Dialetto, la lingua dell’anima in conferenza
Incontro al Museo della Città “L. Tonini”, ore 17 martedì 7 dicembre, ore 17. Viene presentato Nivère, libro di poesie di Francesco Gabellini
‘Il dialetto sta per morire, è ormai agli sgoccioli, travolto dalla lingua dei mass-media.
In quest’area risicata, questa lingua umiliata, questo relitto, come può ancora esprimere, liberare, farsi arte?’
Nino Pedretti, ‘Perché il dialetto?, introduzione a ‘Al Vòusi’,1975
‘Il dialetto appartiene al futuro’, Tullio De Mauro
Giunge al termine il ciclo di incontri Il Dialetto a Scuola. Ieri, oggi, domani, che attraverso le parole di esperti, studiosi, insegnanti e poeti ha sviscerato il tema del rapporto tra scuola e dialetto a partire dalla Riforma Gentile, per arrivare alle esperienze contemporanee e alle proposte per il futuro.
Martedì 7 dicembre, alle ore 17, chiude il percorso Franceso Gabellini, poeta e drammaturgo, con la presentazione di Nivère, il suo ultimo libro di poesie in dialetto riccionese, introdotto dalla poetessa e insegnante Francesca Serragnoli.
Annota l’Autore: Il titolo si riferisce ad un particolare tipo di nube, plumbea e carica di neve, bella e allo stesso tempo minacciosa”; come per le nubi, anche la vicenda umana offre aspetti di inquietante e terribile bellezza “I colori più belli per l’occhio/ sono nell’agonia delle foglie” (Par l’òc i culùr piò bel/ i è tl’agònia dal fòie); le parole di tutta una vita, allietano la vecchiaia, ma poi uccidono. E non è la maledizione di un’inquietante profezia, ma è nella natura delle cose, in quel Fato al quale anche gli dei eterni e capricciosi debbono inchinarsi; è il segreto che non svela mai la vecchia che ride, il mistero dell’ultima stanza in fondo al corridoio. Meglio non saperlo, ridere e giocare nel mare, ignari “d’ès ciàp in t’un cugòl” (di essere presi in una rete).
Scrive su Nivère il poeta e critico letterario Fabio Pusterla: …In Nivère, certo, non sarebbe davvero stato possibile dire le stesse cose in italiano; non perché le situazioni manifestate sulla pagina siano particolarmente “dialettali”, cioè legate a quel mondo di cui il dialetto era espressione; ma per una ragione più importante. Mi sembra infatti che Gabellini indaghi, dentro il dialetto, le risonanze simboliche, archetipiche, che possono portare a galla fenomeni di profondità (pischica, esistenziale, sociale). In questo senso alcune delle poesie che mi hanno maggiormente colpito vanno appunto in questa direzione: sono le parole stesse, le loro sonorità e le loro armoniche semantiche a guidare il senso.
Francesco Gabellini insegnante, poeta e autore teatrale di Riccione, nel cui dialetto scrive, prevalentemente, ha pubblicato diverse raccolte di poesia, sue opere sono risultate vincitrici o finaliste in concorsi letterari nazionali, pubblicate su riviste culturali e inserite in varie antologie. Da diversi anni si occupa anche di teatro, per il quale ha scritto numerosi testi rappresentati e premiati. Collabora con l’Associazione Teatrale “Città Teatro” di Riccione, che ha messo in scena i suoi testi teatrali .
Ha pubblicato in dialetto romagnolo le raccolte di poesie: Aqua de silénzie, Editore “AIEP”, Da un scur a cl’èlt, Edizioni “La vita felice”, Sluntanès, Pazzini Editore, Caléndre, Raffaelli Editore, A la mnuda, Giuliano Ladolfi Editore, Nivère, Raffaelli Editore. Con il monologo in dialetto romagnolo L’ultimo sarto è stato finalista alla 48ª edizione del Premio Riccione per il teatro. Negli anni 2010 e 2011 il monologo Detector è stato portato in scena dall’attore Ivano Marescotti in vari teatri d’Italia, tra cui il Teatro dei Filodrammatici di Milano. Nel 2016 ha pubblicato un libro che raccoglie cinque monologhi, sempre in dialetto romagnolo, dal titolo Zimmer frei, Il Vicolo Editore, Cesena. Nel 2017 con il monologo Iper ha vinto il Premio Franco Enriquez per la drammaturgia, a Sirolo (AN). Nel 2020 è risultato vincitore nella sezione inediti alla prima edizione del Premio Giordano Mazzavillani a Ravenna.
Francesca Serragnoli, nata a Bologna, ha lavorato presso il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna fino al 2007. Collabora con il Centro Studi Sara Valesio. Attualmente è perfezionanda presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna. Suoi testi di poesia sono apparsi nelle antologie I cercatori d’oro, a cura di D. Rondoni (Forlì, La Nuova Agape, 2000); Nuovissima poesia italiana, a cura di M. Cucchi e A. Riccardi (Mondadori, 2004); Mosse per la guerra dei talenti, a cura di Marco Merlin (Fara Editore, 2007); La stella polare, a cura di D. Brullo (Città Nuova, 2008); Jardines secretos, Joven Poesìa Italiana, a cura di E. Coco (Sial, Madrid, 2008); Qui regna amor antologia poesia italiana in cd (Argentina); Mana scrie sunetul a cura di E. Macadan (Eiekon, Romania 2014); in uscita Esplendor en las sombras – Tres voces italianas contemporáneas, a cura di E. Tardonato Faliere e M. C. Micetich (Editorial Hdj, Argentina) e su varie riviste. Ha pubblicato la raccolta Il fianco dove appoggiare un figlio (Bologna 2003, premio Camaiore Opera prima, nuova edizione Raffaelli Editore 2012) e Il rubino del martedì (Raffaelli Editore, 2010; Premio Alpi Apuane ex equo, Premio Mario Luzi selezione, Premio Laurentum II classificata, selezione Premio Ceppo Pistoia).
L’incontro a cura di Fabio Bruschi per Lingue di Confine ’21, è promosso dai Musei Comunali di Rimini con il contributo del Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna, ai sensi della L.R.16/2014 “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna”.