Addio ad Attilio Cenni, quello “strano” comunista che ha caratterizzato la vita politica ed economica di Riccione e non solo fin da ragazzo. Il babbo Biagio Cenni era stato sindaco negli anni Sessanta. Lascia cinque figlie (Valentina, Elisa, Margherita, Giulia e Maria); Valentina, attrice di teatro e consorte di Stefano Bollani. Aveva 74 anni, ben portati. Se n’è andato dopo una breve malattia. Uomo generoso, buono e sempre disponibile. Sempre elegantissimo. Aveva idee dirompenti su ogni cosa: dal turismo ala cultura, dall’economia al tempo libero. Dal fare impresa al tempo libero. “Nel mondo dovremmo fare promozione insieme a Milano Marittima e Lignano e collocarci nel Golfo di Venezia, altrimenti saremmo un puntino sperduto”.
Ancora sul turismo: ““Bisogna ragionare in grande, farlo a livello globale. Arrivare con un aereo a Rimini da Helsinky, o da altre capitali, sono poche ore. C’è un però. Fuori dall’Italia, a parte qualche tedesco nostalgico, non sanno dov’è Rimini, tanto meno Riccione. Tuttavia gli stranieri conoscono una città vicino a noi, Venezia. Nelle antiche carte geografiche, Rimini era collocata nel Golfo di Venezia. Quindi se vogliamo farci conoscere a livello internazionale dobbiamo sfruttare il richiamo di Venezia. Si dice continuamente di fare sistema nei vari settori, perché non fare promozione mettendo insieme Riccione, Rimini, Milano Marittima, Cattolica, Lignano Sabbiadoro? Fare un unico comprensorio e promuoverlo potrebbe essere il nostro prossimo futuro per competere sul mercato della vacanza: Caraibi, Costa Azzurra, Ibiza. Se facciamo la guerra a livello di provincia di Rimini siamo sconfitti in partenza. In un comprensorio grande si trovano le eccellenze e una di queste è Riccione, che purtroppo non sempre vuol dire qualità. Qualità che andrebbe rafforzata in gruppo, partendo dalla vivibilità urbana. Creerei un comitato di saggi per far crescere la bellezza dei nostri luoghi, non necessariamente di Riccione, ma anche da coloro che le vogliono bene e l’hanno scelta per viverci. Contro la qualità spesso remano contro gli stessi enti locali. Stiamo facendo una grossa campagna contro i rumori, con i nostri tram che sono rumorosi, inquinanti e antiquati. Perché non è ancora stato pensato ad un mezzo elettrico?”.
A chi gli chiedeva che cosa dovrebbero fare gli operatori turistici per rendere più appetibile Riccione, rispondeva: “Spesso siamo legati al nostro orto. Se ho un bell’albergo e non mi preoccupa del negozio vicino, o del bar, non corrispondono agli standard richiesti, si svaluta anche il mio prodotto fondato sulla qualità”.
Lettore onnivoro, era stato un attento assessore alla Pubblica istruzione con la giunta guidata da Terzo Pierani. In quegli anni, gli ’80, fece scalpore un’intervista corredata da una gigantesca moto d’acqua su Repubblica (uno spot per Riccione)- Per un dirigente del partito comunista era una rarità. Sempre in quel periodo di governo, rubano un Rolex ad un turista, Attilio va da un gioielliere e glielo regala. Ad Attilio piaceva tutto della vita. Ogni occasione era buona per assaporarne la bellezza: dalla semplice passeggiata in spiaggia o viale Ceccarini (in ogni periodo dell’anno), a mangiare un panino con Coca cola su una scalinata, fino a sedersi alla tavola di posti raffinati a cinque stelle. La famiglia gestisce alberghi che stanno segnando la storia di Riccione. l’Hotel Des Bains in viale Gramsci, l’Atilius (ne porta il suo nome) e il Maddalena, tra i più più grandi alberghi di Riccione che si è sempre rivolto ai tedeschi. Molta della fortuna dei Cenni è legata ai tedeschi. Prima di entrare nel settore alberghiero, la famiglia distribuiva bibite e birre ai locali della provincia e non solo. Il babbo Biagio era diventato anche amico di molti birrai tedeschi.
Nei primi anni del 2000 cedono l’attività di distribuzione e acquistano il mitico Des Bains; gli altri alberghi erano già di proprietà di famiglia. Attilio Cenni è sempre stato curioso ed attento. Durante i suoi frequenti viaggi si portava casa anche opportunità di lavoro. Va in Messico e porta in Italia la birra Corona. Un altro colpo grosso fu quando diventa l’importatore per l’Italia del succo di frutta austriaco Pago. Due successi commerciali straordinari. Il suo cammino imprenditoriale aveva attraversato anche campi minati (come l’importazione di circuiti stampati dalla Cina), ma ad Attilio poco interessava: non era che il rischio della vita.
Sulla politica e pubblica amministrazione aveva idee che riuscivano ad “ammaccare” il pensiero comune. Era il fautore di un solo grande comune a Rimini Sud guidato da Riccione: da San Clemente a Misano, da Gemmano a Coriano, arrivando a Riccione. “Tutti ne avrebbero da guadagnare”, ama dire. Disse nel 2006: “La politica deve essere al servizio del cittadino, votata e pagata. Chiedo che sia vicino alla città, che ne senta il respiro e che riesca a ragionare in grande ed in grado di competere con le capitali del turismo. Sono del parere che Riccione dalla ferrovia al mare non debba avere auto. Il turista che va in vacanza vuole diventare pedone. E cosa strana inizia ad odiare le auto”.
Lo scorso anno aveva avanzato anche l’ipotesi di correre a sindaco dell’amata Riccione, ma nella roulette della politica non era uscito il suo numero. Non se ne lagnava; aveva sostenuto la candidatura di Daniela Angelini.
Caro Attilio, che la terra t sia lieve.