Siccità, l’Emilia-Romagna dichiara lo stato di crisi regionale. L’assessore Irene Priolo: “Passo successivo, la richiesta dello stato di emergenza nazionale per assistere la popolazione e gli interventi urgenti. Monitoraggio continuo, ma al momento non è in discussione l’approvvigionamento idropotabile”.
Già stasera la firma del decreto da parte del presidente Stedfano Bonaccini. In arrivo un’ordinanza tipo di Atersir per i Comuni per evitare sprechi dell’acqua. Più difficile la situazione in agricoltura, dove proseguono gli investimenti del “piano invasi” (programmazione 2018-2020), per un importo di 250 milioni di euro, già al 65% di attuazione; in arrivo dal Pnrr 355 milioni di euro per i Consorzi di bonifica.
Piogge scarsissime e alte temperature. Un bilancio idro-climatico con valori, in giugno, paragonabili solo a quelli di fine estate. E le portate dei fiumi in diminuzione.
L’Emilia-Romagna dichiara lo stato di crisi regionale per gli effetti della siccità prolungata: è la decisione assunta oggi dalla Cabina di regia per l’emergenza idrica, convocata con urgenza in Regione dall’assessore all’Ambiente, Irene Priolo, in accordo col presidente della giunta regionale, Stefano Bonaccini, cui hanno partecipato – oltre all’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi – anche i gestori del servizio idrico integrato, Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi Idrici e rifiuti), Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari), Consorzio Canale Emiliano Romagnolo e naturalmente l’Autorità Distrettuale del fiume Po e l’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po.
Già stasera il presidente Bonaccini firmerà il decreto per la dichiarazione dello stato di crisi regionale, con cui è prevista anche l’istituzione formale della Cabina di regia, che monitorerà passo passo l’evolvere della situazione.
“La Regione procederà quindi con la richiesta dello stato d’emergenza nazionale- afferma l’assessore Priolo-, finalizzata ad ottenere risorse per l’assistenza alla popolazione e per interventi urgenti. Sono due, a livello di protezione civile, da garantire: la salvaguardia della riserva idropotabile e la protezione dell’habitat naturalistico, in particolare quello della fauna ittica. La situazione è molto complessa- sottolinea-, ma al momento non a livello tale da mettere in discussione l’approvvigionamento idropotabile”.
“Voglio ricordare- prosegue- che sono già stati messi in atto accorgimenti importanti, che ci hanno permesso di accumulare acqua. Ad esempio, la sospensione dei prelievi dalle concessioni dove ci sono criticità severe, l’anticipazione del deflusso minimo vitale estivo ad aprile, anziché in estate, e l’accesso a deroghe temporanee sul deflusso a maggio”.
L’osservato speciale resta il Po, soprattutto per quanto riguarda i livelli misurati in località Pontelagoscuro, che afferiscono all’approvvigionamento idropotabile di Ferrara e Ravenna. In quest’ottica, è fondamentale che i livelli del Cer (il Canale Emiliano Romagnolo) non scendano al di sotto di 2,58 metri sul livello del mare.
Altre criticità rilevate riguardano le valli Taro e Ceno, nel parmense, e la val d’Arda nel piacentino. Del monitoraggio di queste situazioni specifiche e degli interventi, in corso e in caso di necessità, si occupa la Cabina di regia.
“La crisi idrica mette in grave difficoltà le nostre produzioni agricole, soprattutto pomodori, mais, frutta, riso- chiarisce l’assessore Mammi-. Un problema non solo di natura economica, ma che mette a serio rischio anche la sicurezza alimentare delle nostre tavole, dopo due anni di pandemia e una guerra in corso a poco più di mille chilometri di distanza. Servono le risorse per investire in infrastrutture idriche e costruire invasi per conservare l’acqua quando è disponibile, per poterla poi utilizzare nei periodi siccitosi: questo tema- prosegue – è una priorità nazionale per il mondo agricolo e la popolazione civile. La Regione ha messo a bando 7 milioni di euro per invasi aziendali, ma occorrono anche invasi territoriali per aumentare sensibilmente la capacità di stoccaggio, utilizzando al meglio anche le importanti risorse del Pnrr che sono già disponibili. Sono in corso lavori per infrastrutture idriche per 250 milioni di euro, e arriveranno oltre 350 milioni dal Pnrr. Serve- ha concluso l’assessore- un’accelerazione dal punto di vista della semplificazione amministrativa per realizzare queste opere”.
Infine, Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e i rifiuti) diffonderà ai Comuni un’ordinanza “tipo” da adottare per limitare gli sprechi d’acqua.
Chiara Vergano
Il bilancio idroclimatico
Nel corso della stagione estiva, in Emilia-Romagna il bilancio idroclimatico (o Bic, l’indice che rappresenta la differenza tra precipitazioni e l’evapotraspirazione potenziale, espresso in millimetri) è sempre stato negativo; tuttavia, i livelli raggiunti nelle ultime settimane sono paragonabili a valori di fine stagione. La situazione è particolarmente critica sulle colline piacentini e parmensi, e nella pianura ferrarese.
