Massimo Pierpaolini, ex segretario del Pri, lancia un’idea provocatoria ma non assurda. Un solo Comune a Rimini Sud. In alternativa tre Comuni mare-monte. Il sogno: un solo Comune nella provincia di Rimini
Un solo Comune a Rimini Sud. In alternativa tre Comuni mare-monte. “Propongo un solo Comune a Rimini Sud che abbia Riccione come centro. Qualcuno obietta che sarebbe troppo grande; mi piace rispondere che sarebbe sempre la metà di Rimini”. Provocatorio e col sorriso stampigliato in volto Massimo Pierpaolini. E’ uno che tira il sasso nello stagno per accendere ad arte la discussione ma non nasconde la mano. Anzi. Ha alle spalle una storia politica, e non solo, nobile che ti fa notare con orgoglio. E’ stato repubblicano, in Forza Italia. Soprattutto: massone. Nel partito dell’Edera ha ricoperto il ruolo di segretario di Riccione ed esprimevano anche alcuni assessori: Clara Ermeti, Gianni Mariani. Per due legislature, dopo la scomparsa dei cosiddetti partiti tradizionali nei primi anni ’90 travolti da Tangentopoli, con le casacche di Forza Italia è stato consigliere provinciale. In tale ruolo non si è mai tirato indietro. Una volta contestò una pedana sulla quale venne collocata la sedia del vescovo; un’altra volta “contrattò” il suo voto in cambio di robusti contributi provinciali per Saludecio, la sua città natale. Gli avversari politici affermano che è un provocatore nato. Gli amici che è uomo coraggioso e che sa rompere gli schemi. Di sé ama dire: “Oggi, sono rattristato dall’ira del beneficiato”. Tratteggia così le tante persone che gli hanno chiesto cortesie fattibili quando era uomo di potere.
Ora, privo di scettro (è proprio così), si girano dall’altra parte fino a far finta di non conoscerlo. Pierpaolini è stato tra i primi, un ventennio fa, a lanciare l’idea di accorpare i comuni. “C’è chi mi rinfaccia il fatto – afferma Paolini – che quello che io propongo possa essere funzionale al fatto che il mare comandi. Per mia esperienza personale dico che quando sono stato segretario del Pri riccionese mai nessuno mi ha chiesto da dove venivo, ma se avevo qualcosa da dire. La rivoluzione vera è fare di Riccione un unico grande Comune e in pericolo non sono le tradizioni, che sono le stesse ovunque, ma la tenuta sociale. Se nell’entroterra si procede con queste piccole fusioni, Montescudo-Montecolombo e Saludecio-Mondaino-Montegridolfo si corre il rischio che i territori possano assurgere a riserva indiana per andare a vedere come si viveva un tempo. Paesi imbalsamati e senza dinamismo economico e sociale”. “Uno studio della Cgia di Mestre – continua Pierpaolini – afferma che minimo una cittadina debba avere almeno 30 mila abitanti per difendere le categorie più deboli: bambini e anziani. Aspettando la grande fusione, penso che il passaggio giusto siano le unioni dei servizi in attesa che lo Stato colmi le lacune. Pensare di abolire le province e non organizzare il riordino comunale è una follia amministrativa”. “In alternativa al grande Comune – chiude la sua riflessione Massimo Pierpaolini – il passo giusto sarebbe una fusione mare-monte. Da anni ho proposto: Cattolica-San Giovanni-SaludecioMondaino e Montegridolfo; Misano-San Clemente-MorcianoMontefiore-Gemmano e Riccione-Coriano-Montescudo-Montecolombo. Il sogno sarebbe di fare della provincia un solo Comune: una città di poco più di 300 mila abitanti. Un quartierino di Roma”.