2 giugno, celebrazione del 75° Anniversario della nascita della Repubblica Italiana
Dalle ore 10,30 diretta streaming dalla sala giunta del Palazzo Municipale, visibile attraverso la pagina facebook del Comune di Cattolica (https://www.facebook.com/comunedicattolica/), con la partecipazione e gli interventi dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di Cattolica, Mondaino e Faenza.
A seguire, Cerimonia di consegna della Targa relativa alla cittadinanza onoraria conferita al professore Cesare Moisè Finzi quale riconoscimento del prezioso lavoro di diffusione di memoria ed alto valore civile, sociale e culturale, rispetto, uguaglianza, difesa dei diritti umani alla base della nostra Costituzione repubblicana.
LA TESTIMONIANZA DI FINZI. Nel corso degli anni, incontrando soprattutto giovani studenti, il Professore Cesare Moisè Finzi ha avuto modo di raccontare come nel 1944 si nascose, insieme a due famiglie ebree, prima a Cattolica, trovando accoglienza presso il sarto Guido Morganti, e successivamente a Mondaino dove trovò definitiva salvezza dalla persecuzione nazifascista.
Nel mese di maggio dello scorso anno, il Consiglio Comunale di Cattolica ha votato il conferimento della cittadinanza onoraria a Finzi. In precedenza, il 27 gennaio 2020, in occasione del “Giorno della Memoria” per le vittime dell’Olocausto, l’Amministrazione volle ricordare l’opera di Morganti apponendo una targa commemorativa alla sua casa-bottega di via Carlo Cattaneo n. 6. Lo stesso Morganti, nel 2007, ricevette il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” che venne consegnato nell’Aula Consiliare di Palazzo Mancini alla figlia Bruna da un rappresentante dell’ambasciata israeliana. Morganti era infatti scomparso nel 1954 all’eta’ di 63 anni.
I FATTI STORICI. Il Professore Moisè Cesare Finzi ricostruisce queste vicende nel suo libro “Qualcuno si è salvato”. Poco dopo l’8 settembre 1943 Finzi, che all’epoca aveva 13 anni, per evitare la cattura è costretto a fuggire in gran fretta con la propria famiglia e quella dello zio materno Giuseppe Rimini. Il gruppo arriva a Gabicce e ottiene, grazie all’aiuto del segretario comunale Sgarbi, nuovi documenti falsi. Ma il luogo non è sicuro perchè lì tutti loro sono conosciuti con il vecchio nome. Prima di ripartire passano a ritirare le stoffe lasciate nel frattempo a Guido Morganti, il sarto a cui avevano chiesto di confezionare dei cappotti, in previsione di una fuga lunga e difficile, con l’inverno alle porte. Mentre sono nella bottega qualcuno involontariamente si lascia sfuggire la propria vera identità. Morganti riconosce nel cognome Rimini quello di un conoscente di Mantova che anni prima aveva aiutato la sua famiglia. In due giorni organizza il trasferimento degli ebrei e li porta personalmente con un carro trainato dai buoi a Mondaino, in provincia di Rimini, dove il gruppo riesce a nascondersi fino alla fine della guerra, scampando alla deportazione.