• Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti
MENSILE DI POLITICA ECONOMIA CULTURA SPORT E COSTUME DELLE PROVINCE DI RIMINI E PESARO - TEL. 0541-611070
mercoledì, Maggio 28, 2025
27 °c
Rimini
27 ° Mar
27 ° Mer
  • Login
 
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
 
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
Home Economia

Economia. L’Ue non più matrigna prova a scacciare l’incubo sovranista

Redazione di Redazione
21 Luglio 2020
in Economia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
A A

 

di Francesco Daveri, professore dell’Università Bocconi

L’Europa concorda un piano di rilancio dell’economia da 750 miliardi, finanziato con Eurobond. Un accordo che prova a guardare al futuro e a mettere nell’angolo gli egoismi degli stati nazionali e dei sovranisti. Ora servono riforme e serve farle bene.

I leader Ue prendono una decisione storica che guarda al futuro

Dopo quattro giorni e quattro notti di trattative, i leader dei 27 paesi dell’Unione Europea si sono accordati su una decisione senza precedenti. Oltre a rinnovare (e aumentare a più di mille miliardi di euro) i fondi per il bilancio Ue 2021-2027, per la prima volta la Commissione europea metterà a disposizione dei paesi Ue più colpiti dalla più grande recessione degli ultimi 70 anni 750 miliardi di euro finanziati con l’emissione di Eurobond. Di fronte a una situazione eccezionale (con un Pil 2020 dato in calo dell’8 per cento), l’Europa è stata cioè capace di esibire una risposta eccezionale che combina elementi di solidarietà e di visione del futuro. La solidarietà viene dal fatto che i fondi del pacchetto approvato si prevede vadano a finire in modo sproporzionato nelle tasche dei paesi più colpiti dalla pandemia (l’Italia dovrebbe ricevere 209 miliardi, 81 in sussidi e 128 in prestiti). Qualche mese fa, un risultato di questo tipo sarebbe stato bollato come il risultato in una “transfer union” (un’unione in cui i soldi sono presi sempre dalle tasche di qualcuno – i tedeschi – e vanno sempre a finire nelle tasche di qualcun altro, i paesi del sud Europa) e quindi bocciato dall’opinione pubblica tedesca e del nord Europa. Ma, sotto l’attenta regia delle tedesche Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea) e Angela Merkel (presidente di turno dell’Unione nel secondo semestre 2020), l’accordo raggiunto si qualifica come un pacchetto che finanzierà riforme strutturali e investimenti pubblici in campo digitale, educativo, infrastrutturale ed energetico: un “Next Eu generation Recovery Fund” che mette l’accento su un domani di una crescita più sostenibile, non sull’oggi della redistribuzione.

Un accordo non scontato ma obbligato

L’accordo è un ottimo risultato, non scontato anche solo fino alla settimana precedente il lungo summit di Bruxelles che ha portato all’adozione del pacchetto. Ma era anche in qualche modo un risultato obbligato. Negli ultimi mesi, infatti, tutti i governi e le banche centrali dei vari paesi del mondo (ricchi e poveri) hanno risposto con interventi eccezionali per entità e qualità a una recessione mai vista. Secondo i più recenti calcoli del Fondo Monetario, i governi del mondo hanno messo in campo 11 mila miliardi di dollari (una cifra pari al Pil di Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito sommati) in aiuti e prestiti eccezionali oltre ai supporti automatici all’economia che arrivano dalle minori entrate causate dalla recessione e dai sussidi automatici come le indennità di disoccupazione. Circa metà di questa enorme cifra arriverà da prestiti, ricapitalizzazioni di aziende in difficoltà e garanzie offerte attraverso il sistema bancario e tramite imprese e agenzie pubbliche (come la nostra Cdp, Cassa Depositi e Prestiti). Sono risorse pubbliche che servono a garantire liquidità e preservare la continuità aziendale, evitando i fallimenti, e si aggiungono a deficit e debiti pubblici solo nel caso in cui questi interventi diano luogo a perdite. È ciò a cui si riferiva l’ex presidente della Bce Mario Draghi quando nel suo intervento sul Financial Times del 25 marzo parlò della necessità di fronteggiare la crisi che stava arrivando trasformando “i debiti privati in passività pubbliche”. Poi c’è l’altra metà dei fondi pubblici che consiste di maggiori spese pubbliche e minori entrate vere e proprie (che quindi aumentano immediatamente deficit e debiti pubblici). È in questo contesto che arriva l’intervento dell’Europa. Il supporto di 750 miliardi deciso a Bruxelles è composto da 390 miliardi di aiuti (che quindi non si aggiungeranno ai debiti pubblici nazionali) e 360 miliardi di prestiti che invece – se attivati – produrranno maggiore debito pubblico degli stati nazionali nei confronti dell’Europa nel suo complesso. La proposta iniziale di Francia e Germania, che godeva del convinto supporto di Italia e Spagna, puntava a un mix diverso, con 500 miliardi di aiuti e 250 miliardi di prestiti, ma i paesi cosiddetti “frugali” (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Finlandia) hanno spinto per una soluzione con più prestiti e meno aiuti che espone meno la Commissione e responsabilizza di più i paesi beneficiari dei fondi. Va anche ricordato che i “frugali” – apparentemente preoccupati di un’eccessiva assunzione collettiva di rischio – sono stati in definitiva anche “furbetti”, dato che nell’accordo hanno portato a casa un aumento dei cosiddetti “rebates”, gli sconti nei contributi al bilancio pubblico europeo, privilegi immotivati e da cancellare secondo alcuni paesi, e che invece saliranno a seguito dell’accordo (anche per la Germania, tra l’altro).

