Omelia di padre Benito M. Fusco, già direttore della San Pellegrino di Misano Adriatico, tenuta a Bologna.
Cosa dice la gente? E voi che cosa dite?
Gesù usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le domande di Gesù nel Vangelo hanno davvero una funzione importantissima, non sono interrogazioni di catechismo, ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto trasformazioni, crescite e scelte di vita; poi si sa: nella vita, più che le risposte, contano le domande, perché le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi, le domande, invece, ci obbligano a guardare avanti, e ci fanno camminare e crescere in sapienza. Ma voi che cosa dite ..?, chiede Gesù. Non c’è una risposta già scritta da qualche parte, con un contenuto da apprendere e da ripetere. Le Sue domande assomigliano semmai di più alle domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E l’altro risponde: sei la “mia donna”, il mio uomo, il mio amore, la mia vita. Ciò che Gesù vuole sapere dai discepoli di sempre è se sono innamorati, se gli hanno aperto il cuore, perché Cristo è vivo solo se è vivo dentro di noi: il nostro cuore può essere culla o tomba di Dio. Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Sei il Cristo.. non un nome proprio, ma un attributo che indica l’origine, il compito di Gesù… e rimanda subito oltre lui: sei la mano di Dio nella storia..il Figlio di Dio.. tu sei entrato in Dio pienamente, e Dio è entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio fa’, nelle tue dita è lui che accarezza il mondo .. sei il Dio vivente… cioè, sei Colui che fa viva la vita, sei il miracolo che la fa fiorire. Il Vivente è grembo gravido di vita .. e risponde il Signore: ‘Beato te, Simone.. tu sei roccia, a te darò le chiavi del regno; ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli .. Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene questo potere. Il potere di perdonare i peccati non è il potere giuridico dell’assoluzione (non è nello stile di Gesù sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). È invece il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze più squallide e impure e alterate dell’uomo: essere immagine e somiglianza di Dio, «figli di Dio», perché interiorizzare Dio e fare le cose di Dio, questa è la salvezza. Gesù dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo. Ma voi chi dite che io sia? ..la domanda è preceduta da un «ma»: ‘Ma voi …?’ come se i Dodici, e con loro i cristiani tutti, fossero diversi, non appiattiti sul pensiero dominante, ma è gente che non parla mai per sentito dire. E la domanda di Gesù arriva oggi fino a noi, a ciascuno: Ma tu, chi dici che io sia? Non chiede: cosa hai imparato da me? Qual è il riassunto del mio insegnamento? Ma, semplicemente: Io chi sono per te? Cosa porto io a te, cosa immetto nella tua vita? E non c’è risposta con parole d’altri. Non servono libri o catechismi, studi o letture. Chi sei per me Gesù? Per me tu sei vita. E il nome della vita è gioia libertà e pienezza. E mi accorgo che Cristo non è ciò che dico di Lui, ma ciò che di Lui arde in me. La verità non è una formula, ma è ciò che arde dentro, scalda il cuore e muove la vita. Tutti possiamo passare nel mondo come strumenti di solidità e di apertura, garantendo: Tu crederai o non crederai, come vuoi. Ma io terrò Dio accanto a te. Le parole più vere sono sempre al singolare, e mai parole d’altri. Non servono libri o catechismi, non studi, letture, o risposte imparate, ma ciascuno dissetato alle fonti di Dio, ciascuno, caduto e risorto, può dare la sua risposta.
Ma voi chi dite che io sia? Non ci basta dire Dio; Cristo non è ciò che diciamo di Lui, ma ciò che viviamo di Lui, come la vita non sta nelle nostre parole sulla vita, ma nel nostro patirla: non una dottrina, non una morale, ma una Persona, un dolcissimo sogno sempre tradito, ma di cui non ci è concesso stancarci. Allora ci sentiremo come Simone: beato te! felice di Dio! Allora saremo come Pietro, roccia e chiave che apre ad altri le porte belle di Dio. Tu, chi dici che io sia? Ma dire non basta, è facile essere specialisti di parole. La vita non è ciò che si dice della vita, ma ciò che si vive della vita.
E di Gesù Cristo non conta ciò che io dico di Lui, ma ciò che vivo di Lui: il vangelo non è né una dottrina, né una morale, ma è il nostro rapporto con Gesù, il mio Signore e il mio Dio, neppure sappiamo se mai un giorno riusciremo ad amarlo come Lui ci ama, ma tutta la nostra vita sarà provarci,
e poi provarci ancora, e non stancarci. D’altronde, però, la domanda fondamentale come quella di Gesù «Ma voi, chi dite che io sia?», non ha avuto ancora nessuna risposta adeguata. Anche per noi e da noi, che veniamo dopo secoli e secoli; tanto è vero che quando rispondiamo lo facciamo utilizzando le formule che sono state elaborate dalla Chiesa, preparate dai teologi e dai Concili, o con le immagini suggerite dalla nostra cultura. Crediamo di saper rispondere a noi stessi e agli altri, ma le nostre risposte sono invecchiate, e forse scadute. La domanda riportata da Matteo quindi è uno di quegli avvenimenti della vita di Gesù che rimangono eterni sia per la coscienza del cristiano che del cercatore di Dio, e ancora, in questi momenti, in questi tempi, continuiamo a chiederci e a cercare anche risposte presuntuose su chi sia Gesù, anche se Lui nel vangelo continua a proibirci di presentarlo con riferimenti a figure di potenza terrena: anzi ci chiede di porre fine a tutte quelle affermazioni religiose di potenza della sua realtà, per farci comprendere invece che con la sua venuta non è iniziato un nuovo regno terreno, ma un nuovo stato della nostra coscienza, che dovrebbe toglierci dalla mente tutte le immagini inventate sul mistero divino e condurci pian piano in cammino verso l’infinita coscienza e presenza divina. Allora quella di Gesù possiamo solo dire che è una domanda provocatoria molto forte, perché va diritta al cuore della nostra vita; non è una domanda di sondaggio per verificare la sua popolarità, ma è proprio una domanda esistenziale per la nostra fede da cui non possiamo scappare, perché lo stare e il camminare, il guardare e il tacere, l’ascoltare e il parlare, il pregare e il riposare: tutto si raccoglie nella centralità dell’Amore del Signore e nella nostra relazione con Dio, con noi stessi e con gli altri.
fra benito m. fusco
In Santa Teresa
BOLOGNA, 26 agosto 2023