Tratto da lavoce.info
DI LEONZIO RIZZO, professore ordinario di Scienza delle Finanze a Ferrara
E MASSIMO TADDEI, editor e responsabile del desk editoriale de lavoce.info
Il Governo è intenzionato ad aumentare il limite ai pagamenti in contanti a 5 mila euro. Il tetto al contante non risolve il problema dell’evasione, ma aiuta a contrastarlo. Allentare i limiti sarebbe un errore.
Uno dei primi interventi del governo Meloni sarà quella di innalzare il tetto al pagamento in contanti da 2 a 5 mila euro. Per giustificare la misura, Meloni ha citato l’ex Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che, quando il governo Renzi alzò il limite per le transazioni in contanti da mille a 3 mila euro dichiarò che “ci sono paesi in cui il limite non c’è, ma l’evasione fiscale è bassissima”. Padoan si è poi detto pentito di aver alzato il tetto.
L’obiettivo di una norma che stabilisce un tetto al contante è quello di indurre i cittadini ad usare la moneta elettronica per i loro pagamenti, affinchè siano tracciabili e quindi verosimilmente osservabili dal fisco. Ne deriva che la moneta elettronica dovrebbe contribuire a ridurre l’evasione. Esiste evidenza di tale relazione? Da una prima lettura dei dati disponibili, si evince che paesi con livelli molto alti di evasione (per esempio, Grecia, Italia, Lituania e Slovacchia) sono caratterizzati da uso del contante molto elevato, mentre paesi con evasione molto bassa (come Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Finlandia) hanno anche un uso del contante basso. Esistono poi molti casi intermedi o in cui questa relazione non si evince.
La relazione positiva osservata nella figura si ritrova nella limitata letteratura economica esistente sul tema. In particolare, vi è un interessante esperimento avvenuto in India nel 2016, in cui è stata dichiarato fuori corso l’86 per cento della moneta legale e ciò ha indotto un massiccio incremento delle transazioni elettroniche, con conseguente aumento delle entrate fiscali. Se si guarda a dati relativi a paesi europei, le stime dicono che anche in tal caso l’utilizzo di pagamenti elettronici diminuisce l’evasione fiscale sull’Iva. In particolare, 10 transazioni in più pro-capite all’anno sono associabili ad un decremento di più di mezzo punto della percentuale di evasione Iva, che in Italia si aggira attorno al 26 per cento: In Italia si potrebbe dimezzare il tasso di evasione Iva con 16 transazioni elettroniche pro-capite in più al mese.
Sembra quindi chiaro che se si vuole diminuire l’evasione bisogna incentivare i pagamenti elettronici. Può il tetto al contante incentivare i pagamenti elettronici e quindi la riduzione dell’evasione? Vi sono due recenti lavori che analizzano l’impatto di una variazione della soglia di utilizzo del contante, entrambi concentrati sull’Italia, in un caso l’innalzamento, nell’altro l’abbassamento. Nel primo caso, l’aumento da mille a 3 mila euro della soglia nel 2016 ha portato a un aumento dell’evasione fiscale, testimoniato anche dalla maggiore domanda di banconote di grosso taglio. L’altro studio, invece, mostra l’efficacia di un inasprimento delle norme che limitano l’uso del contante. In particolare, viene analizzato il periodo successivo al 2011, quando il tetto all’uso dei contanti venne fissato a mille euro. Mettendo a confronto le famiglie di lavoratori autonomi (che hanno maggiori possibilità di evadere grazie alla sottodichiarazione) con quelle dei dipendenti (la cui imposta sul reddito viene trattenuta alla fonte prima dell’erogazione del salario netto), si trova che le prime hanno ridotto l’uso del contante molto più delle seconde. Lo studio stima che l’abbassamento del tetto all’uso del contante da 3 mila a mille euro abbia aumentato le entrate Irpef fino a un massimo del 5,4 per cento e quelle dall’Iva fino al 6,1 per cento, con una riduzione del gap Iva del 19 per cento.
Dall’analisi dei dati e della letteratura esistente emerge sicuramente l’importanza dei pagamenti elettronici per ridurre l’evasione. Uno strumento per stimolare lo sviluppo dei pagamenti elettronici sembra essere il tetto al contante. Questo non è sicuramente l’unico, infatti Grecia e Francia hanno tetti al contante piuttosto bassi, ma livelli di pagamenti elettronici e di evasione molto diversi. Inoltre, una delle motivazioni, per l’abolizione del tetto al contante sarebbe quella per cui non sembrerebbe giusto limitare la possibilità di scelta del metodo di pagamento ad un cittadino che guadagna in modo onesto i propri soldi. A chi scrive, risulta di difficile comprensione a cosa possa essere dovuta la necessità di esercitare il diritto di pagare in contanti: nel caso in cui sia possibile annullare i costi dei pagamenti elettronici, i due pagamenti dovrebbero essere infatti perfetti sostituti l’uno dell’altro.
Ad ogni modo, se si volesse tenere conto di queste considerazioni, avendo però sempre in mente che ridurre l’utilizzo del contante porta ad una riduzione dell’evasione, si potrebbe studiare una giusta combinazione tra il limite al contante e l’introduzione di incentivi monetari che spingano all’utilizzo della moneta elettronica. Questo potrebbe essere fatto soprattutto per transazioni in settori economici particolarmente soggetti a evasione, tramite un ripensamento del cashback da applicare solo per alcune tipologie di transazione alle quali possa essere riconosciuta una somma maggiore di quella che era invece rimborsata per tutte le transazioni.
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