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Home Economia

Un giovane su tre oggi non lavora. Ermeti (Rimini Venture) ottimista: “Siamo ai blocchi di partenza”

Redazione di Redazione
29 Settembre 2022
in Economia, In primo piano, Rimini
Tempo di lettura : 5 minuti necessari
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di SIMONA CENCI

 

I dati del 21° Rapporto sull’Economia della provincia di Rimini 2014/2015, promosso dalla Camera di commercio di Rimini e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, mostrano ancora un territorio dentro una crisi che perdura dal 2009. Analizzando gli indicatori economici presentati lunedì scorso emerge, come ha illustrato Massimo Guagnini, Partner di Prometeia, che la disoccupazione è all’11% e, dato ancor più preoccupante, che quella giovanile è al 28%. Questo, in concreto, significa che un giovane su tre oggi non lavora. Nel 2014, in provincia di Rimini, gli avviati (lavoratori che hanno instaurato almeno un rapporto di lavoro dipendente nell’anno) segnano un decremento, rispetto al 2013, dell’1,4%, mentre gli avviamenti (numero dei rapporti di lavoro dipendente instaurati nell’anno) rimangono sostanzialmente stabili (-0,1%). La precarietà si evince anche dalla tipologia contrattuale: il contratto di lavoro dipendente a tempo determinato, con il 64,1% sul totale, costituisce la tipologia più diffusa mentre scende ancora il peso del lavoro a tempo indeterminato, attestandosi al 5,5% (contro il 6,3% del 2013). L’utilizzo complessivo della Cassa Integrazione Guadagni (Ordinaria, Straordinaria e in Deroga) diminuisce, rispetto al 2013, dell’1,6%, ma vi è un forte incremento delle ore autorizzate di CIG Straordinaria (+19,4%). Cala anche lievemente il tasso di disoccupazione totale, attestandosi all’11,1% (era l’11,4% nel 2013), ma cresce decisamente quello giovanile  portandosi al 28,1% nella classe 15-29 anni (dal 24,8% del 2013); in forte crescita, infine, i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (+46,2% sul dato “provvisorio” 2013).

 

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Maurizio Ermeti, Presidente Rimini Venture-Piano Strategico Rimini

Il 2014 è stato nell’insieme un anno ben al di sotto delle aspettative: le imprese attive sono scese per la prima volta sotto le 35.000 unità (-2,6%). Con riferimento ai flussi d’impresa, le cessazioni, con 3.367 unità, hanno nettamente superato le iscrizioni, arrivate a 2.429 unità, determinando un saldo nati-mortalità delle imprese alquanto negativo (-938 imprese) Il settore manifatturiero ha presentato un trend negativo del 2%.  Solo l’export ha dato segnali di risveglio segnando una percentuale in aumento pari al 2,4%. Sono stati cinque i principali prodotti oggetto di esportazione: articoli di abbigliamento, escluso l’abbigliamento in pelliccia (26,9% sul totale), macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (12,7%), navi e imbarcazioni (8,3%), altre macchine di impiego generale (forni e bruciatori, sistemi di riscaldamento e refrigerazione, macchine e attrezzature per ufficio esclusi computer, macchine di sollevamento e movimentazione) (7,9%) e articoli di maglieria (3,9%).
Il settore turistico ha rilevato un aumento degli arrivi ma una diminuzione delle presenze, cioè dei pernottamenti, effetto che, come ha sottolineato il Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, si può legare alla ovvia diminuzione di disponibilità economica del turista dettata dalla crisi. Si rileva una diminuzione di stranieri, russi, tedeschi in particolare, rispetto agli italiani. Le previsioni per i prossimi anni lasciano però intravedere dati crescenti relativamente all’agricoltura (+1,1%), all’industria in senso stretto (+1,3%), alle costruzioni (+0,8%) ai servizi (+1,3%) e agli occupati (+0,8%), dati inferiori alla media della Regione Emilia Romagna ma superiori alla media nazionale. Il mercato immobiliare riminese ha dato nel 2014 timidi segnali di svolta soprattutto per il mercato residenziale (+ 3,6% si evidenzia dal confronto con i capoluoghi di provincia). Di fronte al quadro piuttosto sconsolante bisogna quindi chiedersi quale sia il modo per riprendere lo sviluppo e far ripartire l’economia.

