Strano ma vero c’è chi ancora, nell’era di Google e dei navigatori satellitari, disegna mappe. I cartografi sono una specie umana in via d’estinzione, sia perché delle terre emerse non resta molto da scandagliare, sia per la pioggia di nuove tecnologie che ha modificato il nostro modo di viaggiare e con esso un intero ecosistema di professioni. Un po’ come il cocchiere o il telegrafista, per molti il cartografo appartiene già al passato, a un mondo perduto di traversate avventurose e carovane nel deserto. Eppure, tra le pieghe nascoste del ventunesimo secolo, abbiamo scoperto una curiosa eccezione: Maurizio Benvenuti (nella foto), di mestiere cartografo, è uno degli irriducibili amanti delle misurazioni in scala. Il suo nome accompagna una recente pubblicazione di Belletti Editore (unico ad occuparsi di carte geografiche nella nostra provincia) in cui viene raffigurata una nuova, dettagliatissima mappa della Romagna. Benvenuti ha lavorato a più riprese per ben quattordici anni, studiando, raccogliendo materiale, misurando… Il risultato è una carta del nostro territorio corredata da venticinque tavole di approfondimento, che descrivono puntualmente ogni aspetto geografico, climatico e culturale romagnolo. Un’impresa d’altri tempi. La carta murale presenta una plastificazione opaca antiriflesso e aste in legno, mostra in scala 1:150.000 il territorio romagnolo nella sua estensione fisica e amministrativa, e costa in totale 35 euro (chi desidera acquistarla, scriva a mauriziobenvenuti@bellettieditore.com).
Benvenuti, quali sono gli elementi di “novità” nella sua mappa della Romagna?
“Intanto le dimensioni: la nostra carta geografica è piuttosto grande (1×1.40m), ricca di particolari e corredata da venticinque tavole di supporto che approfondiscono ognuna un aspetto geologico, storico, linguistico, gastronomico o culturale del territorio. Da un certo punto di vista, il lavoro che hanno richiesto le tavole è stato superiore a quello della carta generale, proprio perché abbiamo voluto descrivere come mai prima d’ora ogni tratto identitario della Romagna”.
Possiamo quindi parlare di una realtà territoriale, storica e culturale “a parte” rispetto all’Emilia?
“Certamente, la Romagna esisteva da secoli prima che venisse assorbita dall’Emilia nel dopo Unità d’Italia. Stabilirne i confini è stato semplice, sia da un punto di vista strettamente geologico, perché le sue rocce (Appennino Tosco-Romagnolo) hanno avuto una genesi diversa rispetto a quelle dell’Appennino Ligure, sia da un punto di vista idrogeologico, climatico e soprattutto culturale. In paragone, l’Emilia non è mai stata un’entità tanto definita, il suo nome deriva soltanto dalla strada consolare che l’attraversa ma il suo popolo è frazionato in tante piccole identità cittadine separate. Tanto più che il dialetto emiliano possiede delle influenze lombardo-tedesche che il romagnolo, grazie alla presenza dell’Esarcato bizantino a difendere la nostra specificità linguistica ed etnica, oggi non possiede. Nella carta geografica, oltre al nome in italiano, è presente anche la dicitura delle città nel dialetto che lì si parla”.
Prima accennava anche ad un confine climatico della Romagna…
“Sì, a riprova che il nostro territorio possiede delle specificità proprie, il clima di questa zona è particolare e definisce anch’esso un confine identitario. Pensi soltanto al Sangiovese, un vitigno italico che cresce solo qui, e alla coltivazione dell’ulivo, che arriva fino alle colline dell’imolese e non prosegue oltre. Nelle tavole di supporto viene tutto approfondito”.
Crede che la gente conosca il proprio territorio o c’è invece un’ignoranza diffusa in materia?
“Purtroppo viviamo in un momento d’ignoranza dilagante, non solo geografica. Una volta era la terra a definire l’identità delle persone, a costituirne l’essenza, e conoscerla a fondo significava conoscere se stessi; ma poi è arrivata la globalizzazione. E allora via le radici di appartenenza, via il proprio retaggio storico e culturale, siamo tutti cittadini del mondo senza dimora né passato”.
“E questo cosa comporta?” domando, aspettandomi già la risposta del cartografo. “Che se non cambierà qualcosa, saremo cittadini sempre meno ricchi e più ubbidienti”. Mi congedo da Maurizio Benvenuti con la convinzione che dietro alle carte geografiche si nasconde ancora una profonda saggezza.
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