Gianfranco Vanzini
Venire al mondo
Continuiamo la nostra osservazione. Al momento della nascita siamo nudi, deboli, senza parola, dipendenti per la sopravvivenza da chi ci ama. Dipendiamo dall’amore altrui, tanto per esistere, quanto per crescere, per rimanere in vita. Tutto l’Universo, insegna sant’Agostino, viene alla luce “dal nulla” per amore di Dio, ed è mantenuto nell’esistenza dallo stesso Amore.
Usciamo dal nulla per divenire una piccolissima cellula, viviamo nella pancia oscura della mamma, dove quasi non si sente e non si vede, dove gli altri non ci vedono, per venire, infine, alla luce.
Questa nascita al mondo è un evento traumatico: per accedere al mondo, a un di più in cui vedremo finalmente i nostri genitori, e poi il cielo, i fiori, tutto ciò che era prima inaccessibile e impensabile, è necessaria una fatica, un salto, una ferita: la luce del sole colpisce per la prima volta i nostri occhi, fatichiamo a respirare, percepiamo il dolore della separazione da caldo nido materno… ma un universo nuovo si spalanca!
Mentre moriamo alla vita uterina, nasciamo ad una vita più ricca e completa.
Finita qui? No certamente. La nostra natura relazionale è evidentissima nel linguaggio che impariamo però piano piano, e che ci permette di incontrare altre persone, altri mondi, arricchendo sempre di più il nostro linguaggio e le nostre esperienze. Scoriamo così l’amicizia, l’adolescenza, la musica, la letteratura, le scienze… spalancando davanti a noi sempre nuove porte, lungo l’avventura, per l’uomo infinita, della conoscenza.
(Continua)