Santi oggi guarda in faccia la realtà e propone due strade.
di BERNADETTA RANIERI
“L’Unione che ho ereditato qualche mese fa è un armadietto di convenzioni messe lì, gestite da una struttura burocratica inconsistente. I primi sei mesi del mio mandato li ho usati per mettere un po’ d’ordine sul piano organizzativo, funzionale e burocratico” – è ciò che scrive Riziero Santi (foto), attuale presidente dell’Unione della Valconca nonché sindaco del comune di Gemmano, spingendo a riflettere gli altri 7 comuni costituenti l’Unione: Mondaino, Montecolombo, Montescudo, Morciano di Romagna, Montefiore Conca, Montegridolfo, San Clemente. L’Unione ha già affrontato più volte il pericolo di andare in frantumi, di essere cancellata, ma finora si è sempre rialzata e c’è sempre stata la volontà di rilanciarla seppur in maniera zoppicante. Non dimentichiamo che l’Unione Valconca, nata nel novembre del 1996, fu la prima Unione d’Italia con il principale obiettivo di traghettare i Comuni partecipanti verso la nascita di un comune unico di vallata entro i dieci anni dalla sua creazione. Ma a poco meno della scadenza dei 10 anni, l’allora presidente Andrea Pula si era trovato in una situazione simile a quella attuale: una Unione al bivio. Seppur a fatica, aveva trovato la forza di rialzarsi e di esser spinta dall’allora presidente della provincia Ferdinando Fabbri con l’idea di sviluppare un territorio unico sotto diversi punti di vista: turistico con la valorizzazione delle tipicità, una buona viabilità per raggiungere tutti i luoghi anche nell’entroterra e, soprattutto, una riorganizzazione strutturale con la gestione associata delle funzioni principali.
In questi anni, dunque, l’Unione è andata avanti tra alti e bassi. Il presidente Riziero Santi oggi guarda in faccia la realtà e propone due strade: “tenere in vita rilanciando l’Unione, rendendone effettivo lo svolgimento delle funzioni convenzionate e aggiungendone altre strategiche previste dalla Legge (Pianificazione territoriale, ecc.); oppure chiudere l’Unione e riportare tutte le funzioni dentro i singoli comuni”. Lo ha ripetuto anche nell’incontro organizzato dal Gruppo Coordinamento Movimento 5 stelle della Valconca rivolto a tutti e dove i grandi assenti son stati proprio gli amministratori dei comuni interessati: se i primi cittadini dei comuni della Valconca pensano positivo, allora si dovrà approvare un progetto organizzativo che metta in gioco una redistribuzione (non un aumento) delle risorse gestionali necessarie. Chiudere l’Unione invece, oltre che essere politicamente miope, significherebbe perdere subito contributi annuali per 350.000euro (100.000 Stato, 200.000 Regione, 50.000 in contro capitale) che a quel punto dovrebbero essere prelevati dalle tasche dei cittadini, perdere nuove ulteriori opportunità di finanziamenti, riportare le funzioni nei comuni dedicandovi risorse economiche ed umane proprie, mantenere in carico ai comuni il costo dei mutui e del patrimonio, aprire contenziosi sui rientri. Oppure, altra possibilità, convenzionale fra comuni – a “geometria variabile” – le funzioni, come fa già qualcuno che ha affettato il suo comune in più parti e dandone in gestione ognuno di queste a un comune diverso.
Il Coordinamento Movimento 5 stelle Valconca dal canto suo spalleggia in qualche modo il presidente Santi sostenendo che la situazione venutasi a creare è paragonabile a “un bel caos che determinerà probabilmente la disgregazione dell’Unione nata con un intento nobile ma schiacciata da interessi politici e campanilistici. A rimetterci ovviamente sono sempre i cittadini, spesso ignari di ciò che accade nelle stanze dei bottoni”. Dall’altra parte si alza la voce del consigliere Alfonso Scala (civica) secondo il quale “la strada giusta da percorrere è quella della fusione dei comuni. La nascita di un Comune Unico, infatti, a differenza dell’ ipotetico “Ambito Valconca”, porterebbe immediati vantaggi in termini di incentivi e benefici che, sommati ai conseguenti risparmi di gestione, in una fase economica come quella in corso, rappresenterebbero un potenziale che, gestito con lungimiranza, inciderebbe in maniera determinante sulle strategie di investimento della nostra vallata”. L’ipotesi dunque di chiusura dell’Unione c’è e verrà portata nei prossimi giorni in discussione nella riunione di Giunta dell’Unione. “Se si vuole evitare il fallimento definitivo è possibile – sottolinea ancora una volta Riziero Santi – ma solo assumendo atti concreti”.