Tratto da lavcoce.info
di Massimiliano Ferraresi, Research Fellow presso il Competence Centre on Microeconomic Evaluation (CC-ME) del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea. Research Fellow presso il Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea.
e Gianluca Gucciardi
Con l’accentramento delle decisioni anti-pandemia, diventa complesso per i cittadini distinguere le responsabilità dell’esecutivo da quelle delle amministrazioni locali. Così misure impopolari penalizzano i sindaci più vicini al governo centrale.
Il Covid accentra le decisioni
Durante la prima ondata da Covid-19 molti governi, tra cui quello italiano, hanno proclamato lo stato di emergenza nazionale, assumendo a livello centrale numerosi poteri decisionali atti a risolvere la crisi sanitaria legata alla pandemia. Tra questi, la chiusura di scuole, università e di alcune attività produttive, oltre alle misure di restrizione alla circolazione dei cittadini.
A distanza di alcuni mesi dal primo lockdown è lecito domandarsi come l’opinione pubblica abbia reagito rispetto alla centralizzazione dei meccanismi decisionali e quindi all’operato del governo nel combattere la pandemia. Se da un lato, in momenti di crisi, l’accentramento garantisce al governo la possibilità di fornire risposte rapide a questioni urgenti, dall’altro la capacità degli elettori di attribuire in modo corretto – e giudicare – le responsabilità del governo potrebbe non essere immediata e quindi il giudizio dell’elettorato sull’operato della classe politica potrebbe risultarne inficiato.
In un recente articolo, abbiamo sfruttato il cambiamento nel sistema di governance causato dalla pandemia per studiare se e come gli elettori abbiano valutato le responsabilità politiche dei vari livelli di governo nella lotta contro il virus. Nello specifico, abbiamo analizzato la valutazione delle scelte dei sindaci nei capoluoghi di provincia italiani per gli anni 2015, 2017 e 2020. Per approssimare la qualità percepita delle politiche locali, abbiamo adottato il Governance Poll, il sondaggio di opinione pubblicato periodicamente da Il Sole-24Ore da cui emerge il giudizio sull’operato dei sindaci su una scala da 0 a 100. In particolare, ipotizziamo che i risultati delle politiche attuate dai comuni politicamente allineati al governo centrale possano essere più influenzati dall’accentramento dei poteri decisionali, dal momento che gli elettori, in queste città, possono trovare più difficile separare le attività di cui è responsabile il governo locale da quelle del governo centrale. Pertanto, confrontiamo la differenza nel Govenance Poll tra i comuni politicamente allineati e non-allineati con il governo centrale prima della pandemia (quando i risultati delle politiche erano attribuiti chiaramente alle autorità locali) e durante il lockdown, dopo la centralizzazione degli interventi.
I risultati dello studio
Prima della pandemia, il valore medio del Governance Poll ottenuto dai comuni politicamente allineati con il governo centrale era di circa 54,1 punti, 1,2 punti in più rispetto ai comuni non-allineati (52,9). Con la diffusione del Covid-19, e la conseguente centralizzazione delle decisioni, la differenza si è trasformata da positiva a negativa (-1,9 punti). Il risultato suggerisce che quando le responsabilità politiche sono accentrate, la valutazione sulle decisioni del governo locale allineato politicamente con quello centrale si riduce drasticamente.
Incapacità di distinguere o punizione contro il governo?
Rimane ancora da chiarire il perché del calo e, in particolare, se sia da collegare al fatto che gli elettori non riescano ad attribuire correttamente la responsabilità al governo locale o, al contrario, se sia un modo di manifestare il proprio scontento verso il governo centrale esprimendosi su quello locale.
Per rispondere alla domanda, abbiamo valutato l’effetto a seconda che (i) i comuni siano politicamente allineati con il governo nazionale, ma non con quello regionale, (ii) i comuni siano della stessa area politica del governo regionale, ma non di quello nazionale.
Chiaramente, una riduzione dell’indice di gradimento per entrambi i tipi di allineamento implicherebbe una reale difficoltà del cittadino nell’identificare la responsabilità del livello amministrativo al quale sono effettivamente realizzate le politiche volte a contenere la diffusione del virus. Al contrario, se la riduzione dell’indice di gradimento catturasse le valutazioni negative delle politiche adottate dal governo centrale, si osserverebbe un effetto negativo associato ai comuni allineati solo con il governo nazionale e nessun effetto per le città allineate con quello regionale.
I nostri risultati propendono per la seconda ipotesi, ovvero che i cittadini esprimano il proprio dissenso verso le politiche del governo centrale indirettamente – tramite un giudizio negativo su quello locale – potenzialmente perché avvertono senso di mancanza di preparazione del governo contro la pandemia.
Il rischio di populismo
I risultati del nostro lavoro indicano che, se le politiche adottate dal governo centrale sono impopolari – o se si ha l’impressione di una mancanza di preparazione nell’affrontare la pandemia – la percezione (negativa) è più forte nelle città il cui sindaco condivide la stessa affiliazione politica dell’esecutivo. Quest’ultimo risultato è particolarmente utile per comprendere la strada che il governo nazionale potrà intraprendere con il protrarsi della crisi sanitaria. Se l’atteggiamento negativo dell’elettorato proseguisse, si potrebbe correre il rischio che quel sentimento si concretizzi in episodi di populismo, come già documentato per alcuni altri paesi europei.
* Le idee e le opinioni espresse in questo articolo sono da attribuire esclusivamente agli autori e non investono la responsabilità dell’organizzazione di appartenenza.