Infine – altro punto qualificante dell’accordo di questi giorni – il monitoraggio nella gestione dei fondi rimane rimesso alla valutazione della Commissione europea mentre il Consiglio europeo (dove sono rappresentate le volontà dei governi nazionali) deciderà su questi temi a maggioranza qualificata, il che elimina la possibilità del veto da parte di singoli paesi che sarebbe stato in contrasto con la legislazione Ue. Viene previsto tuttavia un meccanismo di “freno di emergenza”: in casi speciali in cui si ravvisino rilevanti scostamenti rispetto ai piani annunciati, un gruppo di paesi potrà sollevare la questione al Consiglio europeo.

Un accordo che mette i sovranisti europei nell’angolo

In definitiva, l’accordo che esce da Bruxelles vede l’Europa nettamente rafforzata. Sono passati secoli dall’umiliazione della Grecia di otto anni fa. Oggi è l’Europa nel suo complesso che pone il tema del rafforzamento della crescita e della competitività del continente, spingendo di nuovo l’acceleratore sulle “riforme strutturali” che l’avvento del sovranismo aveva messo in soffitta. Rimane infatti che, al di là delle parole d’ordine di chi vuole fare per sé, paesi con redditi pro capite elevati, con una prevalenza di anziani e una elevata densità della popolazione come sono i paesi europei non possono crescere e creare lavoro per i loro giovani se non riescono a riformare la loro pubblica amministrazione, a semplificare le vita alle loro piccole imprese, a migliorare il funzionamento della giustizia, della sanità e della scuola. Certo, non tutte le riforme sono buone, non tutte funzionano e anche quelle fatte bene spesso richiedono anni per produrre risultati efficaci. Ma bisogna farle e farle bene. E ora ci sono i soldi dell’Europa per finanziarle su un orizzonte temporale plausibile che va oltre il breve periodo. L’accordo di oggi è forse un primo passo di un’Europa meno matrigna e più casa comune. Un’unione che – nel ricostruirsi – prova a mettere da parte gli egoismi e le umiliazioni della crisi dell’euro che tanto consenso elettorale hanno portato a chi l’Europa vuole vederla distrutta e asservita alle altre grandi potenze.

Articolo precedente

San Clemente (Rimini). Note di vino, su il sipario: giro d’Italia… con musica

Articolo seguente

Morciano di Romagna. Musica e cinema in cartellone

Redazione

Redazione

REDAZIONE LA PIAZZA

Articoli Collegati

STARTUP WEEKEND RIMINI  - Rimini 15 18 Maggio 2025 - Rivierabanca 18 Maggio nella photo (Ph © Giorgio Salvatori) un momento delle premiazioni
Economia

Rimini. Startup weekend, idee e imprenditori del futuro a scuola

22 Maggio 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Economia. Una tregua non chiude la guerra di potere tra Usa e Cina

17 Maggio 2025
Da sinistra: Andrea Moretti, Angelo Amadei, Gianpietro Corbari, Emilio Urbinati, Fabio Pari
Coriano

La Effedue di Coriano entra in Sipral e cresce

17 Maggio 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Dalla Fed una lezione di indipendenza

16 Maggio 2025
Economia

Rimini. Assemblea generale di RivieraBanca: la conferma del presidente Fausto Caldari garantisce continuità. In dono ai Soci il libro “Una storia di Persone”

15 Maggio 2025
Economia

Come si elegge un Papa 3.0*

14 Maggio 2025
Cattolica

Cattolica-Gabicce Mare. Gran Fondo degli Squali, modello del fare turismo… i 10 anni e 10mila presenze

11 Maggio 2025
Daniela Angelini
Economia

Riccione. Il sindaco Angelini: “Rimini Fiera-Palas, nella massima trasparenza”

30 Aprile 2025
Mostra più articoli
Articolo seguente

Morciano di Romagna. Musica e cinema in cartellone

Rimini. Ibiscus in fiore, magia su un terrazzo riminese

Rimini. Colonia Bolognese, cinema e teatro

Riccione. Comune chiede il fallimento a ditta insolvente

Please login to join discussion

Ricerca articoli e archivi

No Result
View All Result

Articoli

gruppo292.com

Articoli recenti

  • Biden, un tumore terminale e la prevenzione 27 Maggio 2025
  • Granchio blu, dalla Regione Emilia Romagna un milione di euro per il contenimento 26 Maggio 2025
  • Trenta musicisti, un palco e la musica dagli anni ’60 ad oggi, sabato arriva l’esplosione di Rotation stage 26 Maggio 2025
  • San Giovanni in Marignano – Saludecio. Maggio, mese della Madonna: le cellette votive 26 Maggio 2025
  • Misano Adriatico. Filosofia: “Mi sentivo responsabile della Bellezza del Mondo” con Galimberti e Bianchi 26 Maggio 2025
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino

© 2025 .292-

La Piazza delle province di Rimini e Pesaro. Redazione : Piazza Gramsci, 34 - 47843 Misano Adriatico | p.iva 02540310402

  • Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti

Direttore Responsabile: Giovanni Cioria

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
No Result
View All Result
  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • Cronaca
    • Dalla nostra terra
    • La buona tavola
    • L’opinione
    • L’altra pagina
    • Spiega l’esperto
  • L’inchiesta
  • Redazione
  • Pubblicità
  • Contatti

© 2025 .292-