Colpisce in particolare il dato delle precipitazioni, già inferiori lo scorso ottobre del 55,8% rispetto al valore medio dei 30 anni precedenti (1990-2020). Sono caduti al suolo 47,4 millimetri di pioggia: ben 59,7 in meno rispetto ai 107 attesi. Tutto l’inverno è trascorso con valori al di sotto della media, l’apice della gravità si sta raggiungendo a giugno: finora si sono registrati solo 16 millimetri di pioggia in tutta la regione, con una flessione del 62,2% rispetto al dato storico (-26,2 millimetri).
Le precipitazioni avvenute nei primi 15 giorni del mese, inoltre, hanno avuto carattere di rovescio e non sono servite a fornire un contributo ai suoli e ai corpi idrici.
Se consideriamo le precipitazioni da inizio anno fino al 16 giugno, il valore è tra i più bassi, confrontabile con il 2003 e il 2017. Stessa considerazione per le piogge cumulate da ottobre 2021 a maggio 2022: i valori restano tra i 6-7 più bassi dal 1962, simili a quelli delle ultime annate più siccitose come il 2017, il 2012 e il 2007.
Alla scarsità di piogge si uniscono le alte temperature. Maggio 2022 è il terzo (maggio) più caldo dal 1961. Anche a giugno le massime sono state di quasi 3 °C superiori alla norma.
Le previsioni
Per i prossimi giorni le previsioni rimangono stabili, con la presenza di un anticiclone che causa un ulteriore aumento delle temperature, con punte massime intorno ai 37° nelle pianure. Una leggera instabilità potrà verificarsi dal giorno 24 in poi, con rovesci a carattere temporalesco.
La prossima settimana, da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, un campo di alta pressione tenderà a interessare il settore meridionale del bacino del Mediterraneo, mentre correnti occidentali scorreranno a ridosso del settore alpino. Sull’Emilia-Romagna potranno quindi verificarsi condizioni temporanee di instabilità, in un contesto di tempo generalmente soleggiato e con temperature leggermente superiori alla media climatologica. Le precipitazioni previste si prospettano comunque inferiori alla norma del periodo.
Per quanto riguarda la tendenza per i successivi 15 giorni (lunedì 04 – domenica 17 luglio 2022), l’area mediterranea sembra essere interessata da flussi occidentali con possibile transito di qualche onda depressionaria. In un contesto di variabilità saranno quindi possibili alcuni episodi di precipitazioni, con quantitativi nella norma del periodo. Le temperature, partendo da valori leggermente superiori alla media climatologica, tenderanno a riallinearsi verso la fine del periodo.
I fiumi
Nella prima decade di giugno, nonostante i fenomeni temporaleschi che hanno interessato il territorio dell’Emilia-Romagna, non si sono registrati significativi incrementi in termini di portata nel reticolo idrografico principale regionale. Al momento si osservano portate ovunque in lieve diminuzione. Le portate medie mensili parziali di giugno risultano inferiori alle medie storiche del periodo di riferimento in tutto il territorio regionale, raggiungendo valori confrontabili con i minimi storici del periodo di riferimento nell’Emilia occidentale e in Romagna.
Il Po
Nella prima decade di giugno, per il “grande fiume” si sono registrate portate inizialmente decrescenti, poi in lieve e temporanea ripresa. Al momento si osservano portate ovunque in diminuzione. Le portate medie mensili parziali di questo mese risultano decisamente inferiori alle medie storiche del lungo periodo e confrontabili con i minimi storici. Nella settimana in corso è in programma una nuova campagna di misura orientata a verificare l’andamento delle portate nel canale di massima magra dell’alveo del fiume Po.
La risalita del cuneo salino nei rami del delta
Il delta del Po è costituito da 5 rami principali: Po di Goro, Po di Maistra, Po di Tolle, Po di Gnocca e Po di Pila, nei quali si può verificare il fenomeno “dell’ingressione” (risalita) del cuneo salino. La lunghezza della risalita dell’acqua salata dipende principalmente dalle portate in arrivo da monte, defluenti nell’asta principale del fiume Po, e dal livello del mare. In condizioni di magra fluviale, quando le portate del Po sono molto basse, e in condizioni di alta marea, si osservano valori più elevati della lunghezza di intrusione del cuneo salino, che possono determinare impatti negativi sulle condizioni ambientali dei corpi idrici e degli ecosistemi, e sugli utilizzi della risorsa idrica.
Dalla simulazione delle portate, che si ottiene mediante una catena modellistica idrologica e di bilancio idrico, alimentata da previsioni e osservazioni meteorologiche in termini di temperatura e precipitazione giornaliere, si prevede, nei rami del delta del Po, una lunghezza di risalita del cuneo salino – già attualmente caratterizzata da valori al di sopra della soglia – in lieve, ulteriore crescita nei prossimi dieci giorni.