Allarme siccità primaverile. Confagricoltura Emilia Romagna: «Terreni aridi e agricoltori alle prese con l’irrigazione di soccorso. In sofferenza le barbabietole da zucchero e il grano, come pure i medicai e le colture foraggere; a rischio il trapianto del pomodoro da industria e le semine del mais. Incubo “boom” di costi per le aziende agricole»
Le colture hanno sete, non c’è pace per il comparto agricolo. A preoccupare ora sono i terreni aridi, in particolare gli oltre 20.000 ettari di barbabietole da zucchero già seminate, in quella che si conferma la prima regione bieticola italiana, ma è in sofferenza pure il grano tenero e duro che in Emilia-Romagna copre una superficie complessiva di 240.000 ettari.
Si profila una situazione difficile anche per i medicai e le colture foraggere destinate all’alimentazione animale e alla filiera del Parmigiano Reggiano.
Serve tanta acqua per l’imminente trapianto del pomodoro da industria (26.000 ettari totali in regione) come anche per le semine del mais (80.000 ettari circa) che non possono più attendere.
«In questo momento – dice chiaro Marcello Bonvicini, presidente Confagricoltura Emilia Romagna – le aziende agricole non possono sostenere anche un aumento dei costi di produzione. Gli agricoltori si trovano di fronte a un bivio, se investire nell’irrigazione di soccorso o rischiare l’inevitabile calo delle rese produttive dovute all’apporto idrico insufficiente nelle varie fasi di sviluppo fenologico della pianta e finanche scongiurare la perdita totale del raccolto, dopo la difficile campagna dello scorso anno e la crisi pandemica che non dà certezze. L’incubo è il crollo della redditività per le aziende produttrici di materie prime d’eccellenza, cuore del made in Italy agroalimentare».