di Cristiano Paci
Ciao Fiorello, caro babbo Paci, in questo lunedì 4 aprile 2022, nella Chiesa della ‘tua’ San Giuliano di Rimini ti salutiamo dopo che nelle prime ore di sabato scorso, il 2, sei partito per il tuo ennesimo viaggio, nello stesso giorno in cui pure se ne andò una persona a te tanto cara, Karol Wojtyla.
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Mi rivolgo a te con il tuo nome di battesimo, quello con cui ti ho costantemente chiamato negli ultimi anni: con ‘Fiorello’ esprimevo, esprimo, l’entusiasmo per una persona che sentivo più fratello che padre, percezione frutto del tuo formidabile entusiasmo, proprio di un adolescente che si approccia al mondo con quelle idee e quei progetti innovativi che continuavi a proporre. Sei sempre stato un creativo ed un innovatore, fucina di idee continue come giornalista, come Professore nel Collegio dei Salesiani del tuo amato Don Bosco, come rappresentante di libri di alto livello culturale, come autore di canzoni. E pure tanto altro.
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Nel giornalismo hai esordito nella Toscana in cui sei nato il 23 febbraio del 1931, ad Anghiari, Arezzo, poco oltre gli Appennini che la dividono da Rimini dove sei arrivato nel 1962. E con grandi cattolici toscani come Giorgio La Pira e Lorenzo Milani molto hai in comune. In Romagna sei stato subito inviato speciale della rivista Giovani intervistando anche importanti Capitani d’industria da Adriano Olivetti ad Umberto Agnelli, Campioni dello sport quali Gino Bartali e fenomeni musicali come Adriano Celentano venuto anche ad inaugurare la sede riminese della ‘tua’ Casa Editrice Utet, diretta per oltre venti anni. Sei stato pioniere di mass media innovativi per la nostra zona, e non solo. A te si deve la creazione di Televisioni (Telerimini, Telegabbiano, TeleSanMarino) e Radio (Radio Riviera, Radio Amico Libro, Radio Amica): prime del Riminese, tra le prime in Italia. Hai ideato e condotto trasmissioni di grande successo: In Zir par la rumagna; Contropiede e Sesto grado, i protagonisti intervistati a tutto campo; L’ombrellone, con interviste in spiaggia; e ancora sfide radiofoniche di quiz tra bar che tenevano incollati alla radio migliaia e migliaia di radioascoltatori. E poi il programma settimanale sulla letture del Vangelo con il tuo carissimo amico Don Oreste Benzi.
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Hai creato il giornale il Garbino, poi diretto il settimanale diocesano Il Ponte. Alla Voce di Romagna per quattro anni, e ogni settimana, hai curato la pagina regionale ‘Vivere tra i monti’ per far riscoprire realtà e luoghi incantevoli dell’Appennino Tosco-Romagnolo che si andavano spopolando. Con la tua formidabile tenacia intendevi dare loro nuova linfa, come negli anni sessanta e settanta. Infine le ultime creature. ‘Il veliero. Quotidiano on line del bello e del buono’ e la pubblicazione del libro autobiografico ‘Calcinculo e carezze di Dio: la bellezza e lo splendore con la certa speranza del futuro’ che hai voluto far uscire poco tempo fa, l’8 dicembre 2021 in occasione della Festa dell’Immacolata Concezione di Maria, cui eri devoto.
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Fiorello Paci, babbo, attraversando tutte queste avventure editoriali quanti giornalisti e giornaliste hanno lavorato con te, spesso proprio con te iniziando. Ti ricordano, grati, oggi. Vi ringrazio, vi ringraziamo, tutti ed uno per uno. E là dove sei certamente li tieni nel tuo gran cuore, lieto, pure tu.
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Passeggiare o andare a fare la spesa assieme era ogni volta una fantastica sorpresa: per i modi amichevoli e fraterni con cui trattavi chiunque incontrassi, magari non conoscendo l’interlocutore che grazie ai tuoi comportamenti si rapportava però subito come vi foste sempre frequentati. Solo leggendo quel tuo recentissimo libro ho capito che il modo di donarti agli altri era frutto di una frase che ti ripeteva proprio Don Oreste: “Fai in modo di accendere sempre la speranza in tutte le persone che potrai incontrare sul tuo cammino”. E tu, Fiorello, davvero portavi un messaggio di speranza e conforto a quelli che incontravi anche solo passeggiando quotidianamente al Parco Marecchia o nel caro Borgo San Giuliano di Rimini per cui hai scritto persino l’inno. In famiglia, e nelle nostre famiglie, quando avevamo problemi o eravamo presi da tristezza ci dicevamo sempre: chiamiamo Fiorello, l’unico che ci può tirare su, ridandoci il sorriso. Continuerò, continueremo, a farlo.
