Riccione, viale Ceccarini
Riccione, Galleria Viscardi, luci accese
Riccione, la Boa Bianca
Riccione, via Fratelli Cervi, cantiere aperto
13 marzo 2020 – Ore 12-14
Un verde gagliardo quello della siepe di oleandri poco prima della Boa Bianca, in piazzale San Martino, di fronte dell’albergo Sarti. Una delle eccellenze riccionesi è chiuso, più che i vetri scuri è il vuoto che lo avvolge a mettere tristezza nell’anima. Non un frequentatore è seduto sulle poltroncine della Boa, nonostante che il sole riscaldi quell’angolo di sana originalità riccionese. Tutti anziani, si pensa che il coronavirus ha loro negato ore piacevoli, calde e senza vento.
Lo scriba, fermo in bicicletta accanto alla siepe (fiori di tutti i colori del mondo da fine maggio a settembre), sente un rumore di forbice. Si gira, osserva un bagnino che pota le piante attorno al casotto. Poco lontano, un familiare forse, su una scala stucca con certosina attenzione il cornicione. E’ un piacere vederli lavorare, mantenendo anche le distanze anti-coronavirus. Poco più avanti sul lungomare, due muratori sono in pausa pranzo. Stanno tirando su il condominio dove c’era la pizzeria “Ranch”. Uno è bianco, l’altro di colore, stanno addentando un panino, con una bevanda in mano. Si alzano gli occhi. L’italiano con bella voce dal forte accento romagnolo: “Ti serve qualcosa?”. “No grazie, buon appetito”.
Sulla ciclabile un fa jogging seguito dal figlioletto di circa 3 anni su una biciclettina; forse non era proprio il caso…
Nel parcheggio di fianco alla costruzione che farà di certo arrabbiare coloro i quali un tempo ammiravano il mare, due persone sistemano la rete verde parasole sulla tettoia del parcheggio. Allunghi gli sguardi sugli alberghi e fa una certa impressione quel silenzio che ti riporta alle gioie estive. Ai profumi del mare, della cucina, della vita…
Pochi metri più avanti in un bagno dai colori bianchi e gialli, quelli del Vaticano, stanno lavorando. Alcune porte dei capanni sono ancora avvolte nel cellophane. E’ la Romagna che crede in quello che fa e spera… che tutto possa passare. Passerà di certo.
Fermo ad osservare, si origliano i discorsi di due amici in tuta. Distanti circa 4 metri, uno dice all’altro: “Lavoriamo in video-conferenza, siamo in ferie forzate, l’estero va a rilento…” Chissà dove lavora…
Si riprende a pedalare e si incrocia una coppia in passeggiata. Il marito spinge la carrozzina doppia con gemellini. Sulla destra un chiosco in spiaggia famoso per le piadine è avvolto nelle armature per essere tirato a lucido per affrontare la stagione 2020. Almeno questa è la speranza di tutti.
La lentezza ti porta a cogliere cose che altrimenti sfuggirebbero, come la bella villa di fianco all’hotel Abner’s in abbandono: porte e finestre mezze spalancate, l’erba che già aggredisce l’esterno. Uno spreco di bellezza, soldi e forse anche intelligenze. Pensi ad un vecchio detto dialettale: “Il maiale dopo aver mangiato rovescia il truogolo” (e baghin dep clà magnè erbelta l’ebbie). E’ vero che la proprietà è sacra, e pensi che in Olanda è possibile occupare un’abitazione se è in abbandono da almeno un anno. Così affermava Josè, una bella olandesina dagli occhi azzurri ed i capelli lisci e biondi
Poco prima di approdare in piazzale Roma con la fontana pensata da Tonino Guerra che zampilla, una signora attraente è abbandonata al sole. Tutta di nero, in mezze maniche, ha le braccia allungate sullo schienale; alle orecchie le cuffiette. Che cosa ascolta? E’ sposata? Ha figli? Forse è una turista, dall’aria… Magari è la madre o la moglie di amici…
Spalle all’opera del grande Guerra (quest’anno si festeggiano i 100 anni della nascita), appare viale Ceccarini: vuoto. Non si contano che 4 anime. Lo si solca fino all’altezza della piazzetta del Faro. Si incontra un giovane farmacista. Ci si saluta. Si fanno quattro chiacchiere. Racconta: “Sono controcorrente. Più che ai morti, a me preoccupa lo stato dell’economia. Ogni anno in Italia causa l’influenza, diretta ed indiretta, muoiono tra le 8 e le 10 persone. Solo che nessuno fa nulla. Se si facessero i vaccini agli anziani (siamo al 50 per cento) e ai giovani con altre patologie, salveremmo migliaia di vite…”. “Concordo, se è così dovrebbe essere lo Stato ad agire. Quanto all’economia, non sono preoccupato per una serie di indicatori economici. L’Italia ha nelle banche 5mila miliardi di euro; pari a 2 volte e mezzo il nostro Pil (Prodotto interno lordo). Più tutto il resto. Abbiamo aziende eccellenti in ogni settore: petrolio, tessile-abbigliamento, meccanica… 1.500 aziende italiane sono ai primi tre posti nei rispettivi settori nel mondo. Abbiamo scuole ed università eccellenti. Da almeno 20 anni, lo Stato ha un avanzo primario (al netto degli interessi) positivo. Nel 2019, avanzarono circa 20 miliardi di euro. Nessuna paura. Forse andrebbe aggredite l’evasione fiscale e le diseguaglianze sociali”.
Ci si lascia con un arrivederci. Pochi metri monte, ed un vociare di cantiere racconta che il lussuoso albergo di una società sammarinese d’esportazione racconta che la vita continua, nonostante le paure e ‘sto benedetto virus.
Operai al lavoro anche nel faraonico sottopasso di viale Ceccarini.
Alle 13,30, si passa anche davanti ai supermercati riccionesi. Tranquilli e niente file fuori. In uno, tre ragazzotti mangiano ad un tavolo alto vicinissimi come se nulla fosse… Imprudenza?