“Chi viene in riviera lo fa per il mare. Vuole dimenticare la macchina in garage e girare in mutande. E’ un po’ come chi va in montagna; ci si va per sciare e non per una capatina ai monumenti di Trento”. Lo afferma Luigi, una delle menti più raffinate del Riminese sulle ragione per le quali il nostro entroterra non viene molto solcato dai turisti, se non con delle eccezioni. Ed un’eccezione; una coppia di anziani tedeschi che ha scelto un bed & breakfast di Villa Verucchio come punto logistico. E da qui ogni mattina partono per un borgo malatestiano diverso. Sono scesi una sola volta a Rimini, soffermandosi sulla Domus del Chirurgo ed il Museo della Città; a parere degli addetti ai lavori la più importante istituzione museale della Romagna. In caso di pioggia e nuvole basse, oltre che la stranote Gradara, San Marino e San Leo, quale altra bellezza appuntarsi?
Pier Giorgio Pasini è lo storico dell’arte con la “S” maiuscola. Non ce n’è uno più appassionato, preparato e competente. Conosce di persona ogni pietra e mattone del territorio provinciale, allungandosi anche a San Marino e non solo. Quando una persona che lo stima gli dice: “Professore, tutto quello che fa lei è eccellente…”. Si schermisce. “Non lo so”. A chi gli chiede quali sono le sue dieci opere del cuore, afferma: “Non ho dubbi. Il Tempio Malatestiano, l’arco di Augusto e la Rimini romana. In provincia abbiamo borghi straordinari: Verucchio e Pennabilli in Valmarecchia e Saludecio e Montefiore in Valconca”. E scendendo tra le opere d’arte? Risponde con una voce sorridente: “Gli affreschi riminese del 1300 nella chiesa di Sant’Agostino, il Crocefisso di Giotto nel Tempio Malatestiano, la Pietà di Giovanni Bellini al Museo della Città a Rimini, la pala dei Carmelitani del Cagnacci nella chiesa di San Giovanni, sempre a Rimini”.
Autore di numerosissime pubblicazioni sulle bellezze del Riminese, per il settimanale della curia, “il Ponte” ha pubblicato dieci guide veloci e piacevoli. L’undicesima in uscita in questi giorni racconta il santuario della Madonna di Bonora (Montefiore Conca). Presto in stampa, almeno così ci si augura, un lavoro sul Tempio Malatestiano; sei secoli nel 2017. Ne è autore Oreste Delucca, il più grande archivista della provincia di Rimini. Gli sono passati per le mani centinaia di migliaia di documenti. “In assoluto – esordisce Delucca, studioso anche di vino e olio nel Medio Evo – il più importante, bello e significativo del nostro territorio è il Tempio Malatestiano”. “Si possono mettere anche i paesaggi”, chiede il raffinato e meticoloso studioso? “Allora ricordo tra le cose da non perdere per un turista le vedute da Montefiore e Verucchio nelle belle giornate. Da non dimenticare le Grotte di Onferno, in quel di Gemmano”. “Abbiamo tante cose belle – continua Delucca -. Come non citare San Leo e San Marino, anche se quest’ultimo è il meno genuino e il più artificioso. Montegridolfo è un castrum gustoso. In provincia abbiamo anche cose da conquistare come Maioletto, vicino Maiolo. Nel 1700 una frana si porta via tutto; non restano che i ruderi di una Rocca. Da lontano, data la forma triangolare della montagna, si fa fatica a distinguere i ruderi. Per arrivare lassù ci vuole una scarpinata bestiale. Sempre lì vicino c’è la cappella di Talamello, con bellissimi affreschi del 1400. A Talamello anche un Cristo di scuola riminese. Ora vorrei scendere a Rimini con l’Arco di Augusto ed il Ponte di Tiberio. Banali, a portata di mano ma che tutto il mondo ci invidia. Per rimanere a Rimini, come ambiente e suggestione, Borgo San Giuliano vale una mattinata. Infine, toccata a Santarcangelo. Qui almeno due tappe: le grotte tufacee ed il mangano del 1600, ma di concezione romana, con il quale ancora oggi la ditta Marchi pratica la stampa ruggine”.
Montefiore è stupenda. La sua Rocca è un capolavoro. La piazza circolare di Mondaino è bellissima. E che cosa dire di Sant’Agata Feltria? Semplicemente da visitare. Sono alcuni dei borghi malatestiani nel cuore di Marino Bonizzato, il decano degli architetti della provincia di Rimini. Forse il suo lavoro più importante a livello provinciale è la nuova darsena. Aveva vinto il concorso per il nuovo teatro Galli (un auditorium moderno lontano dalle paure del futuro), ma poi gli è stato preferito il “dov’era com’era”. Il vecchio. Giovane studente a Firenze, osa polemizzare con il grande architetto Quaroni. I due diventeranno amici. Succede. “I borghi malatestiani provinciali sono tutti belli; è difficile stilare delle classifiche. Ha un suo fascino anche Montegridolfo, famoso per essere stato snaturato. Ma dato che tu vuoi i borghi del cuore, ci metterei dentro anche Saludecio. Nella Valmarecchia sceglierei Torriana, Montebello e Sant’Agata Feltria”. “Grazie al fatto che lo sviluppo economico è arrivato tardi lassù non hanno seguito lo scempio della costa degli anni ’50, ’60 e ’70. Poi la sensibilità, non più ad appannaggio delle élite, è aumentata e si sono salvati. Le nuove strade che rendono facilmente raggiungibili le bellezze italiche portano il turismo di massa che non sempre fa bene. In ogni caso mi stupisco delle bellezze del territorio ed è un vero peccato che non vengano messe in circolazione in modo intelligente”. “Dobbiamo anche vivere – continua Bonizzato – l’archeologia in modo nuovo, come la nostra storia sotto i piedi, come qualcosa che ci appartiene profondamente. Deve essere vissuta prima ancora che studiata e letta. Deve essere vissuta come un contenitore di pensieri utile e creativo”.
Riccardo Gresta: “I miei monumenti del cuore”
Riccardo Gresta è tra i massimi storici di ceramica istoriata del Rinascimento. Allievo di Pietro Zampetti, suoi studi sono citati in ogni
libro che racconta la ceramica. Professore in pensione, traccia le sue 10 opere d’arte del cuore.
1) Trionfo della Croce (pluteo frammentario – Santa Maria in Pietrafitta, Chiesa parrocchiale); 2) Crcefisso dell’Agina (Chiesa Parrocchiale di Misano Adriatico); 3) Boccale con lettera K entro ghirlande con bacche (Collezione Cassa di Risparmio di Rimini); 4) Matteo de’ Pasti, medaglia
per Isotta degli Atti (Musei Comunali di Rimini); 5) Giovanni Bellini, Cristo morto sorretto da quattro angeli (Musei Comunali di Rimini); 6) Claudio Ridolfi, La decollazione del Battista (Saludecio, chiesa parrocchiale); 7) Norberto Pazzini, Ora di pace (Rimini, Collezione privata); 8) Filippo De Pisis, Piazza Cavour (Rimini, Musei Comunali); 9) Elio Morri, Ritratto di Maria Luisa Zennari (Rimini, Collezione privata); 10) Vincenzo Cecchini, Dilatazione-incastro (Cattolica, Collezione Carla e Sergio Battarra).