Nessuno immagina quanto possa essere interessante un documento power point che riporta una batteria di grafici dal titolo: Temi e Fonti dell’Informazione Culturale. D’altronde lo sappiamo, le percentuali mancano da sempre di un certo appeal; e tuttavia quello che da fuori poteva sembrare il classico sciorinamento di dati statistici si è rivelato una perfetta radiografia antropologica della società in cui viviamo.
News Italia 2014 è una ricerca condotta dall’Università di Urbino e diretta da Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini, organizzatori del Festival del Giornalismo Culturale in programma in questi giorni a Urbino. Intervistando un campione rappresentativo di italiani maggiorenni per quattro anni, sono state individuate le tendenze di come nel nostro paese ci si rapporta con l’informazione (in generale) e più specificatamente con quella culturale. Noi abbiamo raccolto i dati più significativi dell’analisi News Italia 2014 ed, estrapolandoli dai grafici, abbiamo dato loro vita. L’appeal che mancava.
Il primo aspetto a emergere è che la TV, regina incontrastata dei media “caldi” e “freddi”, per dirla alla McLuhan, considera per la prima volta l’eventualità di abdicare. Pur mantenendo un saldo primato sul campione generale, con un 92,3% (2013) da elezioni bulgare nell’utilizzo, rispetto a vent’anni fa il mezzo televisivo ha subito una flessione del 5%. Ben poca cosa sui grandi numeri, si dirà, ma individuare il responsabile è tutt’altro che difficile. Ovviamente parliamo di Internet, che dall’iniziale 27% del 2001 ha registrato un’impennata di quasi venticinque punti piazzandosi al 54,8% di utilizzo. Una crescita, quella della rete, che non ha lasciato immutata la monarchia televisiva: si pensi soltanto al passaggio al digitale, alla proliferazione dei canali tematici e alla pay-per-view. Internet ha mutato il carattere della TV e contribuisce a minare l’oligopolio delle reti televisive nel diffondere informazione. Soprattutto tra i più giovani, come si vedrà in seguito.
Se però la TV è stata capace di resistere allo tsunami di nuove connessioni, le vere vittime di Internet sono i quotidiani cartacei. Una Caporetto: negli ultimi tre anni l’informazione veicolata in Italia dai giornali nazionali è passata dal 63% al 47%, mentre per la stampa locale dal 59% al 44%. Da questa mattanza la rete ha guadagnato un bottino di ben undici punti percentuali, schizzando dal 51% del 2011 al 62% del 2014. Complice l’utilizzo di smartphones e tablets, di cui otto utenti su dieci fanno regolarmente uso per navigare. Rimasta fuori dalla mischia, la radio se la passa decisamente meglio mantenendosi abbastanza stabile con un 57,3% di utilzzo tra gli intervistati, vuoi anche grazie alla sua onnipresenza nelle auto e nei locali pubblici.
Se questa era la prospettiva generale sull’informazione, la ricerca News Italia 2014 si è focalizzata sul consumo di notizie inerenti alla cultura in senso lato (libri, cinema, teatro, arte, viaggi ecc.). Solo il 22% del campione dichiara di cercare notizie culturali più volte al giorno, mentre sale sensibilmente a 33% il numero di chi lo fa qualche volta a settimana. Numeri che, vista la portata del campo d’indagine, non lasciano spazio ad autocompiacimenti. Per quanto riguarda le piattaforme utilizzate per fruire d’informazione culturale, il 75% degli intervistati lo fa attraverso i TG delle reti nazionali (quindi passivamente, ndr), il 64% sempre seguendo approfondimenti televisivi, mentre prima di trovare un medium cartaceo bisogna scendere di qualche girone infernale fino ad arrivare al magro 45% di chi legge le pagine culturali sui quotidiani nazionali e dell’ancor più magro 42% di chi compra gli inserti (La Domenica del Sole 24 Ore, per fare un esempio). Decisamente meglio invece chi cerca cultura su Internet (57%), in cui il 32% si indirizza verso i siti dei quotidiani nazionali, il 30% sui portali e il 27% su siti specializzati. Ancora pochi quelli che seguono i profili Facebook e Twitter dei giornalisti (14%) anche se si registra una crescita considerevole delle visite ai blog (benchè qui rientrino tematiche non esclusivamente culturali). Analizzando i temi più cliccati al primo posto troviamo la categoria Viaggi, turismo e cibo (71%), seguita dal Patrimonio Culturale e l’Editoria (65-60%), Prodotti Audiovisivi (57%) e Spettacoli dal Vivo (55%). Interessanti anche i numeri sul “target” di utenti della rete, dove la fascia 18-29 si mostra più a suo agio con Internet rispetto alle categorie più mature (89% di utenze). Niente di nuovo sotto al sole, anche se il gap generazionale si sta riducendo progressivamente e tenderà col tempo a sparire. Dovendo tirare le fila, il dato che emerge in maniera preponderante è l’approccio diverso all’informazione tra chi utilizza più media e chi si appella ad un’unica voce (più spesso quella della TV). Gli italiani che utilizzano Internet dimostrano una minore assuefazione alla televisione, preferiscono muoversi su più piattaforme e si approcciano a linguaggi diversi con più facilità. Se è vero che la TV ha inglobato la rapidità della rete e sta compiendo la sua metamorfosi, tutto il peso del cambiamento sembra cadere come una ghigliottina sui quotidiani cartacei. I giornali sono per loro stessa natura più lenti, meno motili, conservativi fino al midollo, e in una società liquida come la nostra devono risolvere un indovinello edipico per continuare a sopravvivere. É possibile l’esistenza dei media cartacei nel XXI secolo? Quale dev’essere la loro funzione? Come garantirne (se è lecito) la tutela? Può la cultura continuare ad arroccarsi sugli elzeviri di terza pagina e snobbare la rete? Nella diffusione di contenuti di spessore, che sono “informazione pesante” come Augias l’ha definita, c’è da chiedersi se la rete con la sua rapidità sia in grado o meno di svolgere questa funzione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA