Il dottor Maurizio Luigli
di Maurizio Lugli
In questo articolo non parlerò di Africa, ma di un problema che attualmente ha grosse implicazioni politiche e soprattutto sociali.
Scriverò le mie riflessioni riguardo quella che erroneamente viene considerata la peste del terzo millennio, il coronavirus.
Scriverò le mie riflessioni riguardo quella che erroneamente viene considerata la peste del terzo millennio, il coronavirus.
Si tratta di un nuovo virus, la cui origine, a detta degli esperti, ha infettato i pipistrelli e, seguendo la catena di contagio fra animali, è giunta a contaminare l’uomo. Ho ascoltato e letto anche altre ipotesi: virus creato in laboratorio o creato appositamente da una multinazionale del farmaco…
Al riguardo vorrei chiarire quanto segue.
1) Non negando la possibilità di un errore di laboratorio con involontaria diffusione mi permetto di escludere razionalmente l’ipotesi di una eventuale volontarietà.
Se fosse vera a che pro? Cercare di contenere lo sviluppo demografico? Provocare danno ad una Nazione nemica? Se gli intenti fossero realmente quelli indicati credo fosse necessario qualche virus più efficace, come quello che ha provocato l’ebola.
2) Creato da una multinazionale? Forse per creare un vaccino ad hoc? Non scherziamo! Secondo voi è plausibile spendere centinaia di milioni di euro in ricerca per realizzare un vaccino che, probabilmente, sarà pronto solo ad epidemia o pandemia terminata?
3) Va chiarito che si tratta di un virus nuovo e come tale altamente contagioso, ma pur sempre di un virus con bassissime percentuali di letalità.
Sono un medico e ogni anno, durante l’epidemia influenzale, vedo polmoniti virali che si risolvono.
È ovvio che se la patologia colpisce persone particolarmente defedate, l’infezione virale può anche rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso, ma è nella natura delle cose.
Detto ciò parliamo dell’aspetto politico e sociale del problema.
Dal mio punto di vista abbiamo assistito ad uno spettacolo indegno: politici che litigano fra loro, giornalisti, non tutti chiaramente, che pubblicano titoloni con l’intento di accentuare il panico invece di placarlo, Nazioni europee che fanno finta di nulla e ci trattano come appestati (l’Ansa ha pubblicato la notizia che in Germania si sono registrati migliaia di casi di influenza!), polemiche fra alcuni esperti malati di protagonismo, le Isole Mauritius che non permettono ai residenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna di scendere dall’aereo, dimenticando che se ci fosse stato un malato anche gli altri viaggiatori non avrebbero dovuto scendere, le corse all’accaparramento del cibo nei supermercati…
Tutto ciò è follia!
Quali le possibili conseguenze?
A) Il sistema sanitario potrebbe andare in tilt compromettendo tutte le altre attività che necessitano di importanti continuità operative.
B) L’economia sta subendo grossi danni.
C) Il panico generalizzato che spegne completamente quel po’ di raziocinio rimasto ad una popolazione mondiale drogata dal web.
Morale della favola: gli interessi di parte, il desiderio di apparire, l’egoismo hanno spento il sentimento di appartenenza ad una collettività, non solo nazionale, ma anche globale (lo avvertiamo solo per le squadre di calcio!).
Spero che questa esperienza faccia capire come sia necessario riaprire il nostro cuore alla vera sofferenza umana.
Purtroppo sono troppi gli esempi di nostri simili che hanno subito e subiscono tuttora indicibili sofferenze: in Siria, nello Yemen, in Congo con l’ennesima epidemia di Ebola, da noi già dimenticata…
Al riguardo vorrei chiarire quanto segue.
1) Non negando la possibilità di un errore di laboratorio con involontaria diffusione mi permetto di escludere razionalmente l’ipotesi di una eventuale volontarietà.
Se fosse vera a che pro? Cercare di contenere lo sviluppo demografico? Provocare danno ad una Nazione nemica? Se gli intenti fossero realmente quelli indicati credo fosse necessario qualche virus più efficace, come quello che ha provocato l’ebola.
2) Creato da una multinazionale? Forse per creare un vaccino ad hoc? Non scherziamo! Secondo voi è plausibile spendere centinaia di milioni di euro in ricerca per realizzare un vaccino che, probabilmente, sarà pronto solo ad epidemia o pandemia terminata?
3) Va chiarito che si tratta di un virus nuovo e come tale altamente contagioso, ma pur sempre di un virus con bassissime percentuali di letalità.
Sono un medico e ogni anno, durante l’epidemia influenzale, vedo polmoniti virali che si risolvono.
È ovvio che se la patologia colpisce persone particolarmente defedate, l’infezione virale può anche rappresentare la goccia che fa traboccare il vaso, ma è nella natura delle cose.
Detto ciò parliamo dell’aspetto politico e sociale del problema.
Dal mio punto di vista abbiamo assistito ad uno spettacolo indegno: politici che litigano fra loro, giornalisti, non tutti chiaramente, che pubblicano titoloni con l’intento di accentuare il panico invece di placarlo, Nazioni europee che fanno finta di nulla e ci trattano come appestati (l’Ansa ha pubblicato la notizia che in Germania si sono registrati migliaia di casi di influenza!), polemiche fra alcuni esperti malati di protagonismo, le Isole Mauritius che non permettono ai residenti in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna di scendere dall’aereo, dimenticando che se ci fosse stato un malato anche gli altri viaggiatori non avrebbero dovuto scendere, le corse all’accaparramento del cibo nei supermercati…
Tutto ciò è follia!
Quali le possibili conseguenze?
A) Il sistema sanitario potrebbe andare in tilt compromettendo tutte le altre attività che necessitano di importanti continuità operative.
B) L’economia sta subendo grossi danni.
C) Il panico generalizzato che spegne completamente quel po’ di raziocinio rimasto ad una popolazione mondiale drogata dal web.
Morale della favola: gli interessi di parte, il desiderio di apparire, l’egoismo hanno spento il sentimento di appartenenza ad una collettività, non solo nazionale, ma anche globale (lo avvertiamo solo per le squadre di calcio!).
Spero che questa esperienza faccia capire come sia necessario riaprire il nostro cuore alla vera sofferenza umana.
Purtroppo sono troppi gli esempi di nostri simili che hanno subito e subiscono tuttora indicibili sofferenze: in Siria, nello Yemen, in Congo con l’ennesima epidemia di Ebola, da noi già dimenticata…
*Medico di famiglia e presidente Associazione Cattolica per la Tanzania onlus