Addio a Maurizio (Bango per gli amici) Gambuti: grande persona, grande oste. Insieme alla sorella Mariella aveva fatto del ristorante Casale sulla collina di Riccione un’eccellenza.
Se n’è andato prima del tempo dopo una breve malattia lo scorso 25 ottobre; a 72 anni. Aveva cominciato a morire dopo la prematura scomparso del figlio Alessandro alcuni anni fa.
Maurizio era una persona straordinaria, come ben sanno coloro i quali sono entrati in contatto con lui. E come lo dimostrano gli amici morcianesi di gioventù. Dicevano quelli del Cenacolo: “Dai andiamo da Bango; da lui si sta benissimo. Si mangia bene ed è un piacere. Lui e sua sorella sono unici”. Quando era ancora a Morciano, all’albergo-ristorante “Risorgimento, gestito dalla famiglia, un amico andato a Parigi a fare il cameriere ed imparare il francese, lo chiamava spesso la sera per due chiacchiere di rasserenante incoraggiamento.
Famiglia di osti, Maurizio è sempre stato un creativo. Da giovane, con amici morcianesi, aveva gestito dei locali da ballo nell’entroterra, a Casinina (Astra Club) e Tavoleto (Garden Club).
Poi aveva fatto ritorno in famiglia, che erano nella ristorazione. Dal ristorante albergo Risorgimento di Morciano, 43 anni fa, rilevano il Casale su suggerimento di Aldo Gennari. il medico proprietario della discoteca Byblo’s a Misano Monte. Gennari, sempre in combriccola, era uno dei fedelissimi ai suoi tavoli. Da anni in abbandono, coperto dai rovi, i Gambuti ne fanno uno dei luoghi di incontro di Riccione. Ingredienti semplici: la famigliarità, la buona cucina (ai fornelli la sorella Mariella), la bellezza del locale… Sapeva attirare ogni fascia sociale. Era il luogo dei cosiddetti vip (Dario Fo, Fiorello, Anna Falchi… il sarto Luca Paolorossi), ma anche delle persone normali. Presentava piatti della tradizione, rivisitati. Li abbinava con i vini della nostra terra e non solo. Lui e la sorella si caratterizzavano anche per la generosità; era solito regalare col sorriso bottiglie di vino. Da decenni era legato a Riccione, ma si sentiva profondamente morcianese; un’appartenenza difficile da capire per uno di fuori. Oggi avvocato, quando era studente, chiamava Matteo un giovane morcianese per gli extra un’ora prima del servizio. Nessun lamento ed era sempre un sì. Chi scrive lo chiamava almeno due volte l’anno. “Maurizio, ti piacerebbe fare la pubblicità sulla Piazza?”. “Sì, però me la metti a Morciano”.
Per ragioni di salute, Maurizio e la sorella Mariella il 19 settembre dello scorso anno spensero i fornelli del mitico Casale.
Caro Maurizio che la terra ti sia lieve.