli turni di guardia. Come comandante sono reperibile 24 ore su 24”. Ma qual è la sua giornata tipo? “Eccola. Colazione alle sette del mattino. Pausa pranzo dalle 12 alle 13. Poi al lavoro fino alle 20. Il comandante fa tutte le manovre: entrata ed uscita dai porti”. Nella testa il mondo, a chi gli chiede quali sono i luoghi della sua memoria, racconta: “Sidney, Hawaii, Singapore, Rotterdam, Amburo, Anversa (diretto da una donna). L’Alaska è bellissima. I porti del Nord’Europa sono anche all’avanguardia della tecnica. Da loro c’è solo da imparare”.
E i porti italiani per quanto riguarda l’efficienza economica? Risponde il figlio di Sergio: “Siamo da cinque, purtroppo. Ci mancano le infrastrutture di collegamento, come le strade, le ferrovie. Abbiamo delle gallerie ferroviarie troppo piccole per far passare i container. E le merci, oggi, viaggiano nei container”.
Insomma, la politica potrebbe anche iniziare da qui per rendere competitivo il Belpaese. Mai corso rischi? Graziano: “Mai più di tanto. La prudenza è la stella polare che ti permette di tornare a casa; i rischi sono sempre ponderati. Ad esempio, io non affronto il mare quando le onde sono alte più di sei metri. Resto in porto, o sono alla fonda, o faccio avanti e indietro in un tratto di mare sicuro”.
Il suo gigante del mare (alto 47 metri, con 11 piani di carico) costa 50 milioni di euro (500 milioni i cugini da crociera). Gli hanno proposto più volte il comando delle navi passeggeri, ma ha sempre detto di no: “Ho rifiutato, perché ci trovo molto spettacolo. Il comandante è anche intrattenitore: un uomo da fotografia”. Classe ’72, prima di trasportare automobili e camion, come allievo ufficiale di coperta, Facondini ha lavorato sulle petroliere. Giunge alla corte dei Grimaldi quando la sua nave viene comprata (con l’equipaggio) dalla multinazionale napoletana. Graziano è nato in acqua. Grazie al babbo, si appassiona al mare, alle barche. Quando frequentava le superiori (istituto nautico di Ancona), nella stagione estiva, da giugno a settembre, lavorava sulla motonave del babbo. Non scendeva mai, neppure per dormire.
Il suo futuro? “Mi vedo sempre su una nave da trasporto”. Il suo rapporto con gli uomini dell’equipaggio? “La prima volta avviso, la seconda avverto, la terza mando via. Perché il tuo lavoro, lo deve fare un altro. E non è giusto“. Passioni? “Solo la famiglia: ti manca così tanto quando navighi…”.
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