Tratto da lavoce.info
di Fausto Panunzi, insegna Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano
Il governo Draghi dovrà affrontare tre emergenze: sanitaria, economica e sociale. Le aspettative sono alte e il rischio di deludere concreto. Per vincere la sfida, Draghi dovrà mostrare di avere coscienza dei limiti dell’azione di governo, lungimiranza e capacità fare scelte dolorose, se necessario.
Nei prossimi giorni, il presidente Draghi presenterà alle Camere il programma del suo governo. È facile immaginare in esso ci saranno tre corposi capitoli sul come affrontare le tre emergenze italiane, quella sanitaria, quella economica e quella sociale. Per quello che riguarda la prima, la priorità non può che essere quella di potenziare al massimo il piano di vaccinazioni. Ma quale ruolo può giocare il governo?
Le tre sfide cruciali
L’approvvigionamento di vaccini presso le case farmaceutiche è stato demandato alla Ue e l’attuazione concreta dei piani vaccinali è in mano alle regioni. Il premier potrà stimolare i vertici della Ue a potenziare il piano di acquisti, potrà migliorare la logistica, per esempio introducendo una piattaforma nazionale di prenotazioni, potrà stimolare le regioni ad adottare le best practices emerse in queste settimane. Potrà e dovrà avere un ruolo più centrale e operativo se alcune regioni non si mostrassero all’altezza. Più difficile è la strada suggerita da alcuni di ricorrere direttamente all’acquisto di vaccini come lo Sputnik V, visto che in ogni caso essi avrebbero bisogno dell’approvazione dell’Ema, l’agenzia europea per i medicinali, o quella dell’Aifa, l’agenzia italiana, e che tale approvazione richiederebbe almeno alcune settimane. Ma ogni opzione va valutata in questa fase.
Per quello che riguarda l’emergenza economica, il governo dovrà decidere come allocare le risorse provenienti dal fondo Next Generation EU. Alcune scelte sembrano ovvie: un investimento rilevante nell’edilizia scolastica (battaglia che Tito Boeri e io iniziammo, con scarso successo, su questo sito più di 10 anni fa), costruendo nuove scuole che siano accoglienti per i ragazzi, con palestre, sale computer, spazi verdi; il completamento dell’Alta velocità e il potenziamento dei trasporti locali, con la relativa ricaduta in termini di riduzione delle emissioni; il completamento della banda larga e più in generale un investimento nella digitalizzazione di Pubblica amministrazione e scuole. Le risorse non mancheranno, ma il rischio di spendere male, dietro la pressione degli interessi organizzati, è concreto e ci vorrà del tempo prima di vedere gli effetti di tali investimenti.
La terza emergenza è quella sociale. Le famiglie italiane sono state messe alla prova già dalla crisi del 2008 e il Covid è stata un’ulteriore mazzata. È imperativo che il governo aiuti, e velocemente, chi è in sofferenza. Bisogna potenziare quello che impropriamente viene chiamato reddito di cittadinanza e correggerne le storture, come la penalizzazione delle famiglie più numerose. Occorre poi sganciare la gamba delle politiche attive del lavoro da quella del sostegno dei redditi. Un’eventuale riforma del reddito di cittadinanza rischia di essere criticata da chi vorrebbe una maggiore generosità e chi una maggiore severità.
Un rischio?
Si tratta dunque di tre sfide insidiose. Valeva la pena di chiamare Draghi, il nostro riconosciuto “fuoriclasse”, per affrontare sfide così rischiose? Non si rischia, in caso di fallimento anche solo parziale, di assestare un colpo alla credibilità della nostra classe dirigente e quindi di ridare fiato al populismo? In realtà, il populismo è un’onda lunga e globale e la sua forza non è ancora finita. Non sarà un paese e non sarà un governo ad arrestarla. Dovremo conviverci ancora per lungo tempo.
Le aspettative riposte su questo governo sono molto elevate ed è ben noto che quanto più ci si aspetta, maggiore è il rischio di rimanere delusi. Ma se Draghi, nel tempo in cui resterà premier, avrà mostrato che un governo può agire con efficacia pur senza essere onnipotente, che può pensare al futuro del paese e non solo di chi lo compone e supporta e che può essere in grado fare scelte dolorose quando ciò è necessario, allora avrà forse raggiunto un risultato forse pari a quello ottenuto con la frase fulminante con la quale passerà alla storia.