Tonino Guerra
Tonino Guerra, quel caratteraccio di straordinaria sensibilità nasceva 100 anni fa. Non sapeva proprio farsi voler bene, come sanno i santarcangiolesi. Era un antipatico di profonda umanità. Chi scrive è entrato in contatto due volte. Per due interviste. La prima volta andò a vuoto per ragioni abbastanza imbarazzanti. La seconda volta, grazie ad un comune amico, il professor Ruggero, si fece e fu deliziosa. Quando ci fu il botta e risposta aveva come ospite a casa, a Pennabilli, il regista greco Anghelopulos, che portava alle feste di paese. Si parla della metà degli anni ’90. A casa sua a Pennabilli, insomma, riceveva grandi personaggi. E le sue poesie, le sue sceneggiature hanno fatto grande la Romagna nel mondo. Amico intimo del grande regista riminese Federico Fellini, ha scritto pensieri profondi con semplicità, precisione, eleganza ed originalità. Era talmente profondo, che la sua pubblicità per Unieuro, commissionatogli da Oscvar Farinetti, ancora ci risuona nella mente.
Poeta, scrittore e sceneggiatore di fama internazionale, era nato il 16 marzo 1920 a Santarcangelo di
Romagna, dove si è spento il 21 marzo 2012.
Negli anni Cinquanta si trasferisce a Roma intraprendendo regolarmente lunghi soggiorni in Russia, paese
che diventerà per lui una seconda patria. Alla fine degli anni Ottanta mette le radici a Pennabilli, antica città
malatestiana del Montefeltro, dove era solito trascorrere lunghi periodi estivi, e nella quale è sepolto.
A riconoscerne il talento è Carlo Bo che, nell’immediato dopoguerra, cura la sua prima raccolta di poesie in
dialetto I scarabócc. A questa ne seguono altre, fra le quali ricordiamo I bu (1972), con l’introduzione di
Gianfranco Contini, pietra miliare nella sua opera letteraria. Come prosatore esordisce nel 1952 con il
racconto La storia di Fortunato, edito nella collana di Einaudi “I gettoni”, diretta da Elio Vittorini. Pubblica
cinquanta libri fra racconti e poesie, vincendo numerosi premi: il Pirandello, il Pasolini, il Gozzano, il Nonino,
il Carducci e il Comisso.
Scrive oltre 120 sceneggiature per pièces teatrali, fiction televisive e film per i più grandi registi del mondo:
Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Vittorio De Sica, i fratelli Taviani, Francesco Rosi,
Theo Angelopoulos, Andrej Tarkovskij. Vince il premio Oscar con “Amarcord” (1973) di Federico Fellini e
ottiene altri prestigiosi riconoscimenti: il David di Donatello, il Premio De Sica, l’Oscar Europeo del Cinema, il
premio quale Miglior Sceneggiatore Europeo e l’americano Jean Renoir Award.
Nel 2002, il Presidente della Repubblica lo nomina Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della
Repubblica Italiana.
L’Università di Urbino, presso la quale si è laureato in Pedagogia nel 1945, gli conferisce, nel 2005, la Laurea
ad honorem in Lettere, che va ad aggiungersi a quelle ricevute a Bordeaux, Mosca e San Pietroburgo. La
Russia lo nomina Accademico ad honorem dell’Accademia degli Artisti e Cavaliere dell’Orden, massima
onorificenza nazionale.
Artista multidisciplinare, alla stregua dei grandi umanisti del Quattrocento, ha espresso i temi della sua
poesia nelle più diverse forme artistiche, come si evince dal piccolo Museo di Santarcangelo e da quello di
Pennabilli, dove ha sede l’Associazione che porta il suo nome.
Tra le sue installazioni – che egli stesso ha definito Poesie nel paesaggio – disseminate per tutta la
Valmarecchia e sulla riviera, citiamo due percorsi di grande impatto poetico: l’Orto dei Frutti dimenticati di
Pennabilli, pensato come museo dei sapori, e I luoghi dell’anima: sette musei, ciascuno con caratteristiche
proprie, nati per sollecitare la fantasia del visitatore.