Silvio Berlusconi da giovane ha cantato a Rimini. Interpretava canzoni francesi; si esibiva al Caffè Concerto Mocambo, un signor albergo che si trovava in piazzale Tripoli.
Uno che lo ha conosciuto bene è stato Sergio Pizzolante. Socialista, è stato parlamentare di Forza Italia per 12 anni. Pizzolante scrive sul suo profilo facebbok: ”
Ciao!
E grazie.
Cosa dire? Gli devo l’esperienza più importante della mia vita. 12 anni di Parlamento.
Gli devo la realizzazione di un sogno.
Gli devo anche, ed è ancora più importante, l’essere stato preso per mano( io come tanti…) quando con Tangentopoli stavo( io come tanti…), cadendo giù, nell’abisso.
Si!
Mentre noi socialisti, noi craxiani, vedevamo le persone cambiare marciapiede quando ci incontravano, sentivamo telefoni che non squillavano, ci svegliavamo di schianto alle 5 della mattina con la paura delle sirene, mentre eravamo avvolti dalla peste, mentre vedevamo quelli col lanciafiamme vincere, mentre tutto ci sembrava violento ed ingiusto, che succede?
Lui scende in campo e vince.
C’era stato un golpe politico-giudiziario e lui ha fatto un contro golpe politico elettorale.
L’area del Pentapartito era franata e lui l’ha ricostruita.
Ridando così casa e soprattutto, dignità, agli sconfitti del golpe.
Non solo agli uomini, anche alle storie, alle culture.
Quindi la mia( come quella di tanti…) non era una storia criminale.
Non è poco. Non è tutto, ma poco non è.
Allora era tutto.
L’ho incontrato la prima volta prima di Natale del 2005, ad Arcore, con Stefania Craxi ed altri socialisti milanesi.
Il tema era politico, pre elettorale.
Uno spazio per i riformisti nelle liste di Forza Italia, per le elezioni di primavera.
Lui la mattina dopo aveva un incontro con i Riformatori Liberali di Della Vedova e Bonino.
A cena chiede: mi spiegate la differenza fra riformisti e riformatori?
Sono un imprenditore, aggiunse, una volta quando era vivo Lucio Colletti veniva qui ad Arcore a darmi lezioni di teoria politica.
Adesso non più.
Gli rispondo io. Avevo appena letto un libro di Colletti sul tema.
È la differenza fra riforme graduali che possono e devono essere riformate nel tempo, perché il riformismo deve incontrare la realtà che cambia, perché siamo imperfetti e bisogna essere sempre pronti a riformare quello che abbiamo riformato e le cosiddette riforme di sistema.
Riforme di sistema, radicali, che poi ci fanno diventare conservatori. A difesa di quel che abbiamo cambiato.
Mentre parlavo Berlusconi si alza, prende da un mobiletto un block notes, lo mette di fianco al suo piatto e prende appunti. Prende appunti.
Cioè, l’uomo più ricco d’Italia, Presidente del Consiglio in carica, prende appunti su quel che dice un quarantenne di Castrignano del Capo Lecce.
Non potevo crederci.
Grande!
Poi l’ho incontrato mille volte in Parlamento, nelle riunioni di Gruppo e in tante altre occasioni.
Ero un uomo della Prima Repubblica, un bel po’ fuori schema, diciamo.
Ma non ho mai visto tanta forza, tanto potere, tanta ricchezza e tanta gentilezza e generosità d’animo, in un corpo solo. Mai.
Col tempo sono maturate vicende che ci hanno portato lontano.
Ma questo non importa adesso.
Ciò che importa è che trenta anni fa ci ha salvato. Da una deriva violenta.
Ciò che importa è che è stato un leone, che ha avuto un coraggio ciclopico ad opporsi ad una persecuzione giudiziaria feroce. Feroce.
Ciò che importa è che per decenni ha contrastato il peggio del baraccone mediatico-giudiziario italiano.
Con quali risultati? Non importa. Era e continua ad essere difficile. Terribilmente difficile.
Ma ci ha provato. Con coraggio.
Gli va dato atto.
Ciao Silvio.
Ti voglio bene.
E forza Milan. Il tuo Milan”