 

Ad integrazione dei dati statistici, presentati da Massimo Guagnini, Partner di Prometeia, Camera di commercio e Fondazione Carim si sono poste quest’anno l’obiettivo di operare una riflessione sull’esigenza di rilanciare una forte cooperazione, un patto, tra società civile, imprese e istituzioni quale condizione essenziale per ogni percorso di ripresa. In questo senso, centrale rimane il valore dei cosiddetti ‘corpi intermedi’, la rete organizzata a livello sociale ed economico che con diverse responsabilità rappresenta un moltiplicatore di opportunità per i cittadini e le imprese.  Per un confronto su queste tematiche è stato organizzato un talk show condotto dal giornalista di San Marino RTV Sergio Barducci, con la partecipazione in collegamento video del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, di Stefano Zamagni, Ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna, Ruggero Frezza, Cofondatore di M31 Italia srl, Maurizio Ermeti, Presidente Rimini Venture-Piano Strategico, Fabrizio Moretti, Presidente Camera di commercio di Rimini e Leonardo Cagnoli, Vice Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

Stefano Zamagni ha sottolineato che nel 2017 l’Europa raggiungerà probabilmente il suo tasso naturale di sviluppo pari al 2% e avrà un tasso di disoccupazione naturale collocato al 10%, a cui, in Italia, si dovrà aggiungere la percentuale pari al 6% relativa agli “scoraggiati” nella ricerca di un lavoro. Queste previsioni devono destare grossa preoccupazione poiché, anche a fronte della crescita del PIL, il tasso di disoccupazione pari al 16% non pare essere accettabile. Bisogna allora aumentare l’occupazione e creare posti di lavoro, e per farlo si devono favorire gli investimenti e quindi favorire l’accesso ai capitali e alle risorse di finanziamento. Rimini è ultima in Emilia Romagna in ordine agli investimenti.  C’è poi un dato che su cui sarà necessario riflettere: l’occupazione femminile a Rimini è solo pari al 53% a fronte della media in Emilia Romagna che arriva invece al 66,1%, conforme alla media europea. E non è un dato che dipende dalla crisi economica, ma è strutturale. Leonardo Cagnoli ha auspicato una collaborazione tra società civile, imprese e istituzioni per progettare, lavorare e aiutarsi con un cambio di cultura e che l’università e il mercato possono colloquiare per la crescita culturale del territorio, partendo dalla ricerca quale elemento fondante e necessario per lo sviluppo.  Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna, intervenuto via video, ha parlato di Unione di Comuni per lo svolgimento di servizi associati, della creazione di un’Area Vasta della Romagna, in relazione all’accorpamento degli enti pubblici come le stesse Camere di Commercio, e di una ipotesi di gestione associata delle fiere della regione. Sarà necessario abbandonare sterili campanilismi e promuovere la collaborazione e non la competizione tra i diversi territori.

 

Nel corso del suo intervento, Ruggero Frezza ha invece  fatto notare come le famiglie italiane siano ricche e come tale ricchezza rimanga improduttiva, mentre ci sarebbe un gran bisogno di “venture capital”, capitale di ventura, di rischio, relegando alle banche il compito di creare e facilitare relazioni. Maurizio Ermeti ha sottolineato come Rimini debba lavorare sulle proprie eccellenze e peculiarità, nel rispetto della propria identità territoriale. Questo è quello che ha cercato di fare il Piano Strategico in questi anni, e che deve essere il frutto di una governance condivisa, dal basso, secondo un modello partecipativo, e non di un sistema di decisione top down, dettato dall’alto, con l’obiettivo di una rigenerazione urbana contro il consumo del suolo, di una redditività di impresa in contrapposizione alla rendita immobiliare. Per il Presidente della Camera di Commercio, Fabrizio Moretti, è importante anche la collaborazione tra enti e come si debba investire sul capitale umano. “Rimini oggi è ben posizionata ai blocchi di partenza per vincere la sua corsa” ha chiosato Maurizio Ermeti, ribadendo che serve coraggio perché Rimini ha di fronte grandi prospettive, mentre Ruggero Frezza ha concluso affermando che Rimini è una specie di start-up, lanciando senza dubbio un segnale di ottimismo.

 

Aggiornati a febbraio 2015, gli scenari previsionali evidenziano, tra il 2015 e il 2017, sia la crescita del tasso medio annuo del valore aggiunto in provincia di Rimini, che toccherà +1,3%, (inferiore al valore atteso medio annuo del +1,5% per l’Emilia-Romagna ma superiore al +1,1% atteso per l’Italia) sia un incremento dell’export in misura media annua del 4,3% (presentando però una crescita inferiore rispetto al trend regionale del +4,9% e nazionale del +4,6%). Nel mercato del lavoro riminese si evidenzierà, tra il 2015 ed il 2017, una minima crescita delle unità di lavoro, quantificabile in un +0,8% medio annuo, variazione inferiore a quella che si registrerà sia in ambito regionale (+1,1%) ma superiore a quella che si avrà in ambito nazionale (+0,6%). Nel 2017, inoltre, in provincia di Rimini si attende un calo del tasso di disoccupazione che scenderà sotto la soglia del 10%, risultando pari al 9,7%; tale percentuale risulterà superiore a quella attesa per l’Emilia-Romagna (6,8%) e inferiore a quella che si avrà in Italia (11,5%).

 

Tags: dati statisticieconomia Riminiimpreselavoropiano strategicoprevisionirapporto economicostart up
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