Marzio Pecci
di Marzio Pecci, candidato a sindaco per il centro-destra nel 2016
La notizia di stampa sulla decisione dell’assemblea dell’ASP Valloni di procedere alla vendita di beni per ripianare le perdite di bilancio lascia decisamente basita la Lega.
Da alcuni anni il Capogruppo in Consiglio Comunale Marzio Pecci, con interrogazioni al sindaco e con un esposto alla Corte dei Conti, ha denunciato la mala gestio dell’Ente ASP Valloni Marecchia chiedendo la sostituzione della governance dell’Istituto, che aveva palesato gravi irregolarità nella redazione dei bilanci e gravi carenze gestionali.
La Lega ha sempre contestato l’operazione di fusione tra ASP Casa Valloni e ASP Valle del Marecchia, perché non si erano rinvenute giustificazioni né economiche né sociali e perchè costituisce atto di pura follia dar corso alla fusione di un ente sano con uno indebitato e che si sarebbe invece dovuto sciogliere.
In risposta alle critiche del Capogruppo della Lega l’assessore ai servizi sociali Gloria Lisi aveva affermato che dal 2018 il bilancio dell’Ente, gravato da piccole perdite, sarebbe tornato in attivo.
Purtroppo la risposta bugiarda dell’assessore oggi è confermata dalle decisioni dell’assemblea dei soci che, per ripianare le perdite, si è vista obbligata a mettere in vendita una parte del patrimonio in spregio ai benefattori dell’Ente ed ai fruitori del servizio dell’ASP.
Su questo punto ritengo che i beni di cui si è decisa la vendita, aldilà della formale indicazione di inventario, siano da considerarsi appartenenti al patrimonio indisponibile dell’Ente, così come previsto dall’art. 34 dello Statuto e destinati al pubblico servizio per cui l’ASP stessa ha ragione di esistere e per questo non possono essere venduti.
D’altro canto appare evidente che la gestione del patrimonio possa ritenersi legittima solo in quanto volta alla sua valorizzazione e non già alla sua dispersione ai fini di ripianamento delle perdite.
Questa ultima vicenda conferma che il Consiglio di Amministrazione dell’ASP Valloni è del tutto inadeguato alla gestione e che, nell’attesa della decisione della Corte dei Conti, deve essere rimosso con particolare urgenza attesa la manifesta incapacità gestionale ed il persistente pregiudizio patrimoniale che ne deriva, in misura sempre più preoccupante.