di FABIO PAZZAGLIA *
Da sempre le trivelle non sono gradite in riviera. Quando tre anni fa il Governo Monti con l’allora Ministro dell’Ambiente Clini, coinvolto di recente in una grave indagine con l’accusa di corruzione, fece sapere che il Governo avrebbe ripreso il programma di trivellazioni in Adriatico alla ricerca di petrolio, ci fu una rivolta da parte delle Regioni, delle Province e dei Comuni lungo l’asse dell’Adriatico. La Provincia di Rimini inviò al Ministro Clini un atto ufficiale in cui chiedeva di soprassedere. L’ex Assessora provinciale all’ambiente Sabba, neo Sindaca di Verucchio, commentò: “nefasto sia dal punto di vista economico, che estetico, che, soprattutto, di lungimiranza: nel momento in cui più consistenti si fanno gli investimenti da parte dei Paesi concorrenti sulle energie rinnovabili, Clini procede con la testa voltata all’
indietro”.
Nel frattempo sono cambiati i governi ma questa storia purtroppo va avanti e il nostro territorio corre il grave rischio di vedere le trivelle in azione per l’estrazione degli idrocarburi. Il Governo Renzi anziché prendersi una pausa di riflessione sembra voler accelerare. Il Premier e il Ministro dell’Ambiente Galletti, purtroppo per noi, sono favorevoli alle trivellazioni.
Ma quali sono i rischi a cui andiamo incontro? Basta guardare vicino a casa nostra per rendersene conto. Le ispezioni nei fondali dell’Adriatico, propedeutiche alla realizzazione dei nuovi impianti di trivellazione nel confine croato, realizzate lo scorso anno dalla società norvegese Spectrum, avrebbero sortito effetti collaterali inquietanti, contribuendo alla moria di tartarughe e delfini registrata negli ultimi mesi nelle aree già trivellate.
La Spectrum ha setacciato i fondali dell’Adriatico lungo le coste croate, in un’area complessivamente di dodici mila chilometri quadrati, alla ricerca di greggio e metano. Le ispezioni consistono nell’emissione, ogni dieci secondi, di un muro di onde sonore fino a 260 decibel, il doppio rispetto a un jet in fase di decollo. Le onde, insieme alle sostanze chimiche usate per oliare e raffreddare le trivelle, avrebbero avuto un ruolo nella moria di tartarughe e delfini. L’ex europarlamentare Pd Zanoni, autore nella precedente legislatura di tre interrogazioni a Strasburgo sulla questione, ha effettuato recentemente una conferenza stampa proprio dalla nostra spiaggia di Rimini per mettere al corrente l’opinione pubblica nazionale e locale dei gravi rischi a cui andrebbe incontro il nostro ambiente nel caso si realizzassero le trivellazioni.
Oltre agli evidenti rischi ambientali esiste poi anche un altro rischio, tutto ancora da confermare scientificamente, e cioè la sospetta relazione fra sciame sismico e trivellazioni in Adriatico. Non sta a noi accostare gli eventi sismici alle trivellazioni, le risposte scientifiche le devono dare gli esperti. Su trivellazioni e terremoti il Prof. Ortolani, Università di Napoli Federico II, direttore del Dipartimento di Scienza del Territorio, ha evidenziato che: “In molte parti del mondo è stato verificato che estrazioni e iniezioni di fluidi producono sismicità. In Italia il sottosuolo è tettonicamente instabile e non si dovrebbero creare ulteriori situazioni di squilibrio”.
La Prof.ssa D’Orsogna, ricercatrice della California State University, che da anni segue la questione delle trivellazioni, ha dichiarato: “Si tratta di evidenze scientifiche, fatti studiati in tutto il mondo come dimostra l’articolo pubblicato recentemente da “Scientific American’” per il quale i terremoti possono essere causati da fracking e trivellazioni di petrolio e gas”. La Prof.ssa cita casi accertati in tutto il mondo negli ultimi tre decenni, dalla Russia alla California. A Coalinga in California negli anni ’80, le trivellazioni sono state collegate a movimenti tellurici attorno al sesto grado della scala Richter. “Non è detto che ad ogni trivellazione segua un terremoto, ma visto che non si può escludere questa possibilità, in un Paese come l’Italia, fragile sotto molti punti di vista, è meglio andare cauti con un’
opera di trivellazione selvaggia”, conclude la D’Orsogna.
Non intendiamo esprimerci in merito al dibattito scientifico, prendiamo atto con grande preoccupazione che il Governo Renzi intende procedere con le trivellazioni nel mar Adriatico. Ma noi non ci arrendiamo. Chiediamo a Sindaco, istituzioni locali, associazioni, e a tutti i cittadini che hanno a cuore la salvaguardia di ambiente e territorio, di contrastare tale prospettiva agendo a tutti i livelli istituzionali. Proponiamo inoltre di organizzare in modo unitario una risposta democratica e partecipata. Chiediamo di indire una manifestazione sulla spiaggia di Rimini per dire NO alle trivelle, insieme a tutta la nostra comunità. Una catena umana per difendere il nostro mare e il nostro suolo, cioè la nostra
vita.
* Consigliere comunale (Sel-Fc)