Cattolica, Spazio°Z, ore 17, via Del Prete 7
– <<“Storia di un impiegato” di Fabrizio de André, nella profondità e intensità del racconto, è un atto di coraggio e di onestà intellettuale, che rispecchia un periodo storico fecondo e rivoluzionario: il disco è concepito durante il pieno fermento sociale del Sessantotto. Quando comincia a scrivere questo album, Fabrizio De André vive un momento magico della personale carriera: Mina registra “La Canzone di Marinella” in 45 giri, sottraendo Faber ad un tranquillo anonimato e ad un destino inquadrato nei dettami stantii di un’esistenza borghese e decadente. La pubblicazione del disco, in un periodo storico come quello dell’Italia di metà anni ‘70, scatena una scia polemica, sia tra i giornalisti musicali, sia nell’area militante della sinistra. “Storia di un impiegato” è considerato l’album più controverso e tormentato di De André. È stato definito il disco più “ideologico” dell’artista genovese, che in seguito non si esprimerà più in modo così politicamente manifesto. Lasciata definitivamente alle spalle la stagione degli esordi artistici, fondata su due capisaldi spaziali e autorali, la Genova periferica e marginale e il suo maestro, ovviamente, il francese Georges Brassens, Faber mostra un’attenzione nuova al contesto sociopolitico dell’epoca e sembra alla ricerca dell’acquisizione di una consapevolezza maggiore della parola in sé e per sé, che deve rispecchiare un’enfasi rivoluzionaria, un pathos politico e sociale emergente, dove i più deboli, gli ultimi, si emancipino dalla sottomissione autoritaria, dalla demagogia del potere>>. (Laura Tussi)
Il disco fu pubblicato nell’ottobre del 1973. In una intervista sulla Domenica del Corriere (gennaio 1974), De André dice: “Storia di un impiegato l’abbiamo scritta, io, Bentivoglio, Piovani, in un anno e mezzo tormentatissimo e quando è uscita volevo bruciare il disco. Era la prima volta che mi dichiaravo politicamente e so di aver usato un linguaggio troppo oscuro, difficile, so di non essere riuscito a spiegarmi”.
Emiliano Visconti è uno studioso di popular music: laureato in Etnomusicologia, tiene corsi per le Civiche Università Aperte del territorio sulle tematiche pertinenti che vanno dalla nascita del Rock alla storia della musica Afro-nord-americana, dalla scuola dei cantautori, all’epoca del “bitt” italiano. Collabora anche con l’Istituto Storico per la Resistenza della Provincia di Rimini dove affronta “Musica e politica negli anni ’70: Storie raccontate dalle canzoni d’autore.” Tiene conferenze in scuole medie superiori della Romagna e serate conferenza-spettacolo presso locali e circoli Arci. Laureato al DAMS di Bologna, dopo la laurea decide di dedicarsi a studiare una disciplina già affermata nel resto del mondo: la Popular Music. Nel novembre 2014 ha pubblicato, coautore insieme a Marco Aime, il libro “Je so pazzo – Pop e dialetto nella canzone d’autore italiana da Jannacci a Pino Daniele”, EDT.