Riccione, castello degli Agolanti
Tratto da lavoce.info
di Stefano Landi, presidente di SL&A, è professore a contratto di materie turistiche alla Luiss ed alla Lumsa.
Il turismo italiano si è fermato. Non per una crisi di domanda, ma per un preciso divieto, del nostro e di molti altri paesi. Però i turismi non sono tutti uguali, così come gli operatori. La segmentazione fa capire come stanno le cose. E come andranno.
Il turismo tra tempo libero e mobilità
Perché esista il turismo di vacanza è indispensabile che la domanda disponga di tempo libero, di reddito disponibile e atteso e di mezzi per muoversi. Oltre che di voglia di farlo, che dipende da tanti altri fattori sociali, culturali, di “moda”.
Oggi di tempo libero ce n’è fin troppo, di reddito meno che un anno fa, ma soprattutto è vietato muoversi. La voglia non mancherebbe, come dimostrano i tentativi di farlo anche infrangendo le norme.
Diverso è il discorso per i turismi “obbligati” come quello di studio e di lavoro, che hanno regole proprie, e normative diverse, anche nel caso del Covid-19: vietata la mobilità per studio, solo in parte quella per lavoro.
Anche se sembra un’eternità, dal blocco totale del 12 marzo sono passati solo pochi giorni. In un periodo di tempo così breve non ci sono dati statistici consuntivi (arrivi e presenze in particolare, che sono fermi al novembre 2019) ma solo dati fattuali, relativi soprattutto a sistemi che li raccolgono e li elaborano in continuità, come i trasporti pubblici ridotti all’osso, i beni culturali non più accessibili, gli impianti di sci tardivamente chiusi, e così via.
Questi dati sono ovviamente determinati dal quadro normativo, in termini di decreti legge e ordinanze italiane (direttive nazionali/regionali/locali), e degli altri paesi emettitori (turismo internazionale verso l’Italia) o ricettori di turismo (italiani che vanno all’estero).
In che momento cade la scure del Covid-19
Il turismo italiano non è omogeneo, e quindi non è mai tutto attivo. Risente molto dei fattori stagionali, che hanno effetti diversi e talvolta opposti a seconda dei periodi dell’anno.
I mesi non sono tutti uguali
Il grafico 1 mostra visivamente la situazione dei vari comparti per mese. Al di là della montagna invernale, del tutto anti-ciclica, il primo mese “pesante” dell’anno è quello di aprile, che spesso come nel 2020 comprende anche le vacanze pasquali.
Il grafico 1 mostra visivamente la situazione dei vari comparti per mese. Al di là della montagna invernale, del tutto anti-ciclica, il primo mese “pesante” dell’anno è quello di aprile, che spesso come nel 2020 comprende anche le vacanze pasquali.
A Flourish chart
In media, febbraio pesa il 4 per cento in termini di notti di presenza, che possiamo per semplicità assumere come una approssimazione del fatturato. Il mese di marzo pesa per il 5 per cento, aprile il 6 per cento, maggio il 7 per cento, giugno il 12 per cento.
Simile la distribuzione della spesa dei turisti stranieri ripresa da Banca d’Italia 2019: febbraio 4 per cento, marzo 6 per cento, aprile 8 per cento, maggio 9 per cento, giugno 10 per cento.
Allo stato attuale, stimando che tutte le attività turistiche si siano totalmente fermate nei mesi di febbraio e marzo (il che non corrisponde al vero), potremmo valutare i minori fatturati del sistema nella misura del 9 per cento su base annua. Un valore che crescerebbe rispettivamente al 15, 22 e 34 per cento cumulando in sequenza aprile, maggio, giugno. La spesa degli stranieri invece sarebbe già calata del 10 per cento entro fine marzo, e i minori incassi salirebbero al 18 per cento a fine aprile, 27 per cento a maggio, 37 per cento a giugno.
Ci sono comparti dove il Covid-19 morde di più
Alcune situazioni di particolare criticità sono comunque già chiarissime, soprattutto:
-nelle città che sommano cultura, affari e congressi, con sensibili risvolti nel comparto alberghiero;
-nell’organizzazione di congressi e fiere e dei turismi scolastico e religioso, per i quali la primavera del 2020 è irrecuperabile;
-nelle attività di organizzazione di viaggi, sia incoming sia outgoing.
Alcuni problemi ulteriori di oggi e in prospettiva riguardano il flusso di cassa, e sono dati dai rimborsi richiesti e dai mancati introiti da prenotazioni non effettuate; dipendono però anche dalle politiche aziendali di riprogrammazione e riprotezione e dalla solidità finanziaria delle imprese.
In media, febbraio pesa il 4 per cento in termini di notti di presenza, che possiamo per semplicità assumere come una approssimazione del fatturato. Il mese di marzo pesa per il 5 per cento, aprile il 6 per cento, maggio il 7 per cento, giugno il 12 per cento.
Simile la distribuzione della spesa dei turisti stranieri ripresa da Banca d’Italia 2019: febbraio 4 per cento, marzo 6 per cento, aprile 8 per cento, maggio 9 per cento, giugno 10 per cento.
Allo stato attuale, stimando che tutte le attività turistiche si siano totalmente fermate nei mesi di febbraio e marzo (il che non corrisponde al vero), potremmo valutare i minori fatturati del sistema nella misura del 9 per cento su base annua. Un valore che crescerebbe rispettivamente al 15, 22 e 34 per cento cumulando in sequenza aprile, maggio, giugno. La spesa degli stranieri invece sarebbe già calata del 10 per cento entro fine marzo, e i minori incassi salirebbero al 18 per cento a fine aprile, 27 per cento a maggio, 37 per cento a giugno.
Ci sono comparti dove il Covid-19 morde di più
Alcune situazioni di particolare criticità sono comunque già chiarissime, soprattutto:
-nelle città che sommano cultura, affari e congressi, con sensibili risvolti nel comparto alberghiero;
-nell’organizzazione di congressi e fiere e dei turismi scolastico e religioso, per i quali la primavera del 2020 è irrecuperabile;
-nelle attività di organizzazione di viaggi, sia incoming sia outgoing.
Alcuni problemi ulteriori di oggi e in prospettiva riguardano il flusso di cassa, e sono dati dai rimborsi richiesti e dai mancati introiti da prenotazioni non effettuate; dipendono però anche dalle politiche aziendali di riprogrammazione e riprotezione e dalla solidità finanziaria delle imprese.