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Ogni mattina alle 8, immancabile, il suono dell’arrivo di un messaggio su Whatsapp inviato alla chat di famiglia con la foto della Chiesa di San Giuliano, senza testo. Significato: prego per tutti voi, cari figli, nipoti e amici. Negli ultimi due anni, con l’arrivo della pandemia, hai tenuto ogni sera dirette Facebook, affrontando argomenti legati sia alla cultura che alla religione. E, ancora, sovente parlavi del tuo ‘Progetto Isaia’, ispirato dall’operato del profeta e finalizzato ad un nuovo umanesimo: volevi presentarlo a Roma facendolo così conoscere ai parlamentari (e non solo). Indomito e creativo sino all’ultimo, e oltre.
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L’entusiasmo del ragazzo consapevole che viveva in te, e da te promanava, lo hai dimostrato ancora mercoledì 23 marzo. Accogliendomi raggiante in casa a sera hai mostrato lo schermo del contapassi che riportava il risultato del percorso terminato pochi minuti prima: 20.450, frutto del percorso da Via Matteotti ai Malatesta, e relativo ritorno. Tre giorni dopo, prima mattina di sabato 26, l’emorragia che in pochi giorni ti ha fatto allontanare da noi.
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Babbo, ti ringrazio, ti ringraziamo, per avere donato incondizionatamente e senza esserti mai risparmiato parole di conforto e speranza a tutti, e anche per averci ricordato nella canzone scritta per la morte di nostra madre Grazia che “la morte non esiste”. Lì, dopo esserti fatto la più cruciale delle domande, dicevi che “il letto non ha più una piazza, con tanti figli a tavola son solo, senza una mano senza l’altro polo, un grande amore dove va a finire, a marcire dentro ad una bella cassa, ma non ci credo proprio ma com’è la morte in fondo in fondo che cos’è la morte, non esiste la morte non esiste, guardami amore e smetti di soffrire di là in cucina è pronto il tuo caffè, non sei partita sei ancora qui con me, devi sorridere fallo per me, non siamo figli di un perfido assassino, amore è vivere e non è morir”. Chiudevi confidando che “sopra di noi splende la luce e il suo ricordo è bello come un fiore, ma allora Grazia la morte che cos’è, è l’abbraccio di Dio che ci fa volar”.
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Volare in Paradiso, a far festa. Ché non stiamo certo a piangere Fiorello, non vorresti, ma a fare perlappunto festa per te, e con te. Come nella tua ‘Festa in Paradiso’ {LINK > https://youtu.be/F0WFWxPNx5M} scritta per salutare ed onorare Secondo Casadei, l’autore di Romagna mia. Questo l’inizio del testo, ma ancor più fa bene ascoltarla, per la profonda allegria e l’intelligente serenità che infonde. “Grande festa in cielo, festa tra i Santi, si balla il liscio tra suoni e canti, all’angolo della solatia Romagna è sempre festa, è una cuccagna. Il gallo canta e pigola la quaglia, rispunta il sole caldo che ci abbaglia, c’è odore nell’aria di piada e trebbiano, arriva qualcuno che viene da lontano. Plana una stella e scende il passeggero, suonando il violino, sembra un messaggero. Sorride quel Maestro, sorride più che mai, San Pietro gli chiede ‘Ma chi sei?’. ‘Sono il romagnolo Secondo Casadei, ambasciatore della buona gente. Porto l’allegria della mia Romagna, anche coi pensieri è sorridente. La musica è l’amante che vive dentro me. Fai un bel sorriso’. È festa in Paradiso”. Questo era, questo è, Fiorello Paci.
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Caro Fiorello, caro e amato babbo, adesso sei finalmente, e di nuovo, con la tua carissima, amatissima sposa Grazia, madre mia, di Daniele, Fiorella, Rosella, Gloria. Ora che sei abbracciato a Dio, e a lei, continua a mandaci un briciolo della tua energia e generosità per fare sì che anche noi si possa seguire il tuo esempio. Quello che nella notte di venerdì 25 marzo, dopo avere terminato la consueta ora di diretta Facebook e pochissime ore prima del malore che ha fatto definitivamente, ma non definitivamente, salpare le ancore del tuo veliero a soli 91 anni, ti ha fatto scrivere l’ultimo messaggio.
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“Buona notte consapevole e soddisfatto per avere nulla da rimproverarmi…”.
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I cinque figli di Fiorello Paci sono, in ordine di età, Daniele (Magistrato, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia Ancona), Fiorella (Coordinatrice di Studio Commercialista), Rosella (Coordinatrice di Studio Commercialista), Cristiano (Avvocato, Responsabile Comunicazione e Accesso Arpae), Gloria (Consulente per la Riservatezza dei dati e Privacy)
Per chi volesse contattare, anche ‘solo’ per un personale ricordo di Fiorello
Cristiano Paci
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pacicristiano0@gmail.com
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