I conti non tornano più e il “banco” rischia di saltare. Con una lunga e dettagliata nota politica, l’assessore al Bilancio del Comune di Rimini Gian Luca Brasini (foto) non usa mezzi termini e, nel ricostruire la situazione dei conti pubblici locali, parla di rischi sulla tenuta di un bilancio già messo a dura prova da tagli “indiscriminati” che per Rimini – secondo i conti di Palazzo Garampi – sono stati pari a 27 milioni di euro in quattro anni. “Da quando si è insediata l’amministrazione Comunale – spiega l’assessore Brasini nella sua ricostruzione – ha scelto di non venire meno ad un principio fondamentale: garantire l’equità fiscale, tutelando le fasce deboli e perseguendo nella strada, difficile e decisamente in salita, di non aumentare la pressione fiscale a carico dei cittadini e delle imprese”. A guastare la festa a questo scenario più che auspicabile, pare siano i conti sulla Tari, tassa destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Mancano all’appello 10 milioni di euro.
“La tassa sui rifiuti – precisa Brasini – che dallo scorso anno è tornata in gestione diretta del Comune ha consentito di conseguire un risparmio di quasi 500 mila euro utilizzato poi per contenere la tariffa. Per il 2013 e il 2014 il mancato introito derivante dal tributo sui rifiuti si è attestato intorno ai dieci milioni di euro; un pesante insoluto sulla quale incide in maniera determinante la difficoltà delle piccole e medie imprese del territorio, alcune delle quali costrette a chiudere i battenti o al fallimento. Alla crisi economica si associa indubbiamente anche un atteggiamento elusorio da parte soprattutto di operatori economici; questo lo si può riscontrare dal fatto che i mancati pagamenti riguardano circa il 20% di utenze domestiche mentre l’80% è addebitabile alle attività. Inutile negare che il venire a meno di questi dieci milioni di euro rischia di creare nei prossimi mesi evidenti difficoltà finanziarie, che potrebbe mettere a serio rischio l’intero bilancio comunale e quindi la sostenibilità dell’articolata rete di servizi”. Un effetto a catena della crisi con difficili operazioni di recupero.
“Il Comune di Rimini – spiega ancora Brasini nella sua nota – ha scelto l’approccio della tax compliance, che prevede di agevolare i contribuenti nell’adempimento degli obblighi tributari, lasciando solo come extrema ratio il recupero forzoso, ma sul fronte della Tari i risultati sono stati scarsi. Basti pensare che a fronte di solleciti per un milione di euro verso le categorie morose, sono stati recuperati attraverso la tax compilance appena 50 mila euro. Nonostante dunque le agevolazioni e l’imponente attività di recupero dell’evasione (che, almeno parzialmente, funge da ‘cuscinetto’ al problema degli insoluti), oggi è a fortissimo rischio di mancata riscossione una cifra imponente che inciderà in percentuale anche sulla Tari 2015. A questo proposito le linee guida del Ministero delle Finanze impongono ai Comuni, in presenza di un insoluto, di imputare alla tariffa complessiva dell’anno successivo una percentuale pari al 5% dell’importo del piano finanziario, percentuale che nel nostro caso corrisponde a circa 1,8 milioni di euro. Alla luce di tutto questo, per il prossimo anno dunque si può già prevedere un aumento della tariffa Tari che, per Rimini, nell’arco quinquennale tra il 2010 e il 2014 ha registrato un aumento del 9,08%, più contenuto rispetto a gran parte dei capoluoghi in Emilia Romagna e/o limitrofi”. Insomma, è in arrivo un aumento della tassa. A ricordarci un principio economico e sociale talvolta dimenticato: che la crisi non è di qualcuno, ma di tutti. (D.C.)