Federico Fellini, l’artista italiano del Novecento, se non più importante più famoso nel mondo, lascia la piccola patria (Rimini e più in generale la Romagna) alla fine degli anni Trenta, quando non ha ancora compiuto vent’annì. Intende dedicarsi al giornalismo, alla scrittura. Diventa, invece, il favoloso regista amato dai critici più sofisticati e dal pubblico comune. Allo stesso tempo la partenza insinua in lui un invincibile desiderio di ritornare. Non tanto nella realtà quanto nella finzione cinematografica che rappresenta la sua ‘verità’ più intima e profonda. Per questo assai spesso viene definito ‘regista di Rimini’ o ‘romagnolo’. Non banalmente per la casualità di una nascita. Ma perché i suoi film intrattengono stretti legami con la terra natia che, come un fiume carsico, a volte splende, altre volte si cela. Nondimeno, anche quando essa non si mostra, lo spettatore attento non mancherà di ritrovarne le tracce indirette. Fellini fonda sul ricordo dell’infanzia e della giovinezza buona parte del suo cinema. Questo libro “Le radici di Fellini – Romagnolo nel mondo” – Il Ponte Vecchio Edizioni racconta le immagini e i suoni (sì, anche i suoni, essendone egli un fastoso creatore) di questa storia che trova il suo apice in Amarcord, scritto con un altro romagnolo Tonino Guerra, ma si spande in tutta, o quasi, la filmografia del regista.
Il profilo dell’autore. Gianfranco Miro Gori è nato a San Mauro Pascoli nel 1951 e dove vive. Ha diretto la cineteca del comune di Rimini e l’Associazione Cinema dell’Adriatico.Dopo gli studi classici si è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Bologna e ha conseguito il dottorato di ricerca in storia e filologia del cinema nello stesso ateneo. Ha fondato la Cineteca del comune di Rimini nel 1986, dirigendola fino al 2012. Si è occupato del regista Federico Fellini, dello sceneggiatore e poeta dialettale Tonino Guerra, del musicista Secondo Casadei e del poeta Giovanni Pascoli. Nel 2004 è stato eletto sindaco di San Mauro Pascoli (FC), carica che ha mantenuto fino al 2014. Tra l’altro, ha pubblicato un romanzo Senza Movente e tre raccolte di poesie in dialetto (Strafócc, Chiamami Città, Rimini, 1995; Gnént, Pazzini, Verucchio, 1998; Cantèdi, Mobydick, Faenza, 2008); E’ cino, la gran bòta, la s-ciuptèda, Fara Editore, Rimini, 2014. I suoi testi poetici in romagnolo appaiono anche in: AA.VV., D’un sanguepiù vivo. Poeti romagnoli del Novecento,a cura di Gianfranco Lauretano e Nevio Spadoni, Il Vicolo, Cesena 2013.